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CICLo AGOSTINIANo di Chantilly

Agostino e la vedova nel manoscritto ms 26 di Chantilly detto Ci nous dit

Agostino e la vedova

 

 

MATHIEU LE VAVASSEUR

1313-1330

Chantilly, Museo Condé ms 26

 

Agostino e la vedova

 

 

 

Nella miniatura sono raccontati due episodi che rivelano le attitudini contemplative di Agostino.

Il primo si riferisce a un episodio che viene citato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine dove si racconta di una donna vedova che si recò da Agostino per interpellarlo, ma lo trovò così assorto nei suoi pensieri da non riuscire ad attirare la sua attenzione.

Un angelo le spiega che il santo è talmente rapito nella contemplazione della Trinità che non riesce in questi momenti a mantenere legami con la realtà terrena. Le consiglia di ritornare più tardi.

Nella scena di destra la donna finalmente riesce a parlare con Agostino. In entrambe le scene il santo è vestito da vescovo e seduto davanti al suo leggio. La scena della vedova come parametro dell'amore di Agostino per la Trinità e del suo desiderio di conoscerne la verità compare qui per la prima volta nella iconografia agostiniana.

Questa leggenda che metteva in luce il rapporto fra Agostino e la Trinità fu soppiantata da un'altra leggenda dal XV secolo che preferì raffigurare Agostino su una spiaggia mentre conversa con il fanciullo Gesù Bambino.

L'episodio è ricordato anche da Marco Antonio Sabellico nel suo Exemplorum libri, II, 6. Marcantonio Coccio o Cocci (nato a Vicovaro, circa 1436 e morto a Venezia, 1506) è stato uno storico italiano meglio noto come Sabellico, soprannome derivato dal luogo di nascita, nel territorio degli antichi Sabini. Dopo essere stato membro dell'Accademia romana di Pomponio Leto, insegnò retorica a Udine, Venezia e Verona. Compose una storia di Venezia dalle origini (Rerum Venetarum ad urbe condita libri XXXIII, 1487) che fu più tardi continuata da Pietro Bembo. Il successo ottenuto da questa compilazione lo indusse a scrivere un compendio in 92 libri di storia universale (Enneades sive Rapsodiae historiarum) il cui racconto giunge sino al 1504.

 

"Una donna che aveva molto da soffrire per la cattiveria di alcuni, andò a chiedere consiglio a S. Agostino, lo trovò che studiava e lo salutò, ma lui non le rispose né la guardò. Essa pensò che lo avesse fatto a bella posta e che per spirito di santità non volesse guardare in faccia una donna; gli si fece da presso e gli raccontò il caso suo senza peraltro che egli rispondesse una parola, sicché essa si ritirò tutta triste. Il giorno appresso, mentre il santo celebrava la Messa, all'elevazione essa ebbe un'estasi e si trovò davanti alla Santissima Trinità, dove era anche S. Agostino, col viso basso, e che discorreva con molta attenzione del mistero della Santissima Trinità.

Allora sentì una voce che disse: - Quando tu sei stata a trovarlo, Agostino era intento così a studiare il mistero della Santissima Trinità, perciò non ti ha risposto. Tornaci e lo troverai pieno di affabilità e di bontà e ti saprà dare un consiglio. Essa lo fece ed Agostino, dopo averla ascoltata con bontà e attenzione, le diede un consiglio prudente."

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 8