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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > LeccetoCICLo AGOSTINIANo di PAOLO DI MAESTRO NERI a Lecceto
Agostino rassicura Monica
PAOLO DI MAESTRO NERI
1439-1442
Chiostro de' Beati a Lecceto
Agostino rassicura Monica
Il ciclo inizia con Agostino nell'atto di rassicurare Monica inginocchiata dinanzi a lui, che non l'avrebbe abbandonata. Questa è interessante perchè mostra Agostino in un inconsueto atteggiamento di tenerezza, mentre tiene le mani posate sulle spalle della madre. Ritroviamo poi Monica inginocchiata davanti a un vescovo. In effetti Monica supplicò a lungo un vescovo perchè parlasse al figlio e ne confutasse gli errori prima della partenza per Roma. L'affresco si completa con una terza scena che mostra Agostino mentre tiene un corso di lezioni a Cartagine o fors'anche a Roma.
Agostino sta per lasciare Cartagine per Roma e vuole rassicurare Monica inginocchiata dinanzi a lui, che non l'avrebbe abbandonata: "Ma le ragioni per cui lasciavo quel luogo e ne raggiungevo un altro tu le conoscevi o Dio, anche se non le indicavi nè a me nè a mia madre, che pianse atrocemente per la mia partenza. Mi seguì fino al mare, quando mi strinse violentemente, nella speranza di dissuadermi dal viaggio ... "
Ma la vera ragione di questo mutamento di luogo tu la sapevi, Dio, e non la palesavi né a me né a mia madre, che pianse disperatamente la mia partenza e mi seguì fino al mare. Dovetti ingannarla, perché cercava di trattenermi con la forza e costringermi o a rinunciare o a prenderla con me: e finsi di voler solo andare a tener compagnia a un amico che stava per partire, in attesa che si levasse il vento. Ho mentito a mia madre, a quella madre: e sono fuggito. Sì, e anche questo tu mi hai condonato se la tua indulgenza poi mi salvò dalle acque del mare, pieno di sozzure com'ero, per preservarmi all'acqua della tua grazia: quando scorrendo su di me fece asciugare i fiumi di lacrime di cui mia madre ogni giorno ti irrigava il suolo ai suoi piedi. Eppure, poiché si rifiutava di tornare a casa senza di me, io la convinsi a fatica a passare la notte in un luogo vicino alla nostra nave, una cappella dedicata al beato Cipriano. Ma quella notte io partii clandestinamente e lei rimase a piangere e a pregare. E cosa ti chiedeva, Dio mio, fra tante lacrime, se non che tu mi impedissi di prendere il mare?
Ma nella profondità del tuo pensiero tu esaudisti la sostanza del suo desiderio, senza curarti della preghiera del momento, per far di me quello che lei ti aveva sempre chiesto. Il vento si levò e ci gonfiò le vele, e il lido scompariva ai nostri occhi, quel mattino, quando lei pazza di dolore ti tempestava le orecchie di lamenti e gemiti. Tu nella tua sprezzante indifferenza intanto mi strappavi alle mie passioni per stroncarle, e lasciare che un giusto staffile di dolore punisse quel suo carnale struggimento. Amava avermi con sé, come tutte le madri, ma molto più della gran maggioranza di loro; e non sapeva quali gioie tu le avresti fatto nascere dalla mia assenza. Non lo sapeva e perciò si scioglieva in gemiti e singhiozzi, e questo tormento rivelava in lei l'eredità di Eva, che cercava fra i lamenti quello che fra i lamenti aveva partorito. E però dopo aver maledetto la mia slealtà e crudeltà ricominciò a supplicarti per me: lei se ne andava di nuovo alla sua solita vita, io a Roma.
AGOSTINO, Confessioni 5, 8, 15