Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino

PITTORI: Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia a Roma

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

GIOVAN BATTISTA BARBIERI detto il GUERCINO

1621-1623

Roma, chiesa S. Pietro in Vincoli

 

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

 

Autodidatta di precoce talento, il Guercino conquista un ruolo di grande protagonista dell'arte pur trascorrendo gran parte della sua vita a Cento, dove era nato. Ispirandosi alla riforma di Annibale Carracci, dipinge in anni giovanili opere di forte tensione chiaroscurale con scene dinamiche e sentimenti intensi. Chiamato a Roma nel 1621 da papa Gregorio XV si ferma fino al 1623 cecando un equilibrio tra il proprio temperamento e la rarefatta maniera dei classicisti. Le grandi opere del periodo romano segnano forse il momento più maturo e originale della sua arte. A Roma ha lasciato diverse tele nella Chiesa di S. Agostino, fra le quali un Agostino fra il Battista e Paolo.

In un'altra tela conservata al Museo del Prado di Madrid il Guercino ripropone un soggetto simile a quello descritto nella tela romana in San Pietro in Vincoli: l'episodio dell'incontro sulla riva del mare fra Agostino e un fanciullo che gli fa comprendere la inutilità dei suoi sforzi per comprendere la vera natura della Trinità. Lo fa tuttavia con una nuova originale interpretazione che di discosta dalla abituale iconografia agostiniana di questo soggetto. Il santo, vestito da vescovo, è seduto su una poltrona intento a scrivere un trattato: alle sue spalle una donna lo osserva (simbolo della vedova di leggendaria memoria medioevale ?) mentre ai suoi piedi un bambino si diverte a travasare dell'acqua in un recipiente. Non siamo in riva al mare, dove la scena è tradizionalmente ambientata, ma lo spirito simbolico è analogo: il recipiente è la mente umana, incapace di accogliere tutta la sapienza divina.

L'opera si trova sul primo altare della navata destra della chiesa di san Pietro in Vincoli, una basilica fondata nel V sec. dall'imperatrice Eudossia per custodirvi le due catene delle prigionie di S. Pietro in Palestina e in Roma.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.

 

 

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino

Nativo di Cento, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino si recò a lavorare a Roma dove ci ha lasciato diverse tele nella Chiesa di S. Agostino, fra le quali un Agostino fra il Battista e Paolo. In un'altra tela conservata al Museo del Prado di Madrid il Guercino ripropone un soggetto assai sfruttato nella iconografia agostiniana: l'episodio dell'incontro sulla riva del mare fra Agostino e un fanciullo che gli fa comprendere la inutilità dei suoi sforzi per comprendere la vera natura della Trinità. L'arte del Guercino, molto plastica e figurativa, si sviluppa nell'ambito del barocco italiano.