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luigi beretta: ORIGINI DELLA DEVOZIONE AGOSTINIANA IN CASSAGO

 Foglio seicentesco che paragona Cassago al Cassiciacum caseatus di sant'Agostino

Annotazione che ricorda Cassago idest Caseatus

 

 

 

 

ORIGINI DELLA DEVOZIONE AGOSTINIANA IN CASSAGO

di Luigi Beretta

 

 

 

La memoria del soggiorno a Cassiciaco

L'anomalia dedicatorio-devozionale di Cassago rispetto ai circonvicini paesi brianzoli trova pertanto le sue ragioni nei rapporti privilegiati fra la storia del paese stesso, l'antico Cassiciaco, e la figura di S. Agostino.

Eventi eccezionali trasformano così un episodio storico accidentale in un solenne momento di sintesi sociale e religiosa, che permeerà per secoli lo sviluppo stesso della Comunità cassaghese. Questo legame devozionale fra Agostino e Cassago, che passa attraverso la rivisitazione di Cassiciaco, è senza dubbio singolare e costituisce un rarissimo esempio prima e dopo il '600.

La memoria di Cassiciaco in effetti non ha mai goduto di una speciale fortuna nell'ambito della cultualità e della religiosità, che si è sviluppata e consolidata attorno non solo alla figura e all'opera di S. Agostino, ma pure e soprattutto rispetto agli eventi più significativi della sua vita.

Cassiciaco fu realmente un "luogo agostiniano" trascurato nei secoli passati, toccato solo marginalmente da quelle numerosissime testimonianze che a partire fondamentalmente dal sec. XIII contribuirono con la costituzione dell'Ordo Eremitarum Sancti Augustini ad una efficace e capillare diffusione nella pietà popolare della religiosa venerazione verso colui che ne era ritenuto il santo fondatore.

Con la costituzione nel 1588 della Congregazione dei Riti l'esercizio del culto così come l'uso del termine di beato e di santo venne regolamentato con maggiore rigore. A partire dal sec. XVI si impose per Agostino il termine di santo piuttosto che beato. Gli elementi storici di questo processo rivelano il persistere di un sostanziale oblio medioevale di Cassiciaco e di Cassago in un itinerario di crescita spirituale che finirà per privilegiare alcune regioni e località che tout-court potremmo definire "luoghi agostiniani" per eccellenza, universalmente accettati e riconosciuti come tali.

E' questa certamente la sorte di Roma, Ostia, Milano e Pavia, cui purtroppo non hanno potuto essere aggiunte, se non in parte, Tagaste, Ippona e quelle terre d'Africa, che videro svilupparsi l'opera dottrinaria di Agostino, retore, monaco, presbitero e vescovo e dove il dominio arabo eliminò radicalmente la penetrazione cristiana.

L'importanza di questi "luoghi agostiniani" si diffuse e si consolidò in virtù delle reliquie, che si conservavano alla visita e alla devozione del pellegrino oppure acquisirono vigore dal nuovo ruolo che vennero ad assumere nella organizzazione dell'Ordine agostiniano.

Ippona e Tagaste ricordavano l'epoca di Agostino attraverso i ruderi e le antiche vestigia del tardo-impero romano, Roma già dal XIII sec. diventò la sede della Curia Generalizia e inoltre accoglieva le spoglie di Monica trionfalmente traslate nella chiesa di S. Agostino dalla vicina Ostia [1], Pavia a sua volta custodiva nella Basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro la tomba di Agostino dall'VIII sec. [2].

Milano d'altro canto celebra perennemente Agostino nella figura di Ambrogio, il santo vescovo che ne stimolò la conversione e lo aiutò a comprendere la straordinaria ricchezza spirituale del cristianesimo. Una chiesa fu innalzata e si conserva tuttora in Milano dove si presume si trovasse il giardino ricordato da Agostino nel celebre episodio del tolle et lege [3].

Altre circostanze, dettate dalla vita del santo, facevano di Milano un "luogo agostiniano" d'eccellenza, già valorizzato nel Seicento quale sede d'una Provincia agostiniana di rango, tanto da venir nominata provincia S. ti Augustini alias lombardia e oggi arricchito dalla scoperta recente del Battistero di S. Giovanni alle Fonti, l'ecclesia nota universo orbi terrarum [4], dove Agostino ricevette il battesimo nella notte di Pasqua del 387 [5] dalle mani di Ambrogio [6].

