Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Francesco de' MuraPITTORI: Francesco de' Mura
Sant'Agostino cardioforo
DE MURA FRANCESCO
1715-1782
Napoli, chiesa di S. Caterina da Siena
Sant'Agostino cardioforo
Il soggetto della tela di De Mura raffigura sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con in mano un cuore fiammante. Questa iconografia lo identifica a partire dal primo Quattrocento. L'autore Francesco de' Mura è un valido esponente della cultura pittorica napoletana settecentesca. L'opera venne dipinta per la chiesa di santa Caterina da Siena a Napoli, dove tutt'ora è conservata.
Il santo occupa la scena centrale, ergendosi in piedi con tutti i suoi attributi episcopali, rivolgendo la sguardo verso il cielo dove la colomba dello Spirito Santo getta squarci di luce sula sua figura a simboleggiare l'ispirazione divina per il contenuto delle sue opere dottrinali.
La scena è arricchita da un gran numero di angeli in gloria che assistono il santo in mezzo a voluminose nuvole. Al piano terra, a sinistra del santo, un fanciullo seminudo, regge un grosso libro aperto, che simboleggia l'immensa opera letteraria di Agostino.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Francesco De Mura
Nasce a Napoli nel 1696 e vi muore nel 1782. Frequentò la bottega di Domenico Viola, e a partire dal 1708 entrò a far parte dello studio di Francesco Solimena, dove rimase fino al 1730. Questa esperienza condiziona la sua tecnica pittorica soprattutto nei dipinti risalenti al periodo 1720-30, tra le quali è da annoverare il Cristo morto in croce con san Giovanni per la Chiesa di San Girolamo alle Monache. Dal 1728, con i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Donnaromita, De Mura avviò un percorso pittorico più personale, influenzato dalle tematica arcadiche che si stavano diffondendo nei circoli culturali a Napoli. Dal 1741 al 1743 si trasferì a Torino dove conobbe l'architetto barocco Filippo Juvara, il pittore Corrado Giaquinto e l'architetto Benedetto Alfieri. Tornato a Napoli la sua opere ebbe un largo riconoscimento. De Mura mantenne contatti con diversi artisti attivi soprattutto a Roma, in particolare con il pittore francese Pierre Subleyras. La sua tecnica cromatica influenzò i contenuti del classicismo-rococò del Settecento napoletano. Alla sua morte lasciò tutte le opere e i bozzetti in suo possesso alla storica istituzione di Carità del Pio Monte della Misericordia di Napoli.