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PITTORI: Mattia Preti

Agostino vescovo con il cuore fiammante di Johan Wening

Battesimo di Agostino

 

 

MATTIA PRETI

1613-1699

L'Aquila, Museo Nazionale d'Abruzzo

Ambrogio battezza Agostino a Milano

 

 

 

L'opera che raffigura il battesimo di Agostino era conservata a Tortoreto (Teramo), nella chiesa di S. Agostino. Mattia Preti nacque in un piccolo centro della Calabria montuosa, Taverna, ai margini della scena culturalmente più viva del suo tempo. Non è certo qui che può aver ricevuto stimoli culturali tali da influenzare la successiva carriera artistica: il clima che vi si respirava non doveva discostarsi troppo dalla rielaborazione in chiave locale degli esempi del tardo manierismo meridionale, testimoniati dalla pittura di Giovanni Balducci, Giovan Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede.

La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita. Queste notizie, in sé poco rilevanti, possono fornire uno spunto utile per considerare il clima nel quale il ragazzo crebbe, e dare un appiglio concreto alla analoga ricerca di riconoscimento sociale che accompagnerà il pittore per tutta la sua vita. Mattia Preti raggiunse a 17 anni il fratello Gregorio, che aveva una bottega d'arte in Roma, dove approfondì studi dell'arte pittorica. Viaggiò molto a Roma: a Bologna, Parma, Modena, Venezia, e si spinse fino all'Olanda, per lo studio dei "fiamminghi", alla Spagna, alla Francia.

Nel periodo in cui visse a Napoli, tra il 1657 e il 1659, affrescò le porte della città durante la peste; inoltre sulla volta di San Pietro a Majella dipinse la vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d'Alessandria e il Figliol Prodigo.

Fu cavaliere di Malta e, perciò, egli si dipinse sotto S. Giovanni, protettore dell'Ordine, e con l'arma costituita da una croce bianca in campo rosso. Nella Galleria degli Uffizi di Firenze si conserva un altro suo Autoritratto (olio su tela di cm. 99 X 69), sempre con il pennello nella destra e la spada di cavaliere nella sinistra.

 

L'opera è conservata al Museo Nazionale d'Abruzzo a L'Aquila. Il tema riprende un soggetto comune nella iconografia agostiniana: il battesimo del santo ad opera di Ambrogio. Agostino, a dorso nudo, è inginocchiato davanti al vescovo di Milano che gli sta versando dell'acqua sul capo. Ambrogio è imponente nella sua figura di vescovo: gli è accanto un chierico che gli regge il mantello. Ambrogio, anziano vescovo, sta in piedi sui gradini del fonte che scandiscono la scena in profondità e la dividono in due livelli. Accompagnato da due chierici, uno alle spalle regge il pastorale, l'altro a destra solleva un lembo del ricco piviale, impartisce il sacramento versando con la coppa l'acqua lustrale sul capo di Agostino, che è prono sui gradini innanzi a lui. In primo piano a destra Monica è in ginocchio vestita da suora. E' uno sbilanciamento ben equilibrato dalla pressoché uguale ampia zona d'ombra, divisa proprio sulla diagonale, nella quale la luce ancora rileva i corpi e alcune fisionomie dei presenti. Fra questi riconosciamo Alipio e Adeodato, gli unici vestiti come Agostino con un solo panno. Le architetture che fanno da sfondo e lo stendardo con l'immagine di sant'Antonio Abate ricordano la primitiva intitolazione della chiesa. In alto due angeli portano la scritta Te Deum Laudamus, riferimento esplicito alla leggenda medioevale ricordata anche da Jacopo da Varagine. secondo cui questo canto fu intonato e cantato alternativamente dai due Santi durante il rito battesimale.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi. AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14