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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Josè de Ribera detto lo SpagnolettoPITTORI: Josè de Ribera detto lo Spagnoletto
Sant'Agostino vescovo
JOSE' DE RIBERA detto lo SPAGNOLETTO
1636
Salamanca, Iglesia de la Purisima
Sant'Agostino vescovo
La tela è firmata in valenziano: Jusepe de Ribera F. 1636. Sant’Agostino è rappresentato con la veste scura dell’ordine agostiniano e con la mitra come simbolo del suo episcopato; il libro ricorda i suoi scritti, i quali a partire dal IV secolo hanno orientato ampiamente la riflessione teologica ed antropologica dell’occidente.
Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6
Jusepe de Ribera
Conosciuto anche come José de Ribera detto lo Spagnoletto per la sua bassa statura è stato uno dei massimi pittori spagnoli, protagonista della pittura europea del XVII secolo. Nato a Xàtiva, vicino Valencia, nel 1591, inizia l'apprendistato con Francisco Ribalta, che nella città valenziana aveva una frequentata "bottega". Ben presto il de Ribera sente l'urgenza di andare in Italia, da sempre patria della grande pittura e di muoversi sulle orme di Caravaggio. Inizia così nel 1611 il suo viaggio da Cremona a Milano e a Parma sino a giungere a Roma, dove l'artista entra in contatto con la pittura di Reni e di Lodovico Carracci.
Ma per trovare le tracce più consistenti del Caravaggio decide di andare a Napoli. Fu così che nell’estate del 1616 che lo Spagnoletto sbarca all'ombra del Vesuvio. Si trasferisce subito in casa dell’anziano pittore dei quartieri spagnoli Giovan Bernardo Azzolino. Dopo appena tre mesi de Ribera sposa la figlia sedicenne di quest'ultimo. Il suo viaggio è finito: in pochi anni lo Spagnoletto acquista una fama europea. L'uso della tragicità del Caravaggio è un suo punto di forza. Inizia anche un'intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove invia parecchi capolavori. Ma Napoli lo attrae. Accesa in quel periodo la rivalità tra lui e l'altro grande protagonista del seicento napoletano, l'atellano Massimo Stanzione. Immensa è la sua produzione e da essa si capisce cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti lo Spagnoletto per la storia della pittura. Jusepe de Ribera muore a Napoli nel 1652 e viene sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina.