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La Provincia agostiniana di Sardegna

La chiesa di S. Agostino ad Abbasanta

La chiesa di S. Agostino ad Abbasanta

 

 

LA PROVINCIA AGOSTINIANA DI SARDEGNA DAGLI INIZI A TUTTO IL XVI SECOLO

di Lino Neccia

da Analecta Augustiniana, LXII (1999), pp. 359-389

 

 

 

 

VESCOVI AGOSTINIANI NELLA SARDEGNA DEL XVI SECOLO

Come si può notare dal titolo di questa parte, ho voluto sottolineare il fatto che in Sardegna ci sono stati vescovi agostiniani, anche nei secoli precedenti come in quelli seguenti il Cinquecento, ma posso affermare con sicurezza che mai si è trattato di religiosi nativi dell'isola. Infatti, il dominio spagnolo prima, e quello piemontese poi, fecero in modo che le sedi vescovili restassero appannaggio di uomini graditi alle rispettive corti. Per altri ordini religiosi, organizzati meglio e più numerosi, non si è verificata la stessa cosa, hanno cioè avuto modo di poter esprimere vescovi oriundi dell'isola, ma non gli agostiniani, per quanto è fuor di dubbio che abbiano avuto persone all'altezza. Bisogna ricordare, inoltre, che i frati agostiniani sardi nel Cinquecento erano pochi, essendo la maggioranza costituita da spagnoli.

Nella seconda metà del secolo andranno via via crescendo di numero e verso l'ultimo decennio inizieranno a formare maggioranza, ma la loro posizione all'interno della Chiesa sarda non era ancora di particolare rilievo. In questo secolo, quindi, abbiamo soltanto vescovi agostiniani spagnoli incaricati di presiedere al governo di alcune diocesi dell'isola. Il Prof. Giancarlo Sorgia affermava invece il contrario nel suo intervento presentato il 4 aprile 1987 all'Università di Cagliari, in occasione delle celebrazioni per il XVI Centenario della conversione e del battesimo di S. Agostino: "pare opportuno ricordare come numerosi agostiniani (non sempre Eremitani) siano stati chiamati a governare diverse diocesi isolane, specie tra il Quattrocento e la fine del Settecento, come quelle di Sorres, Terralba, Ampurias, Bosa, Alghero, Sassari.

Tra di essi meritano particolare citazione tre vescovi: due sardi formatisi nel convento cagliaritano di S. Leonardo, e il terzo, spagnolo, perché la sua azione incisiva trova ormai posto anche nei testi della nostra storia. Sono Giovanni Serra, che fu a capo della Provincia sarda prima di essere nominato vescovo di Bosa nel 1575; Andrea Aznar, cagliaritano, che resse per un decennio dal 1663 la diocesi di Alghero fino al trasferimento a quella più importante di Lerida; Ludovico de Cotes, che fu vescovo di Ampurias dal 1545 al 1558" [1]. I due vescovi sardi sarebbero pertanto Giovanni Serra e Andrea Aznar. Per quanto riguarda quest'ultimo, tanto il Jordàn, quanto lo studio più completo di Polo Rubio, come pure le testimonianze di altri storici, assicurano con documentata certezza la sua origine spagnola: "Todos los biografos de Andrés Aznar afirman unànimemente que naciò el año 1612 en Zaragoza" [2]. Giovanni Serra era invece di Valenza, secondo il Jordàn [3], e comunque dai registri del Priore Generale del tempo, Taddeo da Perugia, si evince la sua origine spagnola. Quando accanto al suo nome si trova la dicitura "sardo" è da intendersi "membro della provincia di Sardegna". I religiosi sardi, come s'è visto, erano ancora pochi e i primi cognomi indiscutibilmente isolani dei frati della provincia si incontrano proprio intorno a questo periodo, e si tratta di studenti di teologia. Il Vico, inoltre, ce lo indica come "natural de Tarragona". Ciò precisato, l'elenco dei vescovi agostiniani che nel sec. XVI hanno a che fare con la Sardegna è il seguente:

 

1. MICHELE MAICHES, vesc. di Ales (1556) e arciv. eletto di Sassari (1572 o 1573);

2. LUDOVICO DE COTES, vesc. di Ampurias (1545-1458);

3. GIOVANNI SERRA, vesc. di Bosa (1575-1577);

5. ANTONIO CAMOS, vesc. eletto di Trani (1606).

 

 

