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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Ramo femminile > Monasteri > Montefalco > Cappella della CroceConventi AgostinianI Femminili: Montefalco
Cappella di santa Croce
LA CAPPELLA DELLA CROCE
La beata Giovanna, abbandonando il primo reclusorio, verso il 1281 iniziò la costruzione di una nuova casa, presso l'antica chiesetta suburbana di Santa Caterina, detta del "Bottaccio" (da un ponte che esisteva nei pressi). Chiara divenuta abbadessa nel 1291, si preoccupò di ricostruire dalle fondamenta la chiesa monastica.
Esiste ancora il documento con cui il vescovo di Spoleto Niccolò inviava a lei la prima pietra benedetta per il nuovo edificio. In quel luogo sacro Chiara, la mattina del 17 agosto del 1308, volle essere trasportata su di un letto di legno portatile e ivi morì. Qualche giorno dopo vi fu deposta, ma in un deposito separato, sopra il pavimento, al di sotto di una edicola della parete destra della zona absidale. Li il suo corpo rimase in venerazione fino al 1430, quando venne traslato, il 26 giugno in una nuova chiesa costruita contigua alla precedente, e dove si trova tuttora.
Là rimase anche quando seguì la costruzione dell'attuale santuario, di cui pose la prima pietra il cardinale Maffeo Barberini vescovo di Spoleto il giorno 13 maggio 1615. Oggi la primitiva chiesetta fatta costruire da Santa Chiara, conservata nella sua parte absidale, costituisce la Cappella di Santa Croce: un luogo molto suggestivo, il più legato alla santa in vita e in morte, ed anche oltre la morte, perché lì sarebbero avvenuti i numerosi miracoli narrati dai processi per la canonizzazione. Durante recenti lavori di restauro vi si è scoperta la finestrella e la "ruota" che mettevano in comunicazione con la parte esterna, accessibile al pubblico. In questo luogo, dunque, avvennero i molti colloqui di Chiara con i suoi devoti e ammiratori, particolarmente quelli con l'eretico fra Bentivenga da Gubbio.
Quel che resta è la parte absidale, fatta ornare di affreschi dal rettore del Ducato di Spoleto Jean d'Amiel nel 1333, a conclusione del suo decennale incarico politico-amministrativo, in un periodo particolarmente turbolento.
Particolare della crocifissione Il grande dipinto della crocifissione
Nella parete di fondo campeggia una grande Crocifissione popolata di oltre quarantacinque figure, fra cui quella del committente dell'opera. Nella parete destra alcune scene della vita di Santa chiara e di San Biagio: Chiara bambina ricevuta da Giovanna, La madonna che fa giocare Gesù con Chiara, San Biagio in carcere. Al centro della parete, la grande edicola gotica che già sovrastava la tomba di Santa Chiara dove sono dipinti: la Madonna in trono col Bambino tra gli arcangeli Gabriele e Raffaele; sotto l'Apparizione di Gesù carico della croce a Santa Chiara, e la Beata Giovanna.
Nella parete sinistra vi sono: il Martirio di Santa Caterina e la Morte di Santa Chiara; sotto la finestrina, Ecce Homo; al di sopra, fra un bel Cristo benedicente, Jean d'Amiel presentato da San Biagio, con molte scritte esplicative. Nella volta a crociera, ricchi fregi decorativi incorniciano i Simboli degli Evangelisti. Questi dipinti molto ben conservati sono opere di grande importanza, tra le testimonianze più significative della pittura umbra del primo trecento, recentemente riproposte nel loro giusto valore da Roberto Longhi, il quale riconosce agli ignoti pittori "qualità di immediatezza sentimentale di espressione affannata e appassionata"; i più adatti ad esprimere la essenzialità della santità di Chiara da Montefalco.
Il più importante di questi artisti, riconoscibile nella parete di fondo e di quella di destra, ha avuto il nome convenzionale di "Maestro di Santa Chiara da Montefalco".