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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > MarietteCICLo AGOSTINIANo con le incisioni di Jean mariette
Agostino controbatte Firmino circa le credenze astrologiche
JEAN MARIETTE
1686
Le incisioni di Jean Mariette per una edizione francese delle Confessioni
Agostino controbatte Firmino circa le credenze astrologiche
Anche in questa occasione l'artista ha creato una scena originale. Il soggetto per quanto possa far pensare alla visita di Ponticiano o all'uomo pieno di orgoglio, in realtà si riferisce all'incontro di Agostino con Firmino. Secondo il traduttore delle Confessioni Firmino era un uomo che aveva generato grandi speranze a motivo della sua fortuna e la sua fama cresceva di giorno in giorno. Ecco perché porta un pennacchio in testa. L'episodio si svolge in biblioteca: i due sono seduti e guardano un foglio su cui sta scritto un oroscopo, che Agostino rifiuta con un gesto della mano.
Contrario alla scienza degli astri si mostra Agostino (354-430 d. C.) che, tra l'altro, rispolvera l'argomento dei gemelli dal diverso destino. Ma il vescovo di Ippona, nella sua contestazione dell'astrologia, riferisce anche un episodio. Il padre del suo amico Firmino, con un suo amico intimo, faceva oroscopi su oroscopi anche agli animali di casa. Quando la madre di Firmino rimase incinta di quest'ultimo, divenne gravida anche una schiava dell'amico paterno. Le due donne partorirono nello stesso istante e così ci si trovò a dover delineare l'oroscopo dei neonati da identiche posizioni degli astri. Ebbene, dice Agostino, Firmino "nato tra le grandezze della sua casa, correva le vie del mondo più promettenti, diventava sempre più ricco, copriva alte cariche; l'altro, per nulla riscattato dal giogo della schiavitù, continuava ad essere il servo dei suoi padroni". Agostino (che in gioventù, peraltro, si era appassionato all'astrologia) concede all'azione delle stelle soltanto il mutamento delle stagioni, l'origine delle maree e il comportamento di alcuni animali marini, come i ricci e le conchiglie. Assai deciso il suo rifiuto di qualsiasi teoria che metta in discussione, anche minimamente, il libero arbitrio e la responsabilità dell'uomo per i suoi atti.
- 8. Quest'uomo, dunque, di nome Firmino, colto umanista e fine conversatore, venne a chiedermi consiglio - come si fa con un amico carissimo - a proposito di certe questioni cui erano legate le sue speranze terrene: voleva sapere quale fosse il mio parere relativamente all'oroscopo basato sulle sue cosiddette costellazioni. Ma io, che avevo ormai una certa propensione verso il punto di vista di Nebridio, pur senza rifiutarmi di avanzare qualche congettura e dirgli quello che mi veniva alla mente perplessa, gli feci capire che ormai ero quasi convinto fossero tutte sciocchezze e ridicolaggini. Allora mi raccontò che suo padre aveva una sfrenata curiosità per i libri di quel genere, e un amico altrettanto appassionato a quegli studi, che vi si dedicava insieme con lui. Con pari entusiasmo e interesse i due alimentavano l'intimo fuoco con quelle sciocchezze, al punto che osservavano perfino i parti delle bestie di casa, prendendo nota delle posizioni celesti, in modo da raccogliere dati per la loro arte - per così dire. E diceva di aver sentito raccontare dal padre che mentre sua madre era incinta di lui, Firmino, anche una donna dell'amico paterno, una della servitù, si gonfiava nell'attesa di un figlio. Il che non poteva sfuggire al padrone, abituato a seguire scrupolosamente in ogni particolare i parti delle sue cagne. E così avvenne che entrambi calcolarono con minuziosa precisione, l'uno per la moglie e l'altro per la serva, il giorno, l'ora e il minuto di sgravarsi. E partorirono entrambe nello stesso momento, così che furono costretti ad assegnare rispettivamente al figlio e al piccolo servo le stesse identiche costellazioni fino al più minuto dettaglio. Infatti quando tutt'e due le donne entrarono in travaglio, i due padroni di casa si fecero reciprocamente sapere a che punto stavano le cose in casa propria, e disposero di servi da mandarsi l'un l'altro, appena fosse stata loro annunciata la nascita dei piccoli: cosa di cui non era loro difficile venire immediatamente informati, poiché ciascuno dei due era come un re nel proprio regno. E così, diceva, i messaggeri delle due parti si erano incontrati tanto esattamente a metà strada che i due padroni di casa non avrebbero assolutamente potuto registrare la minima differenza nella posizione delle stelle e nel computo degli istanti. Eppure Firmino, nato signore, se ne andava spedito e brillante per le vie del secolo, vedeva accrescersi il patrimonio, saliva di successo in successo: e quel servo, che non si era per nulla scrollato di dosso il giogo della sua condizione, continuava a servire i suoi padroni: era Firmino stesso, che l'aveva conosciuto, a confermarlo.
- 9. Dopo questo racconto - al quale non potevo che prestare fede, visto il narratore - tutte le mie resistenze crollarono e per prima cosa tentai di levare dalla mente quella curiosità allo stesso Firmino. Nel suo oroscopo, gli dicevo, per dargli un responso veridico avrei dovuto leggere la posizione primaria dei suoi genitori fra i concittadini, il prestigio della famiglia, la sua stessa origine nobiliare, l'educazione aristocratica e gli studi liberali: ma se quel servo mi avesse consultato sullo stesso oroscopo - perché era appunto identico - per dare anche a lui un responso veridico avrei questa volta dovuto leggervi la famiglia umilissima, la condizione servile e tutte le altre caratteristiche, ben diverse e lontane da quelle del primo caso. Ne conseguiva che osservando uno stesso stato di cose ne avrei fornito descrizioni diverse, se dovevano esser vere; se invece avessi dato descrizioni identiche, dovevano essere false. E ne dedussi senza più incertezza che i responsi veri ottenuti consultando gli oroscopi non sono opera d'arte ma di sorte, come quelli falsi non sono effetto dell'incompetenza ma dell'infido caso.
- 10. Da quel momento in poi diedi via libera alle mie elucubrazioni di argomenti irrefutabili contro i folli che ricavano un lucro da un imbroglio simile: ormai cresceva in me la voglia di attaccarli, ridicolizzarli e confutarli. Per far fronte all'eventuale insinuazione che il racconto di Firmino o di suo padre non fosse vero, presi a considerare il caso dei gemelli, che per la maggior parte escono dall'utero a distanza tanto breve l'uno dall'altro, che per quanto ci si sforzi di prestare a questo intervallo di tempo un potere sul corso naturale delle cose, l'osservazione umana non riesce assolutamente a rilevarlo.
AGOSTINO, Confessioni 7, 6, 8-10