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Agostino e il bambino sulla spiaggia
LUCA GIORDANO
1670-1705
Napoli, Museo Diocesano
Agostino e il bambino sulla spiaggia
La tela di Luca Giordano raffigura un celebre episodio della iconografia agostiniana relativa al mistero della Trinità. Dipinto a olio su tela, il quadro misura cm. 252x196 e proviene dalla chiesa di Sant'Anna al trivio a Napoli. Attualmente è conservata nel Museo Diocesano di Napoli nelle Sale degli Ordini Mendicanti.
La denominazione della chiesa "al trivio" sta ad indicare il soprannome "del Trecco", attribuito al maresciallo francese Odet de Foix, visconte di Lautrec. Il popolo lo prendeva così in giro per esorcizzare la paura del 1525, quando il maresciallo cinse d'assedio Napoli attaccandone le mura. La chiesa venne costruita sul luogo dell'attacco e prese il nome "al trivio" nel 1864 quando venne inaugurata.
La tela mostra sant'Agostino in riva al mare davanti ad un bambino seduto sulla spiaggia che sta scavando una buca. Il bambino con in mano una grossa conchiglia indica con la mano destra il cielo dove siede la Trinità.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Luca Giordano
Luca Giordano nasce a Napoli nel 1634 da Antonio, mediocre pittore, e da Isabella Imparato. I suoi biografi riportano che il padre lo faceva esercitare nel disegno mandandolo a riprodurre le opere più significative delle chiese e dei palazzi napoletani. Lo portò con sé anche a Roma dove conobbe le opere classiche e quelle degli artisti di maggior prestigio e rinomanza. Attivo in Italia, ma anche all'estero, Luca Giordano è stato soprannonimato "Luca Fa presto", per la sua straordinaria capacità di dipingere rapidamente e nel copiare opere di grandi autori. A tutt'oggi viene considerato uno tra i più prolifici pittori, dato che ha realizzato quasi 3000 dipinti distribuiti un po' ovunque, in chiese, musei, collezioni private.
Il suo stile muta nel tempo e sembra seguire l'itinerario artistico della pittura napoletana del primo Seicento, con l'interesse per il naturalismo del dopo Caravaggio. Si accosta quindi a Ribera, quando dalla fase vigorosamente naturalista i pittori napoletani passano a stilemi che privilegiano il cromatismo e l'espressione dei sentimenti. Non fu mai chiuso alle esperienze muove e sul finire del secolo lo vediamo avvicinarsi alle esperienze di Veronese e Correggio e sperimentare le nuove tendenze barocche. Muore a Napoli nel 1705.