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PITTORI: Neri di Bicci

Particolare di Tobia, Agostino e Monica

Particolare di Tobia, Agostino e Monica

 

 

NERI DI BICCI

1475-1480

Torino, Galleria Antichi Maestri Pittori

 

Tobia e san Raffaele Arcangelo, san Simone, san Taddeo, san Nicola da Tolentino, sant'Agostino, santa Monica e san Giacomo Maggiore

 

 

 

Il dipinto, che viene attribuito a Neri di Bicci dalla bibliografia critica, propone un soggetto particolarmente affollato di santi. Al centro si nota la figura del giovane Tobia che viene accompagnato nel suo viaggio da san Raffaele Arcangelo.

La rappresentazioni dell'Arcangelo Raffaele e del suo leggendario aiuto nel viaggio a Tobia sono abbastanza frequenti nella Firenze rinascimentale. L'episodio biblico veniva infatti associato alla protezione dei giovani che partivano in viaggio, magari per formarsi a fianco dei padri facendo pratica in una delle numerose filiali commerciali all'estero delle banche fiorentine. Esisteva anche una confraternita in cui l'arcangelo era specialmente venerato. Nel Libro di Tobia l'angelo Raffaele, che viene definito arcangelo solo nei testi apocrifi, fu invocato da Tobi, un uomo giusto e povero, affinché accompagnasse suo figlio Tobia, chiamato spesso Tobiolo, a riscuotere un credito di dieci talenti d'argento contratto dieci anni prima. Durante il viaggio l'angelo Raffaele indicò a Tobia la strada più sicura e lo salvò più di una volta, senza mai rivelarsi come angelo, se non alla fine della storia.

A contorno della scena principale compaiono altri santi fra cui si riconoscono san Simone, san Taddeo, san Nicola da Tolentino, sant'Agostino, santa Monica e san Giacomo Maggiore. La frequente presenza di santi agostiniani fa propendere per una committenza dell'Ordine agostiniano. Questa origine è suggerita anche dagli abiti che indossano Agostino e Monica che ricordano il vestiario dei monaci agostiniani. Il nero saio era una caratteristica che spesso i pittori associavano ad Agostino e Monica con l'intento di esplicitare il desiderio dell'Ordine di manifestare la sua derivazione da Agostino e dalle esperienze monacali africane la cui regola seguivano letteralmente. Realizzato con la tecnica a tavola in legno, il dipinto misura cm 170.8 in altezza e 170.4 in larghezza. Dipinta nella seconda metà del Quattrocento, la pittura si trova a Torino presso la Galleria degli Antichi Maestri e Pittori, mentre in precedenza è stato segnalato a Palermo nella Collezione Chiaramonte Bordonaro.

 

 

Neri di Bicci

Neri di Bicci nacque a Firenze nel 1418. Fu l'ultimo esponente di una bottega di famiglia molto attiva tra il Tre e il Quattrocento a Firenze. Suo nonno, Lorenzo di Bicci, fu attivo nella seconda metà del Trecento mentre suo padre Bicci di Lorenzo lavorò nella prima metà del Quattrocento. I Bicci furono importanti esponenti del gotico toscano.

Formatosi nella bottega del padre, alla sua morte, nel 1452, divenne capo bottega. Le sue opere sono documentata in un diario autografo redatto tra il 1453 e il 1475. Il suo stile semplice, ma con una forte carica devozionale, gli permise di procurarsi una numerosa serie di commissioni, ecclesiastiche e civili, che diffusero le sue opere sue opere nel contado fiorentino dove ancora oggi si trovano. Amò utilizzare colori in tonalità sempre vivide, tali da dare forza e preziosità alle sue opere. Morì a Firenze nel 1492.