Cassiciaco invece costituiva un caso a sè, storicamente un pò avulso dal contesto generale in cui furono posti sin dall'inizio gli altri "luoghi agostiniani". La brevità dell'inciso agostiniano [7], la difficoltà della localizzazione, la mancanza di reliquie agostiniane, un certo alone di leggenda e di mistero, che sovente hanno accompagnato la memoria di questo luogo ricordato con affetto da Agostino, purtroppo non avevano invogliato prima del caso di Cassago il nascere e il consolidarsi di una testimonianza cultuale specifica secondo canoni altrove diffusi nell'ordine agostiniano.

Accenni, è vero, non ne mancano già a partire dal XIV sec., ma si tratta pur sempre di indizi, allusioni, di solito generici e assai vaghi, che non esprimono nè lasciano intravedere l'esistenza di forme devozionali speciali [8].

Ciò trova immediato riflesso nella illustrazione stessa di Cassiciaco, che viene presentato con una funzione propria assai modesta quale luogo di ritiro e di preghiera, con rari accenni alla feconda attività letteraria che produsse i Dialoghi e i Soliloquia [9].

Quanto alla struttura generale in cui viene definita l'esperienza di Cassiciaco si nota una suddivisione e una articolazione comune, che fa esclusivo riferimento alle Confessioni. Il che sembra escludere l'esistenza di parallele leggende o pseudo-historiae Augustini il cui contenuto poteva introdurre elementi di novità nella composizione della scenografia.

Lo schema prevede la descrizione di più scene che si susseguono con ordine prestabilito: l'arrivo a rus Cassiciacum [10], l'episodio del mal di denti [11], le intense giornate di preghiera [12], lo scambio di lettere con Ambrogio [13].

In questa interpretazione medioevale Cassiciaco restò perciò una specie di prolungamento dell'esperienza milanese di Agostino nel cui ambito rientrava quasi senza soluzione di continuità.

Contrariamente alle intenzioni di Agostino, che dedica a Cassiciaco pagine intensissime che si sviluppano per un terzo del nono libro delle Confessioni, il ricordo della campagna di Verecondo finì per sfumare nel vago, in una collocazione marginale, fondendosi con gli altri episodi che costellarono la vita del santo durante la sua permanenza a Milano, quali ad esempio l'incontro con Ambrogio, l'ascolto delle sue prediche, la vicenda del "tolle et lege", il battesimo e soprattutto i colloqui con Simpliciano "eremita e monaco", la cui rappresentazione ebbe speciale fortuna e preferenza nell'iconografia agostiniana del XIV-XV sec., che così voleva sottolineare la presunta origine e continuità dell'ordine agostiniano medioevale dal monachesimo africano fondato da Agostino.

Cassiciaco uscirà dall'anonimato sul finire del XV sec. [14], ma è solo con l'episodio cruciale della peste del 1630 a Cassago che la sua memoria darà vita ad una vera e propria devozione agostiniana con caratteri specifici e forse unici in tutta la cristianità.

La stretta correlazione che in questa occasione si instaura fra la Comunità di Cassago ed Agostino ci offre tra l'altro una nuova attribuzione taumaturgica del santo sino ad allora pressochè sconosciuta, dato che i cicli pittorici, scultorei e l'iconografia del santo dal XIV al XVII sec. gli riconoscevano per lo più capacità di guaritore di malati [15], di indemoniati [16], di bambini [17], di storpi [18], di ciechi [19] o anche liberatore di prigionieri [20]. Al di là di questa casistica, che ha come fonte originale prevalentemente la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, ancora nel XVII secolo erano poco numerosi gli episodi miracolosi che interessavano direttamente il santo vescovo di Ippona.

A Valentiola presso Almagro in Spagna ad esempio era celebrato il miracolo dei ceri [21], a Toledo si ricordava la liberazione dal flagello delle cavallette [22], a Cagliari invece si attribuiva ad Agostino il merito di aver salvato due uomini dal crollo di una torre [23], mentre a Mantova si serbava memoria dello scampato pericolo del duca Francesco I Gonzaga nel corso di una guerra [24].

