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VICARI GENERALI: BENIGNO DI GENOVA

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

X° VICARIO GENERALE

BENIGNO DI GENOVA

(1458)

 

 

 

[Pag. 80] Genova Metropoli della Liguria diede alla luce Benigno Peri, che fin da fanciullo addottrinato non meno nella vita di Dio, che nello corso delle scienze, riuscì per l'uno e per l'altro così erudito, et saggio, che ordinava le scienze al servitio di Dio, mentre per meglio servir a Dio più s'avanzava nel conquisto delle scienze.

[Pag. 81] Guglielmo fu il di lui Padre e, Colomba la Madre, onde non è da stupire se riuscisse nel nome e ne fatti Benigno, mentre era figlio d'una Colomba, che é tipo della Benignità. L'anno 1441 havendo il Beato Giovanni Rocco preso posto nella delitiosa Villa di S. Pier d'Arena di Genova, et piantata la novella sua osservanza nel Convento di S. Maria della Cella; allettato Benigno da quel Santo instituto, invaghito di quella religiosa osservanza, muttato da quella Angelica affabilità, con cui Giovanni Rocco i cuori rapiva, dispose dar di calcio al Mondo, e con l'abbracciar quel Santo modo di vivere, mettersi sicuro sopra la strada della santità. Congionse al pensiero l'effetto, onde passate le feste Pascali dell'anno 1442. Ricevè per mano del Beato P. Giovanni Rocco l'habito dell'osservanza tanto da lui bramato, meritando con tal attione esser detto il primogenito di quel Monastero della Cella, et il decimo settimo, che fosse entrato nella Congregatione. A pena Frate si mandò a Crema, ove ben presto diè a conoscere qual spirito l'havesse alla Religione trasportato, non altro meditando, che il modo di perfettamente servir a Dio, et obedire a suoi maggiori. Da Crema passò per qualche puoco di tempo a Bergamo assegnato in compagno a Fra Bartolomeo Cazzuli, ivi rimasto, dopo la partenza del fratello Agostino, per recuperare la smarrita salute, ma non ostante non havesse Maestro, che lo moderasse, e nel fervore fosse dell'età giovanile, tuttavia in zelo dell'honor di Dio, et essemplare osservanza, che teneva nel suo cuore le radici piantate, le fu perpetuo motivo per rendersi con la modestia, humiltà, mortificatione et riverenza unitamente con il compagno a tutta quella Città ammirabile. Era Benigno qual'altro Cesare, et alla spada, et alla penna applicato; alla spada per ferir il vitio, et uccidere la colpa; alla penna per comprarsi co' studij, et virtuose fatiche l'immortalità. Quindi ancor giovine essercitava la nobiltà de suoi talenti sopra de Pergami con singolar applauso de gl'ascoltanti; e perchè la sua virtù non fosse in angusta sfera ristretta, veniva di continuo dell'obedienza disposto alle letture, a governi, et a più importanti negotij della Congregatione.

[Pag. 82] Chiama questo buon servo di Dio l'Herrera: Congregationis Lombardiae columna firmissima, et observantiae regularis fortissimum propugnaculum, dovendosi da tutti stimare dopo i primi Santi institutori, uno de più acerrimi diffensori dell'Osservanza, uno de più stabili, et massicci fondamenti di questa santa Università. Accorreva col desiderio, col conseglio, con la lingua, et con l'opra, ove della Congregatione portavano i bisogni, indefesso in conservare i suoi privilegi, in procurare i suoi avanzamenti, in mantenere l'osservanza delle religiose leggi sue. Sarà indubitata, et irrefragabile testimonianza de sublimi meriti di Benigno, il trovarlo nel corso da cinquantacinque anni, che nella Congregatione visse, eletto quindeci volte Deffinitore, dodici volte Presidente, dieci volte Visitatore, et nove fiate Vicario Generale, cioè ne gl'anni 1458, 1459, 1462, 1463, 1464, 1471, 1473, 1477, et 1490. Scoprendosi egli in ogni impiego vera norma de Superiori, vero essemplare della Santità. Il tempo che rubbar poteva a publici ministeri consumava avanti il Crocifisso, da cui solo le regole apprendeva del buon governo, et le massime imparava delle ragioni di stato. Protestava non haver altro libro per i suoi studij, che quello del corpo impiagato del Redentore, ne trovar caratteri, che meglio l'addotrinassero quanto quelli che formavano i rivi del sangue del figlio di Dio. Portava sempre sotto la veste, et sopra l'ignuda carne vicino al cuore un picciolo Crocifisso calcandolo forte al seno, quasi bramasse gli si concentrasse nelle viscere per esser sempre nell'interno dell'anima con il suo Christo crocifisso. Anzi per maggiormente mostrare quanto vivesse del suo Creatore indefesso Amante, si pose i Sagri Cantici di Salomone a comentare, che di celeste amore ripieni, potevano di contrasegno servire per conoscer il cuore di Benigno di celesti amori tutto ricolmo. Scrisse dunque:

- Commentaria in Cantica Canticorum,

dedicando il libro al famoso Sigonio. Et in oltre per beneficio perpetuo della Congregatione sua.

- Primordia Congregationis Lombardiae:

dividendo l'opra in tre libri, che sono: [Pag. 83]

De ortu, humilitate, etc. innocentia Congregationis.

De Caerimonijs, augmentoque Congreg. et impugnatonibus in ea.

De Beatis Patribus, ac Fratribus bene defunctis.

Et questi furno per Decreto del Capitolo dell'Eremo 1523 destinati alle stampe, benchè poi le vicende de tempi altrimente disponessero. Fu Benigno appresso molti Prencipi, et Potentati tanto Ecclesiastici, quanto secolari in stima, et veneratione indicibile, che in esso venerando un Beato vivente speravano indi haverlo Protettore in Paradiso. Conseguì dalla Sede Apostolica per la Congregatione sua varie gratie, et indulti; fra questi il privilegio di vestir mantellati, et mantellate, et che in oltre col solo portar della Cintura fossero d'ogni gratia, immunità, et indulgenza partecipi, come ne libri de Privilegi della Congregatione sta registrato, et noi potremo nella quarta parte di queste memorie. Preconizolo anco vivente per huomo segnalato, et eminente ne i meriti, et virtù il Beato Alessandro Oliva Cardinale di S. Chiesa; et dopo morte l'annoverò fra gl'habitatori dell'Empireo Basilio Ripa, come di sopra mostrassimo ragionando del V. Agostino di Crema pag. 63. L'anno 1497 troviamo Benigno Presidente del Capitolo celebrato in Mantova, ma l'anno stesso l'habbiamo defonto, che dopo essersi per la Congregatione sua di continuo indefesso, et instancabile affaticato colto da breve infirmità, e pianto dalla Congregatione tutta, andò fra gl'Angeli a goder le felicità sempiterne.