1. MICHELE MAICHES

Miguel Maiches o Màiquez nacque in Bocairente ed emise la professione religiosa nel convento di S. Agostino di Valenza. Si distinse fin da giovane per le spiccate capacità di intellettuale e di studioso e percorse tutti i gradi della carriera accademica: divenne maestro in sacra teologìa nel maggio del 1524. Ricopri incarichi di importanza all'interno della provincia d'Aragona, come priore del convento di Valenza e poi definitore provinciale. Nel 1534 gli venne affidato l'ufficio di confessore delle monache agostiniane del monastero di S. Julian di Valenza. Poco tempo dopo, tuttavia, il P. Generale gli inviò una missiva contenente dei rimproveri nei suoi confronti: il superiore lo redarguiva perché fr. Maiches cercava di ottenere una nomina vescovile, al fine di sottrarsi al movimento riformatore che, per diretto interessamento della curia generalizia, stava per essere esteso anche al convento di S. Agostino di Valenza. È chiaro, a questo punto, che il Maiches era tra quanti si opponevano alla riforma, un avversario valido e preparato, e pertanto temibile. Nonostante ciò, il 4 agosto 1536 venne creato vescovo titolare di Tarso e ausiliare del vescovo di Segorbe, D. Gaspar Jofre de Borja, del quale fu collaboratore fino al 1556, anno della morte del Borja medesimo. Immediatamente dopo venne promosso alla diocesi Uselense o di Ales in Sardegna, come assicurano tutti i suoi biografi. Probabilmente rimase in Spagna, a Lerida, né si recò mai nell'isola per governare di persona la diocesi.

Nel 1572, o nell'anno seguente, la data è incerta, venne elevato all'arcivescovado di Sassari e, senza mai prendere possesso della diocesi, mori nell'anno 1577. Il Panfilo lo ricorda vivo nel 1575, quando terminava la sua "Cronica", dicendo che era vescovo in Sardegna. Come ricorda il Jordàn, sembra che il Maiches abbia scritto testi di commento alla Sacra Scrittura e di argomento teologico, ma nulla ci resta di questa sua attività di studioso.

 

 

2. LUDOVICO DE COTES

Veramente interessante la figura di questo prelato, eletto vescovo di Ampurias nel maggio del 1545: "Die veneris Maii 1545 apud S. Petrum... fuit consistorium secretum in quo SS.mus D.N. referente me Uberto etc. Cardinali de Gambara... providit ecclesiae Ampuriensi ... de persona Venerabilis viri D. Ludovici de Cottos, perpetui Cappellani in ecclesia Domus S.ti Augustini Hispalensis ordinis fratrum Heremitarum eiusdem S. Augustini magistri in theologia ac in presbiteratus ordine costituti ..." [4]. Di questo presule è rimasto vivo il ricordo nella storia sarda del tempo, del suo interessamento presso la Corte di Madrid per interventi di carattere economico, sociale e culturale, vòlti a risollevare le disagiate condizioni degli isolani: "Ludovico de Cotes, che fu vescovo di Ampurias dal 1545 al 1558.

Di quest'ultimo si conosce e si apprezza in special modo il chiaro intervento nel corso della riunione parlamentare del 1553-1554, e dal quale si apprende come egli avesse una perfetta conoscenza della realtà isolana. Con un discorso quanto mai efficace in quella sede dalla grande importanza istituzionale, egli si rivolse al sovrano chiedendo interventi in favore delle esigenze sarde del momento: - il potenziamento dell'olivicoltura mediante l'invio da Maiorca di provetti potatori per istruire gli agricoltori sardi in modo che venisse incentivata la produzione olearia; - disposizioni regie che favorissero la liberalizzazione commerciale per i prodotti della terra, come mezzo determinante per lo sviluppo dell'agricoltura; - ordini severi per far cessare gli abusi di molti ufficiali feudali e regi nei confronti delle popolazioni; - ma, soprattutto, si fece promotore di una istanza, fatta propria anche dai tre Stamenti riuniti, affinché la Sardegna avesse una sua Università con tutte le facoltà. In essa avrebbero potuto studiare specialmente quei giovani "molt pobres" che non avevano i mezzi per frequentare gli Atenei spagnoli, ribadendo il concetto secondo il quale l'istruzione superiore doveva essere consentita e facilitata a quanti, pur dotati, si trovassero in condizioni economiche disagiate. Una precisa indicazione dall'indubbio valore politico e sociale, dunque, che merita di essere ricordata" [5].

 

 

3. GIOVANNI SERRA Entrato nell'Ordine già sacerdote, Juan Serra emise la professione religiosa nel convento di S. Maria del Soccorso di Valenza, nelle mani del priore della casa e provinciale P. Nicolàs de Tolentino il 24 agosto del 1553. Era maestro in sacra teologia e si ricordano di lui le spiccate qualità morali, unitamente alla profonda cultura. Nel 1561 era già priore del convento del Soccorso di Valenza e nel 1565 provinciale. Per le sue qualità e le sue doti il Viceré di Sardegna lo volle al proprio fianco come consigliere e collaboratore nel governo dell'isola. In merito a ciò, il P. Generale Taddeo da Perugia lo esonerò da ogni obbligo nei confronti dell'Ordine il 22 luglio 1574: "Dedimus facultatem magistro Joanni Serra ut inserviat pro Regi Sardiniae et secum vadat quocumque voluerit" [6].