In questo panorama la devozione agostiniana di Cassago è senza dubbio singolarmente originale, tanto che scopriamo un più antico e significativo antecedente solo a Pavia, presso la Basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro, dove riposano le spoglie mortali del santo. Orbene nel 1504 per celebrare la liberazione della città dalla peste fu dipinto un affresco di S. Agostino sotto gli archi del fabbricato di proprietà degli Eremitani agostiniani, che corre di fianco alla basilica verso l'attuale via Liutprando e la Piazza del Castello [25]. Distanti nel tempo e nello spazio, le due dedicazioni taumaturgiche di Cassago e di Pavia, non sembrano avere alcuna correlazione se non quella di una comune origine popolaresca, che mantenne a lungo una straordinaria vitalità come si può arguire da altre contemporanee o più tarde analoghe dedicazioni a Budapest [26] e a Madrid [27].

 

 

Note

 

(1) - Il corpo della santa madre di Agostino venne trasferito da Ostia nel 1430 per ordine di papa Martino V.

(2) - Il corpo di S.Agostino fu riscattato "magno pretio" dal re longobardo Liutprando, che dalla Sardegna, dove intratteneva rapporti commerciali con gli arabi invasori (G.ZANETTI, Relazioni commerciali tra i Longobardi e la Sardegna, Atti del Congresso Internazionale di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1969, 541), lo traslò a Pavia in un anno imprecisato fra il 720 e il 725, forse il 722 quando era vescovo Pietro (G.VIDARI, Frammenti cronistici dell'Agro Ticinese , (2),Pavia 1891, 280). Il racconto di quegli eventi ci è stato assicurato dal contemporaneo BEDA IL VENERABILE, Chronicon Maior, M. G. H., Script. Antiquiss., XIII, 321 e da PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, VI, 48. Cfr. anche Cronica Eusebii, CXV; JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, CXXIV; PHILIPPE DE HARVENGT,Vita Augustini , 33, P. L., t. CCIII, 1231 A-1232 A; AA. SS., 28 agosto, t.VI, 1868,367 C e Hermathena, t. XV, 1910, 92-93

(3) - La chiesa è citata da GOFFREDO DA BUSSERO nel XIII sec. nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, 36 C, a cura di MAGISTRETTI e MONNERET DE VILLARD, Milano 1917: ... sanctus Augustinus doctor habet ecclesias V et altaria duo et festum unum. Prima ecclesia mediolani apud Sanctum Ambrosium.

(4) - AGOSTINO, En. Ps. 36, III, 19 CC 38, 381.

(5) - M. MIRABELLA ROBERTI, Il battistero di Sant'Ambrogio a Milano in Recherches Augustiniennes, 4, 1966, 3-10 e C. MARCORA, Dove fu battezzato S. Agostino?, in Battistero e Battesimo, Milano 1958, 38-40.

(6) - Il battesimo di Agostino godette di una larga rinomanza grazie alla forte vitalità di una posteriore tradizione derivata dallo PSEUDODATIUS, secondo la quale proprio durante lo svolgersi del battesimo Ambrogio ed Agostino per ispirazione divina composero il "Te Deum"cantando e rispondendosi l'un l'altro. Una ricca iconografia riprese questo soggetto ove Ambrogio esclama Te Deum Laudamus e Agostino risponde Te Dominum Confitemus. Cfr. P.COURCELLES, Les Confessions de saint Augustin dans la tradition litt‚raire, Parigi 1963, 344 e 360. Localmente cfr. Breviarium Ambrosianum, Biblioteca Trivulziana, 2262, fol. I r, della fine del XIV sec.

(7)Conf . 9, 3, 5.

