Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Giovanni Lanfranco

PITTORI: Giovanni Lanfranco

Agostino combatte le eresie

Agostino combatte le eresie

 

 

LANFRANCO GIOVANNI

1582-1647

Roma, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino combatte le eresie

 

 

 

La tela che si trova nella Cappella di S. Agostino nella omonima chiesa agostiniana di Roma, ha una dubbia attribuzione, poiché alcuni autori preferiscono attribuirlo al Guercino , che pure dipinse nella medesima cappella un sant'Agostino con il Battista e Paolo eremita. La scena rappresentata ha una grande forza persuasiva e simbolica: Agostino che tiene in pugno un cartiglio con la scritta cadunt lucis radiosae, si erge sopra tre giovani caduti ai suoi piedi che rappresentano gli eretici.

Agostino che è vestito col saio nero dei frati agostiniani regge con la mano destra una luce a forma di saetta, che stilizza la verità con la quale fulmina l'errore eretico.

416 Agostino tratta la questione pelagiana

La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.

 

Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.

AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino

 

 

Giovanni Lanfranco

Nato a Terenzo, presso Parma nel 1582 e morto a Roma nel 1647, Lanfranco fu tra gli artisti più significativi del barocco romano. Studiò presso Agostino Carracci a Parma con il quale partecipò alla decorazione del Palazzo del Giardino a Parma. Dopo la morte di Agostino, fu inviato dal duca Ranuccio Farnese a Roma per studiare presso Annibale Carracci, con il quale lavorò per la realizzazione della decorazione della Galleria Farnese. Collaborò anche con Guido Reni per la decorazione di San Gregorio al Celio. Nel primo decennio del XVII secolo Lanfranco cominciò a farsi conoscere a Roma, dove avrebbe svolto la maggior parte della sua attività. La popolarità del drammatico stile barocco di Lanfranco è dovuta soprattutto agli affreschi eseguiti nella principali chiese romane. Dopo la morte di Annibale, nel 1609, tornò per qualche tempo in Emilia ma nel 1612 circa ritornò a Roma, dove gradualmente soppiantò il grande avversario Domenichino come più importante affreschista della città. Il loro lavoro può essere messo a confronto nella chiesa di Sant'Andrea della Valle; Domenichino dipinse l'abside e i pennacchi della cupola, ma Lanfranco fu ricompensato con l'incarico dell'Assunzione della Vergine (1625-1627) all'interno della cupola. L'affresco è una delle opere chiave dell'arte barocca e segnò la fine del dominio del classicismo della scuola bolognese a Roma. Lanfranco esercitò una vasta influenza, ispirando direttamente artisti napoletani come Mattia Preti, Francesco Solimena e Luca Giordano. La pittura da cavalletto di Lanfranco è molto meno rinomata ma egli creò splendide opere anche in questo campo. Particolarmente degne di nota sono l'Estasi di santa Margherita da Cortona (1622, Pitti, Firenze) e Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli (1605 ca, Museo di Capodimonte, Napoli), un dipinto originalissimo nel quale la santa in estasi è trasportata dagli angeli in volo su una veduta poetica ed evocativa della campagna romana.

Ispirandosi direttamente alle grandi cupole correggesche, giunse a impianti spaziali dominati dallo scorcio e dal dinamismo delle masse, arrivando alla realizzazione di uno dei suoi capolavori: la decorazione della cupola di S. Andrea della Valle che gli diede grande fama e prestigiose commissioni come la decorazione della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, dove si trasferì dal 1634 al 1647. Sempre a Napoli dipinse i cicli di affreschi per la Certosa di San Martino ed eseguì la decorazione della cupola di San Gennaro (il Duomo). Giovanni Lanfranco morì a Roma nel 1647.