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PITTORI: Benozzo Gozzoli

Santa Monica vestita da agostiniana di Benozzo Gozzoli

Santa Monica vestita da agostiniana

 

 

BENOZZO GOZZOLI

1465

San Gimignano, chiesa di s. Agostino

 

Santa Monica

 

 

 

Benozzo dipinse questa bella immagine rinascimentale con l'aiuto probabilmente di pittori della sua bottega. L'affresco si trova nel presbiterio della chiesa di sant'Agostino a San Gimignano. La santa vi è stata raffigurata con un viso giovanile e compunto mentre regge in mano con accuratezza un voluminoso libro. Indossa l'abito delle monache agostiniane con la tipica cocolla nera e il velo in testa. Un nimbo le avvolge il capo. L'espressione di Monica è significativa e quietamente pensosa nonostante la apparente staticità della sua posizione eretta senza speciali effetti di movimento.

 

La madre di Agostino viene spesso raffigurata nell'iconografia agostiniana, da sola o assieme al figlio. Ella partecipa a scene fondamentali, come l'estasi di Ostia, la partenza da Cartagine o il soggiorno milanese e poi a Cassiciaco. La ritroviamo ancora assieme ai monaci ed ella stessa monaca o vestita da monaca mentre illustra la regola agostiniana nella versione femminile. Toccanti sono pure le scene che la vedono in azioni caritative. Con Agostino lasciò Milano diretta a Roma, e poi a Ostia, dove affittarono una casa, in attesa di una nave in partenza per l'Africa. Fu un periodo carico di dialoghi spirituali, che Agostino ci riporta nelle sue Confessioni. Lì si ammalò, forse di malaria, e in nove giorni morì, all'età di 56 anni. Drammatiche e toccanti sono le rappresentazioni della sua morte a Ostia. Di lei Agostino offre una biografia stupenda nella parte finale del libro IX delle Confessioni.

 

Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 22

 

Riposi dunque in pace con l'uomo di cui fu sposa, il solo di cui lo fu, e che servì portandoti il suo frutto con pazienza, per guadagnare anche lui a te. E tu ispira, mio Signore e Dio mio, ispira tu i tuoi servi e miei fratelli, i tuoi figli e padroni miei, che io servo col cuore e la voce e la penna: e ogni volta che leggeranno queste pagine si ricorderanno davanti al tuo altare di Monica, tua ancella, con Patrizio che fu un tempo suo sposo. Attraverso la loro carne mi hai fatto entrare in questa vita - come, non so. Con devozione si ricorderanno di loro: genitori miei in questa luce provvisoria, e miei fratelli in te che ci sei Padre e nella madre cattolica, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, a cui sospira il tuo popolo lungo tutto il suo cammino dall'inizio al ritorno. Così sia meglio appagato in virtù di queste confessioni il suo estremo desiderio: lo sia nella preghiera di molti, piuttosto che nella mia soltanto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 37

 

 

 

Benozzo Gozzoli (1420 - 1497)

Benozzo di Lese nacque a Firenze nel 1420 circa e fu felice autore di diversi cicli di affreschi. Benozzo è amabilmente decorativo in qualsiasi condizione di committenza. Entra nel vivo della scuola artistica fiorentina durante gli anni quaranta. Nel 1450 è a Montefalco; dopo un viaggio a Roma nel 1458 riceve l'incarico più importante della sua carriera: decorare la cappella privata nel Palazzo Medici a Firenze con la sontuosa Cavalcata dei Magi. Fin dalla sua costruzione, la Cappella, luogo dalla duplice funzione di preghiera e di sala per le visite, è ammirata per l'incomparabile bellezza dovuta certamente agli straordinari affreschi di Benozzo. Qui i Medici con i loro alleati e seguaci sono raffigurati in un corteo scenografico collocato in un paesaggio reale e fantastico al tempo stesso, agghindati come i Magi e il loro seguito nell'atto di approssimarsi all'altare. Nel corteo l'artista si ritrae per ben due volte. Per spirito, stile e tecnica questi straordinari affreschi possiedono una magnificenza che non ha precedenti. Nel 1460 si sposa con Maddalena di Luca di Iacopo di Cione, figlia di un mercante di tessuti, dalla quale nasceranno nove figli, tra i quali Francesco e Alessio, divenuti artisti. Nel 1461 gli viene commissionata la Pala della Purificazione dalla Compagnia della Purificazione, una Confraternita intimamente legata alla famiglia dei Medici. Tra il 1464 e il 1466 risiede a San Gimignano dove lavora in sant'Agostino all'omonimo ciclo l'unico ciclo conosciuto della Vita del Santo nell'arte del Rinascimento toscano. Per la fine della pestilenza (1464) che imperversa sulla cittadina dipinge due immagini di San Sebastiano. Altra commissione sono le Storie dell'Antico testamento nel Camposanto di Pisa (1468-1484) nate dalla collaborazione con l'Opera della cattedrale di Pisa che dura per più di sedici anni. Dall'inizio dei lavori nel Camposanto, terminati nel 1484, fino al 1495 Benozzo fa di Pisa la sua residenza e il centro della sua attività. Per tutti questi anni il prolifico maestro dirige una bottega che esegue un grande numero di opere (pale d'altare, affreschi, tabernacoli stradali e gonfaloni) per la città e i suoi dintorni. Del monumentale ciclo pittorico con scene dell'Antico Testamento, affrescato sulle pareti del Camposanto, non rimane oggi quasi più traccia soprattutto a causa della tecnica usata, una combinazione di fresco e tempera. Nel 1495-1497 probabilmente Benozzo torna a Firenze e poi a Pistoia dove, nella Sala Ghibellina del Palazzo Comunale lascia la sua ultima opera, la sinopia per la Maestà. Muore il 4 ottobre del 1497.