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PITTORI: Josè de Ribera detto lo Spagnoletto

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo e monaco

 

 

JOSE' DE RIBERA detto lo SPAGNOLETTO

1636

Castres, Museo Goya

 

Sant'Agostino vescovo e monaco

 

 

 

Jusepe de Ribera ha firmato nel 1636 questa tela che raffigura S. Agostino. L'opera è attualmente conservata a Castres, nel Tarn francese, presso il locale Museo Goya.

Il Musée Goya ha preso il nome dal pittore spagnolo Francisco Goya, le cui opere costituiscono il nucleo più importante del museo. La collezione è alloggiata nell'antico palazzo episcopale, costruito nel 1675 su progetto di Jules Hardouin Mansart. Il compratore dell'edificio fu il nobile Briguiboul che già immaginava una vocazione spagnola del museo. Questi, infatti, pittore e collezionista, era stato un grande ammiratore degli antichi maestri spagnoli e aveva deciso di riunire un gran numero di opere di questo genere, tra cui tre disegni di Francisco Goya. Si tratta di un museo unico del suo genere, poiché raccoglie in terra non francese un ricchissimo nucleo di dipinti spagnoli, in maniera molto affine all'Hispanic Society of America di New York.

La tela di Ribera ci presenta un Agostino vestito con la nera tunica dei monaci agostiniani eremitani intento a scrivere con una penna d'oca. Con la mano sinistra il santo regge un foglio di carta spiegazzato, mentre sul tavolo risalta, sul fondo scuro, un libro chiuso dalla copertina in pelle. poco discosto si può notare la mitra che indica la sua dignità episcopale.

Il santo è ritratto a mezzo busto con un viso ancora giovanile e una folta barba nera che gli copre le gote. Il suo sguardo è vivido e intenso.

 

 

Jusepe de Ribera

Conosciuto anche come José de Ribera detto lo Spagnoletto per la sua bassa statura  è stato uno dei massimi pittori spagnoli, protagonista della pittura europea del XVII secolo. Nato a Xàtiva, vicino Valencia, nel 1591, inizia l'apprendistato con Francisco Ribalta, che nella città valenziana aveva una frequentata "bottega". Ben presto il de Ribera sente l'urgenza di andare in Italia, da sempre patria della grande pittura e di muoversi sulle orme di Caravaggio. Inizia così nel 1611 il suo viaggio da Cremona a Milano e a Parma sino a giungere a Roma, dove l'artista entra in contatto con la pittura di Reni e di Lodovico Carracci.

Ma per trovare le tracce più consistenti del Caravaggio decide di andare a Napoli. Fu così che nell'estate del 1616 che lo Spagnoletto sbarca all'ombra del Vesuvio. Si trasferisce subito in casa dell'anziano pittore dei quartieri spagnoli Giovan Bernardo Azzolino. Dopo appena tre mesi de Ribera sposa la figlia sedicenne di quest'ultimo. Il suo viaggio è finito: in pochi anni lo Spagnoletto acquista una fama europea. L'uso della tragicità del Caravaggio è un suo punto di forza. Inizia anche un'intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove invia parecchi capolavori. Ma Napoli lo attrae. Accesa in quel periodo la rivalità tra lui e l'altro grande protagonista del seicento napoletano, l'atellano Massimo Stanzione. Immensa è la sua produzione e da essa si capisce cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti lo Spagnoletto per la storia della pittura. Jusepe de Ribera muore a Napoli nel 1652 e viene sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina.