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CICLo AGOSTINIANo con le incisioni di Jean mariette

Agostino ruba delle pere, immagine dalla stampa di Jean Mariette

Agostino ruba delle pere

 

 

JEAN MARIETTE

1686

Le incisioni di Jean Mariette per una edizione francese delle Confessioni

 

Agostino ruba delle pere

 

 

 

Questa incisione è fra le più vive e più graziose dell'intera serie, con un paesaggio finemente disegnato: in lontananza si nota una città costruita su una collina, un cielo chiaro con una luce diffusa lunare. Perchè, come ricorda il testo, il furto ebbe luogo nocte intempesta, il che evoca l'ora classica dei crimini e in particolare di quelli di Catilina. Al centro di un giardino, due ragazzi scuotono violentemente un albero, altri tre accorrono da destra. A sinistra un altro fanciullo raccoglie i frutti. L'incisore dimostra di aver compreso il messaggio agostiniano della complicità nel male.

 

A Cartagine, durante gli studi giovanili, Agostino si dà alla dolce vita. Oltre ad accusarsi di molti errori e riprovevoli usanze, Agostino si sofferma emblematicamente su un episodio che vede il furto di alcune pere: l'episodio in sè è una ragazzata, che sa però esprimere appieno la pochezza di ideali e di costumi dei giovani africani del tempo.

 

Certamente la tua legge punisce il furto, Signore, e così la legge scritta nel cuore degli uomini, che neppure la loro ingiustizia può cancellare. Non a caso non c'è ladro che si lasci derubare senza batter ciglio! Neppure se è ricco e l'altro ruba per sfamarsi. E io volli commettere un furto, e lo commisi senza essere in miseria: o forse sì, povero com'ero di giustizia, che avevo a noia, e straricco di iniquità. Rubai quello che avevo in abbondanza e di qualità molto migliore, e del resto non era per goderne che volevo rubarlo, ma per il furto stesso, per il peccato. C'era un pero nelle vicinanze della nostra vigna, carico di frutti non particolarmente invitanti all'aspetto o al sapore.

Era una notte fosca, e noi giovani banditi avevamo tirato così in lungo i nostri scherzi per le strade, secondo un'abitudine infame: e ce ne andammo a scuotere la pianta per portare via le pere. Ce ne caricammo addosso una quantità enorme, e non per farne una abbuffata noi, ma per gettarle ai porci - e se anche ne assaggiammo qualcuna fu solo per il gusto della cosa proibita. Ecco il mio cuore, Dio, ecco il cuore che in fondo all'abisso ha suscitato la tua pietà. E questo cuore ora ti deve dire che cosa andava cercando laggiù: volevo fare una cattiveria gratuita, senza avere altra ragione d'essere malvagio che la malvagità. Era brutta, e l'ho amata: ho amato la mia morte, il venire a mancare - e non l'oggetto di questa mancanza, no, ma la mia mancanza stessa ho amato, anima vergognosa che si schioda dal tuo fondamento per annientarsi, e non per qualche bruttura particolare, ma per il suo desiderio del brutto.

AGOSTINO, Confessioni, 2, 4, 9