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PITTORI: Preti Mattia

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MATTIA PRETI

1660 circa

Cosenza, Galleria Nazionale

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa nel suo studio

 

 

 

La tela, attribuita a Mattia Preti, raffigura sant'Agostino assorto nel suo studio, mentre interrompe la scrittura per volgere lo sguardo verso lo spettatore. Il dipinto potrebbe risalire al periodo in cui Preti fu presente a Malta: l'immagine del santo, isolato nel buio dello sfondo, è illuminata con rapidi tocchi. La tela misura 187,5x133,5 cm ed è ascrivibile al 1660 circa. L'opera non è firmata né datata e il soggetto replica, con qualche variante, l'analogo sant'Agostino che Preti dipinse per dell'Abbazia di Montecassino. Probabilmente si tratta di una copia di un dipinto eseguito forse da Claude Vignon a Roma tra il 1617 e il 1634, nell'ambito del progetto relativo ai quattro Padri della Chiesa Latina realizzato a Roma per la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù. L'opera di Preti è più accurata nella analisi introspettiva del santo e nella accurata descrizione dell'abito episcopale. Copia della tela di Montecassino si trova alla National Gallery di Dublino. Il dipinto romano ha dimensioni maggiori di quelli ricordati e presenta una struttura compositiva più elaborata: il busto è collocato più lontano dal bordo della tela il che conferisce maggior respiro all'immagine. Inoltre gli effetti della fonte di luce che proviene dall'alto assicurano una migliore resa sul volto, sulle vesti e sugli oggetti.

L'opera è stata recentemente restaurata ad opera della Soprintendenza calabrese dopo averlo acquistato per incrementare il ricco corpus pretiano della Galleria Nazionale di Cosenza.

 

Mattia Preti

Mattia Preti nacque nel 1613 a Taverna, un piccolo centro della Calabria montuosa. Preti nasce terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto intermedio delle famiglie "onorate", non ricche di possedimenti o beni materiali ma di "qualità morali e intellettuali", in relazione alla separazione fra ceti elaborata nel 1605. La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita. Il suo precettore fu don Marcello Anania, parroco della Chiesa di Santa Barbara di Taverna, che lo istruì «nella grammatica e nelle buone lettere, nel corso dei quali studiò spinto da un genio naturale, solea copiare alcune stampe degli elementi del disegno lasciate in casa da Gregorio suo fratello, allorch'ei partì per Roma».

Nel 1630 Preti si trasferì a Roma, dove abitò assieme al fratello Gregorio, anche lui pittore. Venne a conoscenza delle tecniche di Caravaggio e della sua scuola, da cui fu fortemente influenzato. A questo soggiorno romano risalgono gli affreschi di San Giovanni Calibita, di San Carlo ai Catinari e di Sant'Andrea della Valle in Roma. Rimase nella capitale per quasi venticinque anni, ma si recò spesso in viaggio per l'Italia e all'estero, in Spagna e nelle Fiandre soprattutto. Ebbe l'occasione di intrecciare conoscenze con i Carracci, col Guercino e con Giovanni Lanfranco, che influenzarono ulteriormente la sua pittura.

Nel 1653 si trasferì a Napoli, e tra il 1657 e il 1659 affrescò le porte della città durante la peste; inoltre sulla volta di San Pietro a Majella dipinse la vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d'Alessandria e il Figliol Prodigo. Schizzo per La Peste, Galleria Nazionale di Capodimonte. Nel 1661 l'artista si trasferì a Malta, chiamato dal Gran maestro dell'ordine di Malta Raphael Cotoner. Sull'isola realizzò buona parte della decorazione della Concattedrale di San Giovanni a La Valletta per conto dei Cavalieri Ospitalieri, ed altre opere per le varie chiese maltesi. Mattia Preti, nella sua attività artistica, avrebbe realizzato a Malta un totale di circa 400 opere tra tele ed affreschi. Dal 1672 riesce a realizzare alcune opere nelle chiese della sua città natale, Taverna. Morì nel 1699 a La Valletta.