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LEGENDARIO aNGIOINO Ungherese ms. 16931: Pietroburgo

ms. 16931: Museo dell'Ermitage di san Pietroburgo

ms. 16931: Museo dell'Ermitage di san Pietroburgo

 

 

MAESTRO DEL LEGGENDARIO UNGHERESE

1330-1340

San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage, ms. 16931

 

Storie di sant'Agostino

 

 

 

Non si conosce l'origine del manoscritto, tuttavia si presume che sia legato a un committente ungherese in relazione con la casata angioina e in particolare con Roberto d'Angiò (1309-1342).

Stilisticamente le miniature appaiono legate alla produzione bolognese dei primi decenni del Trecento, ma resta oscura l'identità degli esecutori. I fogli sono decorati su un solo lato della pergamena a gruppi di quattro scene divise da una cornice e girali vegetali o di fantasia. Si notano anche alcune iscrizioni sul fondo o sulla parte superiore che descrivono aspetti che identificano le scene e i rispettivi santi.

Il Codice, noto come Leggendario Angioino ungherese, è una monumentale collezione di vite di santi per immagini, oggi ampiamente dispersa in varie località: in Vaticano (Biblioteca Apostolica ms. Vat. Lat. 8541), a Parigi (Louvre, Dipartimento di Arti Grafiche R. F. 29940), a  Berkeley (University of California, Bancroft Library 2MS A2 M2 1300:37) a New York (al Pierpont Library MS 360.1-26 e al Metropolitan Museum of Art ms 1994.516) e a San Pietroburgo, al Museo dell'Ermitage.

In ogni pagina l'immagine ha un ruolo fondamentale e l'ordine seguito nella scansione della vite dei Santi è metodico e caratteristico dell'intero codice.

L'opera non presenta la tradizionale struttura dei leggendari e dei testi agiografici che si basa sul calendario, ma segue l'ordine legato alle litanie della festività di Ognissanti che prende avvio con la vita di Gesù Cristo, prosegue con la Vergine, Giovanni Battista, gli Apostoli, i martiri Confessori della fede cristiana, le sante donne. Le fonti utilizzate dal miniatore sono quelle maggiormente diffuse nel Trecento e in particolar modo scopriamo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

Il codice presenta in tal modo ben cinquantanove santi per una serie di centoquarantanove immagini secondo uno schema iconografico abbastanza colto.

Nel caso di Agostino troviamo una parte inserita nella sezione dei Confessori e quindi, nel foglio conservato all'Ermitage, quattro miracoli che gli vengono attribuiti dopo la morte secondo la testimonianza della Legenda Aurea.

I miracoli sono relativi a vari episodi: in uno Agostino salva un bambino malato di calcoli; in un altro risana un priore che gli è devoto; infine, in due successive scene, appare a un gruppo di pellegrini francigeni in una località che possiamo identificare con Cava Manara persuadendoli a passare prima dalla sua Tomba a Pavia.