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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Diano GiacintoPITTORI: Diano Giacinto
Sant'Agostino sconfigge le eresie
DIANO GIACINTO
1760
Ischia, Cattedrale di Santa Maria Assunta
Sant'Agostino sconfigge le eresie
L'opera è firmata in basso a sinistra sull'alzata del gradino. Il tema del quadro è una esaltazione di Agostino nella sua attività di teologo e polemista, Dottore della Chiesa in prima linea nel combattere e sconfiggere le eresie.
Il dipinto, di grandi dimensioni, misura cm 330x235 ed è conservato nella cattedrale di Ischia. Nella parte centrale del suo transetto si apre la cupola, così come ai suoi lati ne sono poste due più piccole, tutte di forme ellittiche: all'estremità sinistra del transetto, oltre all'ingresso della sagrestia, è localizzata questa tela a soggetto agostiniano. Il santo è raffigurato a sinistra inginocchiato mentre impugna con la sinistra una penna fiammante da cui si espande una freccia che colpisce e acceca un eretico che stramazza a terra assieme ai suoi libri. Nel fondo della scena una folla di uomini eretici, uno di questi, accecato, nasconde il volto tra le mani e cerca di difendersi come può dal bagliore che lo investe, altri corrono via. Con la mano sinistra tiene aperto un libro, che un angioletto regge sulle spalle. Altri angioletti volteggiano sulle nubi sottostanti la Trinità che si presenta in tutta la sua maestosità. Un angioletto si avvicina ad Agostino e gli offre un cuore fiammante. Il santo indossa i paramenti episcopali, ma è altrettanto ben evidente il nero saio dei monaci agostiniani, che con questo simbolo hanno sempre voluto affermare la loro diretta discendenza dal Padre Agostino.
Il volto del santo ha lo sguardo teso completamente rivolto verso la Trinità. Alle spalle di S. Agostino si erge maestosa la Fede rappresentata come una giovane donna dal volto velato e nella mano destra alza l'Ostia ed il Calice del Corpo e Sangue di Cristo. In basso, ai suoi piedi, sono rappresentati il cappello e il pastorale simboli della sua dignità episcopale.
Nella stessa chiesa è presente una tela che raffigura San Nicola da Tolentino mentre intercede per le anime purganti. L'opera fa parte di un gruppo di sei dipinti di grosse dimensioni che adornano le pareti della Cattedrale di Ischia Porto, un tempo dedicata alla Madonna della Scala ed amministrata dai padri Agostiniani, che abitavano in un convento adiacente. Per quattro secoli furono autorevole guida spirituale della popolazione dell'isola. Fra le altre tele oltre a sant'Agostino è raffigurato anche san Tommaso da Villanova. La chiesa sarà concessa successivamente, nel 1810, con decreto di Gioacchino Napoleone Murat, re delle Due Sicilie, al Capitolo cattedrale d'Ischia in quanto la Cattedrale sul Castello era stata distrutta parzialmente nel giugno 1809, durante lo scontro tra le armate francesi e quelle anglo-borboniche. Le opere del Diano furono commissionate dagli agostiniani subito dopo i lavori di restauro condotti dal Martinetti e conclusi nel 1752.
Il dipinto è un'opera giovanile dell'artista e fu realizzata in una fase della sua attività legata alla rigida osservanza dei moduli demuriani. La struttura dell'opera è contrassegnata da una grazia lineare e da un'eleganza formale che si fondono armonicamente e permettono all'artista di realizzare un felice compromesso tra le esperienze locali e le più recenti innovazioni neoclassiche. Nel quadro si può apprezzare l'ampliamento dell'orizzonte spaziale e prospettico, accoppiato a cromie calde e rassicuranti. Lo schema compositivo si ispira a Solimena ed anche a De Mura. Sono individuabili tuttavia anche echi dello scintillante barocco di Giordano, che sono ben leggibili nelle gamme chiare di colore. Esse danno luogo ad un gradevole effetto pittorico di atmosfera quieta e serena, nel pieno rispetto delle esigenze di grazia e di devozione religiosa.
Giacinto Diano
Giacinto Diano, noto anche come Giacinto Diana, nacque a Pozzuoli nel 1731. Fu avviato alla pittura nella bottega di Francesco De Mura (1696-1782), che ne influenzò le opere giovanili. Nel 1752, il giovane Diano si trasferì da Pozzuoli a Napoli,dove fioriva l'arte e culturale per la presenza dell'illuminato re Carlo III di Borbone. Soprannominato 'o Puzzulaniello, Diano riuscì rapidamente ad affermarsi e nel 1773 ottenne la nomina di professore di Disegno e maestro di Pittura nella Reale Accademia di Belle Arti. Diano realizzò una ricca produzione artistica, sparsa in diverse località dell'ex Regno Borbonico e a Napoli. Numerose sue opere si trovano anche a Pozzuoli nel Duomo, nella cappella del Seminario vescovile e in Santa Maria delle Grazie. I suoi lavori più importanti sono le tele eseguite tra il 1758 e il 1760 per la chiesa di San Raffaele Arcangelo,oggi trasferite a Napoli. Trascorse gli ultimi anni in miseria in una casa dei quartieri spagnoli, dove morì nel 1803. Fu sepolto nella chiesa dell'Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini di cui era confratello. L'attività di Diano fu proseguita da diversi allievi, tra i quali troviamo Gaetano Gigante, fondatore della Scuola di Posillipo, che conobbe in Giacinto Gigante il più noto esponente.