(8) - Il soggiorno a Cassiciaco di Agostino di solito non viene mai ricordato nei cicli pittorici che a partire dal XIV sec. cercarono di illustrare in più scene la vita del santo. E' solo nelle miniature di qualche Historia Augustini del XV sec. che finalmente compare Cassiciaco. Lo scopriamo nel programma iconografico di Jacques Le Grant o Legrand (1365-1415) al capitolo XVIII: Hic Augustinus rus adiit tumultum civitatis fugiens (f. 79v - 80v del manoscritto 542 della Biblioteca de l'Arsenal, cfr. J. STRIENNON, L'iconographie de s. Augustin d'après Benozzo Gozzoli et les Croisiers de Huy. Deux interprétations contemporaines et divergentes, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, t. XXVII, 1952, 735-748) o ancora nella Historia Augustini di Nuremberg (Manoscritto di Berlino 78 A 19 a) e nella Vita Sancti Augustini Imaginibus adornata (Manoscritto di Boston 1483) che potrebbero rappresentare due esempi tardivi di una originale Storia della Vita del santo elaborata ad uso dei conventi agostiniani tedeschi. Vedi anche J. e P. COURCELLES, Iconographie de saint Augustin, Les cycles du XIV siècle, Parigi 1969, 22.

(9) - Degli esempi citati nella nota precedente, solo il manoscritto di Berlino 78 A 19 fa chiaro riferimento nella illustrazione XXXVI alla produzione letteraria di Cassiciaco.

(10)Conf. 9, 3, 5

(11) - Conf. 9, 4, 12.

(12)Conf. 9, 4, 8.

(13) - Conf. 9, 5, 13.

(14) - T. CALCHI, Mediolanensis in Libros viginti Historiae Patriae, manoscritto A 233 Inf. Biblio-teca Ambrosiana, 34v - 35r, ed. a stampa in Milano, 1627, 38.

(15) - Vedi le scene dei cicli di Erfurt, Rabastens e Pavia in J. e P. COURCELLE, Iconographie de saint Augustin , Les Cycles du XIV siècle, Parigi 1965, 35, 45, 69 oltre ai manoscritti 78 A Berlino e B. N. II, I, 112, Firenze. Cfr. inoltre i cicli di Bolswert e di Pepijn ad Anversa, in J. e P. COURCELLE, Iconographie de saint Augustin, Les Cycles du XVI et du XVII siècle , Parigi, 1972, 56, 85. Vedi pure la scena analoga nei cicli di Napoli e Lima in J. e P. COURCELLE, Iconographie de Saint Augustin de XVII (2 partie) et du XVIII siècle, Parigi 1991, 18 e 52. Questi episodi erano ricavati da POSSIDIO,Vita Augustini, XXIX, 20-30. Nella Legenda Aurea , CXXIV, 119 di JACOPO DA VARAGINE, gli viene attribuito il miracolo della guarigione di un prevosto costretto a letto per tre anni da una grave malattia: proprio alla vigilia della sua solennità, il 28 agosto, gli apparve Agostino ed egli riacquistò la salute. L'episodio fu raffigurato a Lecceto e a Napoli. Altre due scene di guarigione sono rappresentate sull'arca funeraria del santo a Pavia. Nella prima Agostino appare ad alcuni pellegrini romei, i quali, davanti a S. Pietro in Ciel d'Oro s'accingevano ad entrarci. La scultura ricorda la leggenda secondo cui a Cava - oggi Cava Manara - presso Pavia, Agostino uscendo da quella chiesa e incontratosi con un gruppo di pellegrini diretti a Roma, avrebbe suggerito loro di recarsi in S. Pietro in Ciel d'Oro dove avrebbero trovato guarigione le loro infermità. In una seconda scena Agostino è al letto di un infermo, assistito da un religioso a ricordo della guarigione del "Cavaliere di Ippona" al quale altrimenti si sarebbe dovuto amputare una gamba. Questo stesso episodio in cui Agostino guarisce Innocentius (citazione dal Civ. Dei, XXII, 8, 46) fu rappresentato nel XVIII sec. negli stalli della chiesa di S.Agostino degli Scalzi a Napoli e nel monastero degli eremitani agostiniani di Lima.

(16) - Cfr. i cicli di Erfurt, Pavia e Novacella in J. e P.COURCELLE, op. cit.

(17) - Cfr. manoscritto 78 A Berlino e il ciclo di Fabriano in J. e P. COURCELLE, op. cit. , 59.

