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CICLo AGOSTINIANo di Matteo de Wayere a Lovanio

Agostino e Monica ascoltano la predicazione di Ambrogio, particolare dal Coro della chiesa di santa Gertrude a Lovanio

Agostino e Monica ascoltano la predicazione di Ambrogio

 

 

MATTEO DE WAYERE

1538-1543

Le Misericordie del Coro di Santa Gertrude a Lovanio

 

Agostino e Monica ascoltano la predicazione di Ambrogio

 

 

 

La scena è trattata con grande semplicità: malgrado lo spazio ristretto l'artista Matteo de Wayere ha voluto lasciare un posto di rilievo ad Ambrogio che è seduto in cattedra vestito da vescovo. Il suo è il viso di un uomo sereno, in mano tiene un libro e con l'altra fa un gesto di accoglienza verso Monica che sta in ginocchio con le mani in preghiera. Ha un abbigliamento dimesso e rivolge gli occhi al cielo. Dietro di lei se ne sta Agostino in piedi: il suo viso ha i tratti di un uomo maturo. E' vestito con una toga che ha rivoltato sulle spalle.

 

A Milano incontrai il vescovo Ambrogio che dispensava continuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Era allora vescovo di Milano Ambrogio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Il grande incontro tra Ambrogio e Agostino, l'ex funzionario romano nato in Germania (Treviri) ed eletto vescovo per volere del popolo e dello stesso potere imperiale che voleva Milano, città importantissima e sede dell' imperatore, ben presidiata da uno dei migliori funzionari dell' impero, ed il giovane retore africano, uno degli incontri più densi di significato e di conseguenze della storia, non avviene a Milano per caso.

«Et veni Mediolanum ad Ambrosium episcopum», venni appositamente a Milano per ascoltare il vescovo Ambrogio, scriverà Agostino, ritornato nella sua Africa, segnato indelebilmente da Milano e da Ambrogio. E quando nell' anno della morte (430 d.C.) Agostino, vescovo d' Ippona, visse l'ultima estate della sua vita nella sua città stretta d'assedio dai Vandali, fu nel ricordo degli assedi della chiesa di Milano e degli inni di Ambrogio che Agostino, insieme al suo popolo minacciato dalla grande violenza e ferocia dei Vandali, ripeté quei canti nella chiesa d' Ippona. Una mostra che sollecita continue suggestive analogie tra l' ieri e l' oggi e che ci aiuta anche a riflettere sull' autonomia culturale milanese, che si manifesta anche nella liturgia e negli inni sacri. «A Roma seguano le loro usanze; a Milano si fa così» dirà Ambrogio.

Ed è forse anche per questo che il grande vescovo è ancora così presente tra noi. Ambrogio tratterà il giovane Agostino con un certo distacco, ma anche con una profonda attenzione. Agostino inventerà un neologismo per descrivere il modo con cui fu accolto: «episcopaliter». E quell' incontro milanese lo segnerà per sempre.

 

Frequentavo assiduamente le sue prediche pubbliche, non però mosso dalla giusta intenzione: volevo piuttosto sincerarmi se la sua eloquenza meritava la fama di cui godeva, ovvero ne era superiore o inferiore. Stavo attento, sospeso alle sue parole, ma non m'interessavo al contenuto, anzi lo disdegnavo. La soavità della sua parola m'incantava. Era più dotta, ma meno gioviale e carezzevole di quella di Fausto quanto alla forma; quanto alla sostanza però, nessun paragone era possibile.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Agostino incominciò ad attaccare la predicazione di Ambrogio. Un giorno però Ambrogio tenne un forte discorso contro la dottrina dei manichei, portando solidi argomenti, e da allora in poi Agostino fu convinto che i manichei erano nell'errore. La dottrina di Cristo gli piaceva, ma sentiva ripugnanza a seguire la via che egli tracciava.

JACOPO da VARAGINE, Legenda Aurea