Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Kuntz TaddeoPITTORI: Kuntz Taddeo
L'Apparizione della Vergine a Santa Monica
KUNTZ TADDEO
1776
Madrid, Museo del Prado
La Vergine appare a Santa Monica e le consegna la cintura
L'autore di questo disegno conservato al Museo del Prado è Taddeo Kuntz. Impropriamente la catalogazione titola l'opera come Apparizione della Vergine a Santa Monica: in realtà si tratta della consegna della cintura, un episodio piuttosto ricorrente nella iconografia agostiniana. Lo stesso Agostino è ben visibile sotto il trono di nuvole vestito da vescovo mentre si intrattiene con un monaco. Il disegno venne realizzato verso il 1776 con la tecnica dell'acquerello di tonalità verdastra e uso di una penna. Il supporto è una carta che misura 435 mm x 294 mm. L'opera non è esposta e fu acquisita da Pedro Fernández Durán Bequest e Bernaldo de Quirós nel 1931.
La struttura del disegno si articola all'interno di un passo, con un portico di sobria architettura. Santa Monica abbraccia una ragazza, che piega le mani in preghiera, e volge sguardo verso la Vergine che appare seduta su un trono di nuvole. La Vergine ha nella mano destra una cintura che offre a Monica. In secondo piano, Agostino cinge con una cintura un monaco che alza le braccia. In primo piano a destra, un bambino che cerca di salire i gradini porta nella mano destra un cuore fiammeggiante, un tipico simbolo che viene attribuito a sant'Agostino. Il disegno forse è un bozzetto preparatorio, con evidenti variazioni, per il grande affresco che Kuntz si accingeva ad eseguire per il transetto sinistro della chiesa agostiniana della Santissima Trinità in Soriano al Cimino.
L'episodio riprende le parole di Isaia Et erit Iustitia cingolum lomborum eius et Fides cingolum renum eius, che formano il riferimento teologico del culto della cintura, soprattutto in ambito agostiniano. Il culto mariano ha origini piuttosto antiche: già sant'Ambrogio nel IV sec. promosse un grande sviluppo della marianologia soprattutto in relazione alla Verginità della Madonna. L'eredità teologica mariana ambrosiana fu raccolta da Agostino e dai movimenti religiosi che a lui si ispirarono nei secoli successivi. Il culto mariano costituì un elemento unificante e di resistenza per occidentali e bizantini durante le fasi di espansione araba.
Sarà nel corso del VII secolo che i Franchi assumeranno su di sé questa missione riportandola ad esperienze puramente occidentali, grazie all'aiuto dei missionari delle isole britanniche e dell'Irlanda. Nei secoli precedenti era stato l'accordo tra Longobardi e Roma e diffonderne il culto in ogni città. Dal V secolo la Chiesa di Costantinopoli influì notevolmente sul culto mariano in Lombardia, soprattutto attraverso i monaci che hanno lasciato numerose testimonianze. All'epoca di san Carlo, dal 1560 al 1584, furono promosse nelle diverse parrocchie le istituzioni delle Confraternite del SS. Sacramento in collegamento a quelle già esistenti di ispirazione mariana.
Fra queste era particolarmente attiva la Confraternita della Madonna della Cintura o Confraternitas Cinturatorum. Proprio per l'influsso degli agostiniani, largamente presenti nel XVI secolo a Milano, tale confraternita prese il nome di Arciconfraternita dei Cinturati di S. Agostino e santa Monica sotto l'invocazione di Nostra Signora della Consolazione, ricordando così nella denominazione il fondatore del culto e sua madre. La prima grande festa in onore della Madonna della Cintura si tenne la prima domenica d'Avvento del 1575 in Roma con la partecipazione del papa, di cardinali e di una numerosa popolazione. Per secoli si continuò a celebrare questa festa la prima domenica di Avvento.
Papa Clemente X, con il breve Ex iniucto nobis del 27 marzo 1675, fissò la festa il giorno successivo a quello di S. Agostino. Nel 1700 è nota l'esistenza di confraternite della Madonna della Cintura in tutta Italia, in altre nazioni, nonché a Tagaste.
Taddeo Kuntz
Conosciuto anche come Taddeo Pollacco per le sue origini, nacque a Zielona Gora nel 1727 e morì a Roma nel 1793. da giovane visse a Cracovia con il padre a servizio del Vescovo di quella città Andrea Zaluski. Il vescovo intuì le doti artistiche del ragazzo e lo mandò a Roma per istruirsi. Qui rimase dal 1754 al 1756. Tornò a Roma nel 1765 per dipingere gli affreschi della chiesa di S. Stanislao dei Polacchi, poi si trasferì a Frascati per dipingere alcuni spazi nel Seminario Tuscolano e nel Palazzo Vescovile su commissione del cardinale Duca di York. Stilisticamente fu un seguace di Maratta e di Giaquinto, tanto da essere considerato l'ultimo pittore del Rococò a Roma. I suoi lavori sono conservati anche in alcune ville di Frascati dove decorò alcune sale delle Ville Tuscolane come Villa Parisi. Ad Ariccia affrescò le sale interne della "Locanda Martorelli" con tematiche ricavate dall'Eneide che si legavano direttamente alla storia mitologica della fondazione di Ariccia. Diverse sue opere sono oggi conservate nei musei e nelle chiese di Cracovia, Varsavia e Kock.