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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > FirenzeCICLo AGOSTINIANo del Chiostro dei Morti a firenze
La scena del Tolle lege nel giardino di Milano
NANNETTI NICCOLO'
1675-1749
Chiostro dei Morti del Convento di S. Spirito a Firenze
Tolle lege nel giardino di Milano
"Nella Trigesima terza dipinta dal Nannetti si osserva la Conversione del Santo sentendo dal cielo Pronunziarsi Tolle Lege, Tolle Lege."
La scena, come esprime la dicitura nella striscia in basso, che riporta CONVERTE AGOSTINO A DIO IN UDIRE DAL CIELO TOLLE LEGE TOLLE LEGE, si riferisce all'episodio della conversione finale di Agostino nel giardino della sua casa a Milano. E' Agostino stesso a narrarlo nelle Confessioni in un celebre passo del libro ottavo.
"Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.
Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono."
AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29
La scena ha spesso costituito un elemento chiave nei cicli iconografici agostiniani, poiché costituisce un momento di grande importanza nella vita del santo. L'episodio ha goduto di una buona fama ed è stato sempre ricordato anche nelle biografie o nelle agiografie del santo, come in quella medioevale di Jacopo da Varagine:
"E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio."
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
In questa occasione il pittore riconduce la struttura della scena ad uno schema consolidato, che vede su un lato il santo seduto, alle volte sotto un albero, e dall'altro un volteggiare di angeli che recano il cartiglio con scritto Tolle lege, tolle lege. L'episodio viene giustamente collocato in un giardino, all'aperto, il che conferisce maggiore forza all'incontro del terreno con la spiritualità dei cieli.
Nannetti Niccolò
Niccolò Nannetti nasce a Firenze nel 1675. Pittore italiano minore del periodo rococò, Niccolò Nannetti non ha lasciato molte notizie di sé. Alcune fonti lo indicano allievo di Alessandro Gherardini.
In compenso ci sono rimaste molte testimonianze su suoi affreschi indicate in varie guide e itinerari di città toscane del '700-'800. Fu molto legato a Giovanni Domenico Ferretti con il quale lavorò nella Villa Puccini di Scornio, vicino a Pistoia dove decorò la volta del salone, con un affresco che rappresenta Ercole in Gloria. Sempre nel pistoiese affrescò il Convento di Santa Maria in Selva Agostiniano a Borgo a Buggiano con Il trionfo di Maria Vergine partecipò alla decorazione, a più mani, di Palazzo Amati Cellesi, sempre a Pistoia. Sempre con il Ferretti partecipò anche agli affreschi della chiesa dei Santi Prospero e Filippo, dove si trova anche una tela fra quelle dei Miracoli di San Filippo, precisamente : San Filippo che libera il Pontefice da un'infermità. Uno degi suoi affreschi più celebri si trova nella Basilica della Santissima Annunziata di Firenze, nella Cappella dei Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria ed è del 1727. Il suo affresco, che si trova sotto la cupola del Volterrano, rappresenta appunto i Sette Santi Fondatori dell'Ordine dei Serviti. Decorò ad affresco anche il Coro del Monastero e chiesa di San Niccolò di Prato. Niccolò Nannetti non fu soltanto un frescante ma anche pittore di tele d'altare all'interno dell'Abbazia di Vallombrosa, presso Firenze viene conservata una grande tela Gregorio VII e Enrico IV a Canossa nella chiesa di Santa Maria Assunta. Notevole è anche la pala dell'altare, con Il transito di San Giuseppe, della Badia fiesolana, dove affrescò anche il resto della chiesa brunelleschiana annessa al convento dei monaci Roccettini. Con lui collaborò spesso il quadraturista Rinaldo Botti, con il quale ebbe un rapporto molto stretto e ci offre una cronologia delle opere di questo pittore. Con il Botti affrescò: nel 1708 il soffitto con la Gloria di San Donato nella distrutta Chiesa di San Donato dei Vecchietti, la cui sorte, insieme agli affreschi del Nannetti, fu due volte segnata. La prima volta perché fu soppressa e sconsacrata, nel 1785, al tempo del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, e la seconda volta, nel 1888, demolita durande il cosiddetto Risanamento di Firenze, voluto dai Savoia, che invece di risanare ha distrutto gran parte del centro romano-medievale della città. Nel 1721, sempre col Botti, la chiesa di San Domenico a Pistoia, nel 1729 il Convento di Santa Lucia alla Castellina e nel 1734 affreschi per l'Oratorio dei Vanchetoni. Padre Giuseppe Richa, autore di una grossa opera sulle chiese fiorentine, cita nel quinto tomo delle sue Notizie Istoriche delle Chiese fiorentine (1757) quattro medaglioni dipinti dal Nannetti e la decorazione a fresco della volta, stavolta con l'ausilio del quadraturista Pietro Anderlini, per la Compagnia delle Stimmate che si riuniva in un ambiente sotterraneo della Basilica di San Lorenzo dove: « ...è tutta dipinta a fresco la Volta, con uno sfondo grazioso colorito del [...] Nannetti. [...] Le quali pitture si scopersero adì 17 di settembre, festa delle Stimmate, nel 1718 ...» Niccolò Nannetti morì nel 1749, probabilmente a Firenze.