(18) - Cfr. i cicli di Pavia, Carlisle, Edimburgo, manoscritto di Firenze e la pala d'altare del Tintoretto a Vicenza

(19) - Cfr. gli stalli del coro della Chiesa di S. Gertrude a Louvain, in J. e P. COURCELLE, op. cit. , XVI-XVII siècle, 19.

(20) - Cfr. i cicli di Erfurt, Pavia, Fabriano, Gubbio in J. e P. COURCELLE, op. cit., XIV siècle, 38, 70, 59, 99 e di Bolswert e Quito in J. e P. COURCELLE, op. cit., XVI - XVII siècle, 58, 112.

(21) - Cfr. Regestum R.mi Petrochini, 1589, ed. A. Llorden e Los Agustinos en la Universida de Sevilla, in Archivio Agustiniano, t. XLV, 1951, 69-110. L'episodio venne narrato nelle incisioni di Bolswert apparse a Parigi nel 1624, in una tela del ciclo pittorico che descriveva la Vita del santo dipinto nel Chiostro del monastero di Quito in Ecuador da Miguel de Santiago nel 1656 e negli stalli della chiesa di S. Agostino a Napoli. La leggenda di Bolswert riporta: "Annuum miraculum Valentiolae prope Almagrum in Hispania quo cereis plures D. Augustini festo die accensi, ponderis diminuti iacturam non sentiunt, ut indeficiens doctrinae lumen intelligas".

(22) -

L'episodio risale al 1268, allorchè stormi di cavallette invasero la Spagna e minacciarono soprattutto Toledo, che fu risparmiata per intercessione di Agostino. Cfr. ABRAHAMUS BZOVIUS, Annales ecclesiastici tolet., ad annum 1268: "Contra locustarum vastationem in hispania crebro invocatus opem fert: Toleti inprimis clero populoque ad id supplicationibus intento,visus est eremitico habitu indutus brutum agmen in tagi profluentem demergere ". Vedi anche F. RUBIO ALVAREZ, Devociòn popular a San Agustìn en Andalucia en tiempos pasados, in Archivio Hispalense, t. XXX, 1949, I-II; L. TORELLI, Secoli Agostiniani, t. IV Bologna 1659, 744 e S. Agustin abogado contra la plaga de la langosta, in Archivio Augustiniano, t. LVIII, 1964, 375-386. Cfr. pure Acta Sanctorum, agosto t. VI. L'episodio fu rappresentato in vari cicli fra cui quello di Napoli presso la chiesa di S.Agostino nel corso del XVIII sec. ad opera della bottega di scultura lignea di Cosimo Fanzago.

(23) - Cfr. Acta Sanctorum, agosto, t. VI, Parigi 1868 e L. TORELLI, op. cit. , t. I, anno 388, 80.

(24) - Una tela del monastero di Quito e una incisione di Bolswert ricordano l'episodio, laddove si riporta: " Franciscus Gonzaga Mantuae dux sanctum Augustinum nigra veste zonaque scortea indutum videt cum contra infestos sibi Ligures ad opis eius perfugium bis pervolasset ". Vedi anche il ciclo degli stalli del coro della chiesa di S. Agostino a Napoli. Cfr. Acta Sanctorum, op. cit., 384 C ; IOSEPHUS PAMPHILUS, Chron. Ordinis Eremitarum, ad annum 1400, PAULUS LULNIUS BERGOMENSIS, Apologia pro ordine nostro, Roma 1479, c. 8. Fu lo stesso Francesco I, con un atto pubblico di devozione, a rendere omaggio a S. Agostino, nel giorno della cui festa aveva riportato in anni diversi due vittorie militari, disponendo l'annua offerta di doni alla chiesa agostiniana di S. Agnese. Cfr. F. AMADEI, Cronaca universale della città di Mantova, I, Mantova 1954-1957, 692.

(25) - Cfr. La basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia nella storia e nell'arte, Pavia 1983 (3), 12.

(26) - "Agostino intercede per far cessare la peste" opera di Johan Michael Rottmayr (1654-1730) conservata al Szepmuweszeti Museum, citata in A. PIGLER, Barockthemen, I, Budapest 1974, 499.

(27) - "Agostino soccorre gli appestati" opera di Jos del Castillo (1734-1793) visibile nella chiesa dell'Incoronazione.