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PITTORI: Josè de Ribera detto lo Spagnoletto

Sant'Agostino in preghiera di Josè de Ribera detto lo Spagnoletto

Sant'Agostino in preghiera

 

 

JOSE' DE RIBERA detto lo SPAGNOLETTO

1648

Madrid, Museo del Prado

 

Sant'Agostino ispirato in preghiera

 

 

 

 

Oltre alla bellezza del quadro, sottolineata dai contrasti d'ombra e di luce, i segni della vocazione di Agostino giungono qui a forzare i limiti dell'inesprimibile: le mani e lo sguardo sono quelli dell'uomo in preghiera, inseparabile dall'esegeta ispirato dal libro sacro e dal virtuoso della penna. Il celebre quadro di Ribera ci offre una rappresentazione delle notti di Agostino, vestito di nero (saio dei monaci eremitani), con le mani giunte su un libro mentre cerca più in alto l'ispirazione. Il segreto di Agostino non sta altrove: quest'uomo di pensiero e d'azione era prima di tutto un mistico. Il suo incontrarsi con gli uomini è inscindibile dal suo incontrarsi con Dio. Jusepe de Ribera nacque a Jativa nel 1591 e morì a Napoli nel 1652.

Artista ponte tra la pittura spagnola e la scuola napoletana, è uno dei pittori più interessanti e originali interpreti della pittura di Caravaggio. Gran parte della sua attività si svolge in Italia anche se la committenza è fondamentalmente spagnola. Ribera giunge a un modello figurativo ulteriormente potenziato e spinto verso un violento espressionismo da un forte pathos religioso e da un marcato interesse verso i lineamenti insoliti e la caratterizzazione psicologica dei personaggi. L'arrivo di Velasquez a Napoli nel 1630 suggerisce a Ribera un chiaro-scuro violento e una maggiore attenzione al colore.

 

Uno degli aspetti messi in rilievo dagli iconografi del santo, da solo o assieme ad altri, è la sua attitudine alla preghiera. Per Agostino essa era strumento per parlare con Dio ed avvicinarsi ai misteri della Incarnazione, oltre che mezzo per esprimere pienamente la propria umanità. La preghiera è anche il modo per rapportarsi agli uomini cercando di stimolarli ad avvicinarsi a Dio.

 

O Dio, creatore dell'universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, ed infine di ottenere da te la redenzione. O Dio, per la cui potenza tutte le cose che da sé non sarebbero, si muovono verso l'essere; o Dio, il quale non permetti che cessi d'essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal nulla questo mondo di cui gli occhi di tutti avvertono l'alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; o Dio, che manifesti a pochi, i quali si rivolgono a ciò che veramente è, che il male non è reale. O Dio, per la cui potenza l'universo, nonostante la parte non adatta al fine, è perfetto; o Dio, dal quale la dissimilitudine non produce l'estrema dissoluzione poiché le cose peggiori si armonizzano con le migliori; o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no; o Dio, nel quale sono tutte le cose ma che la deformità esistente nell'universo non rende deforme né il male meno perfetto né l'errore meno vero; o Dio, il quale hai voluto che soltanto gli spiriti puri conoscessero il vero; o Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della beatitudine, padre del bene e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre della caparra mediante la quale siamo ammoniti di ritornare a te: ti invoco.

AGOSTINO, Soliloquia, 1, 1, 2

 

 

Jusepe de Ribera

Conosciuto anche come José de Ribera detto lo Spagnoletto per la sua bassa statura  è stato uno dei massimi pittori spagnoli, protagonista della pittura europea del XVII secolo. Nato a Xàtiva, vicino Valencia, nel 1591, inizia l'apprendistato con Francisco Ribalta, che nella città valenziana aveva una frequentata "bottega". Ben presto il de Ribera sente l'urgenza di andare in Italia, da sempre patria della grande pittura e di muoversi sulle orme di Caravaggio. Inizia così nel 1611 il suo viaggio da Cremona a Milano e a Parma sino a giungere a Roma, dove l'artista entra in contatto con la pittura di Reni e di Lodovico Carracci.

Ma per trovare le tracce più consistenti del Caravaggio decide di andare a Napoli. Fu così che nell'estate del 1616 che lo Spagnoletto sbarca all'ombra del Vesuvio. Si trasferisce subito in casa dell'anziano pittore dei quartieri spagnoli Giovan Bernardo Azzolino. Dopo appena tre mesi de Ribera sposa la figlia sedicenne di quest'ultimo. Il suo viaggio è finito: in pochi anni lo Spagnoletto acquista una fama europea. L'uso della tragicità del Caravaggio è un suo punto di forza. Inizia anche un'intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove invia parecchi capolavori. Ma Napoli lo attrae. Accesa in quel periodo la rivalità tra lui e l'altro grande protagonista del seicento napoletano, l'atellano Massimo Stanzione. Immensa è la sua produzione e da essa si capisce cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti lo Spagnoletto per la storia della pittura. Jusepe de Ribera muore a Napoli nel 1652 e viene sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina.