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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Giuseppe GuaspariniCICLo AGOSTINIANo DI GUASPARINI DI UMBERTIDE A Cortona
Agostino salva Pavia dalla peste
GUASPARINI GIUSEPPE
1669
Chiostro del convento di S. Agostino a Cortona
Agostino salva Pavia dalla peste
Questa scena non è presente nei soggetti della serie di stampe che Schelte pubblicò a Parigi nel 1624.
Non è noto il motivo per cui Guasparini abbia deciso di rappresentare questa come scena finale del ciclo iconografico di Cortona. Il motivo va certamente ricercato nelle pieghe delle aspettative di chi commissionò l'intero ciclo per abbellire il chiostro del convento. La scena che ricorda l'intervento del santo per liberare Pavia non è molto comune nella iconografia agostiniana. Si ha testimonianza, ad esempio, di un dipinto murale a Pavia, in via Liutprando, oggi perduto, che raffigurava Pavia salvata dalla peste. Un altro caso è noto a Viterbo nel ciclo iconografico di Ganassini Marzio (1605-1610) nel chiostro della chiesa della SS. Trinità. In qualche altro raro caso Agostino sembrerebbe essere stato invocato per debellare la peste: in una tela di Jacopo Tintoretto (1549-1550) a Vicenza, Pinacoteca Civica, da Johan Michael Rottmayr (1654-1730) a Budapest, Szepmuweszeti Museum e in un'opera di Josè Del Castillo (1734-1793) a Madrid, nella Chiesa dell'Incoronazione.
La pittura di Guasparini non segue un modello precedente: quello di Viterbo è completamente diverso, perché raffigura la città di Pavia con il suo caratteristico ponte e il fiume Ticino. L'iscrizione in margine al dipinto viterbese riporta: nocte fuit media manifesto lumine visus ex muris patriis divam depellere pestem. Anche da altre fonti è noto che Agostino fu invocato a Pavia nel Quattrocento per debellare la peste. Qui invece è stata raffigurata la gente appestata che si muove disperata fra le rovine della città. Ai poveri appestati appare in una nuvola luminosa Agostino, il cui intervento ha il potere di far cessare la pestilenza.
L'invocazione a Pavia perché protegga la città dalla peste presenta aspetti non del tutto chiariti. A Pavia nel medioevo era diffusa piuttosto la leggenda dell'Angelo della peste in cui si raccontava che all'epoca in cui S. Damiano era vescovo di Pavia, nel VII secolo, la città fu colpita da una tremenda pestilenza che decimò la popolazione. Molti pavesi fuggirono mentre l'angelo bianco, angelo della vita impugnava una spada fiammeggiante e tentava di scacciare l'angelo rosso della morte. S. Damiano, che aveva tentato di tutto per far cessare la peste, ispirato da Dio, fece portare da Roma la reliquia del braccio di san Sebastiano al cui consacrò un altare nella chiesa di S. Pietro in Vincoli. Dopo aver portato la reliquia in processione per la città la peste scomparve. A ricordo di questo episodio i pavesi fecero murare in Strada Nuova un angelo in marmo bianco col braccio teso verso Porta Ticino ad indicare la miracolosa cacciata della peste e la interruzione di una inondazione della città.
Il riconoscimento di qualità taumaturgiche come protettore dalla peste sono pertanto rare e ancora più rare quelle relative a Pavia. Si tratta di un attributo poco comune, che sembra radicato in luoghi con una forte tradizione agostiniana. L'attribuzione è anomalo nella cultualità cristiana che per la temuta peste invocava abitualmente i santi Sebastiano e Rocco. I primi esempi noti si riferiscono ad affreschi che un tempo erano visibili a Milano e a Pavia ed erano probabilmente ex-voto della popolazione o degli agostiniani stessi in ringraziamento per lo scampato pericolo.
Speciale è il caso di Cassago, che conserva memoria ancora oggi della pestilenza del 1631, quando il paese rimase indenne dal morbo a differenza dei paesi vicini. Da allora il santo è invocato Patrono del paese e se ne celebra ogni anno la festa il 28 agosto. Il ricordo dell'avvenimento è particolarmente significativo in quanto una lunga tradizione storico-devozionale identifica Cassago nel rus Cassiciacum di cui parla Agostino nelle Confessioni.
La devozione verso Agostino è accertata a Cassago già dagli inizi del XVII secolo, quando il santo viene invocato Patrono del paese dopo aver salvato i suoi abitanti dalla peste nel 1630 "Questo paese restò indenne al tempo della peste ... ... E poiché è usanza cristiana serbare memoria delle grazie ricevute e attribuirle a qualche santo protettore, questa Comunità di Cassago non dimentica di così grande favore ... per sé aggiunge e invoca l'aiuto del Beato Agostino ... tanto più che è stato tramandato che lo stesso Santo soggiornò in questo paese ..."
[Dal Chronicon dei morti, battesimi e matrimoni della parrocchia di Cassago, 1631]