Purtroppo, di questa sua non lunga attività di collaboratore nel governo dell'isola non ci resta notizia. Lo spazio di tempo in cui assolse a tale compito invero fu breve, perché già il 3 gennaio 1575 il P. Generale gli comunicava la sua preconizzazione all'episcopato: "Dedimus etiam litteras et facultatem Reverendo Domino Magistro Joanni Serra sardo ut possit accipere et promoveri ad episcopatum, sibi a Catholico Rege propositum et oblatum" [7]. La nomina, quindi, era sollecitata dalla corte di Filippo II, chiaramente su interessamento del Viceré di Sardegna. Il 12 gennaio seguente il P. Taddeo da Perugia inviò alla S. Sede le lettere testimoniali, con le quali lo dichiarava idoneo ad assumere il ministero dell'episcopato e si congratulava con il neo eletto per essere stato scelto e voluto dal Re Cattolico in persona. Finalmente, il 19 dello stesso mese, il decreto della Sede: "Feria secunda die XIX Januarii 1575 apud S. Petrum fuit consistorium secretum... Sanctitas Sua providit Ecclesiae Bossanensi... de persona fratris Johannis Serra Ordinis Eremitarum Sancti Augustini, presbyteri theologi, et cetera omnia habentis a Sacra Tridentina Synodo requisita" [8]

Una volta vescovo di Bosa, Juan Serra mantenne stretti rapporti con l'Ordine, chiedendo ed ottenendo dal superiore generale la collaborazione di un altro agostiniano spagnolo, P. Giacomo Duràn, perché lo affiancasse nel governo della diocesi. P. Giacomo Duràn partì da Barcellona ed era a Genova il 4 febbraio 1575, pronto ad imbarcarsi per la Sardegna, quando lo raggiunse una missiva del P. Generale che, tra le altre cose, gli chiedeva un favore del tutto speciale e curioso: "ad magistrum Iacobum Duran Genua per aliquot dies commorantem, cui etiam scripsimus ut equos sardos mitti curaret per eos qui ad capitulum generalem sunt venturi" [9]. Si tratta di una notizia degna di nota per il fatto che, anche al tempo, i cavalli sardi erano ben conosciuti ed apprezzati come lo sono a tutt'oggi. Chiusa questa parentesi, il P. Duràn arrivò a Bosa giusto in tempo per predicarvi la quaresima, come ricorda lo storico sardo Mons. Damiano Filia: "Nel 1575 era provinciale fr. Giacomo Duran, che predicava la quaresima in Bosa" [10]. In verità, P. Duràn non era provinciale, bensì vicario pro tempore da febbraio al Capitolo generale del maggio dello stesso anno, quando venne nominato vicario provinciale il P. Pablo Miguel di Barcellona. [11].

Quest'ultimo però morì nel volgere di pochi mesi e Taddeo da Perugia incaricò di nuovo il P. Duran del governo della provincia il 6 febbraio 1576 [12]. Nonostante la nuova responsabilità, P. Duràn continuò ad affiancare il vescovo Serra nel governo della diocesi di Bosa, e viceversa, quest'ultimo non cessò di prestare la sua opera per il buon andamento dell'Ordine nell'isola, al punto che il P. Generale, intervenendo sui problemi della provincia, si rivolge ad entrambi: "Rev.mo Domino Episcopo Bossanensi et Vicario nostro in Sardiniam scripsimus nos iam dedisse litteras, et ordinem quem servari oporteat in illa Provincia... et de statu Provinciae nos reddant certiores" [13]. Giovanni Serra morì, presumibilmente, nel 1577.

 

 

4. ANTONIO CAMÒS Anche questi spagnolo, non fu vescovo in Sardegna, ma in quest'isola maturò la sua vocazione religiosa quando era governatore di Sassari: "Il Sisco riporta dal Vico, che nel 1581 era Governatore di Sassari Don Antonio Camòs, cavaliere catalano, il quale si fece religioso agostiniano nel Convento di Sassari, e dopo pochi anni fu eletto vescovo a Napoli. Aggiunge che era stato il 48° Governatore di Sassari" [14]. Di questo religioso ci dà notizia il Jordàn, ripreso e completato da Gregorio de Santiago Vela [15]. Il suo nome per intero era Marco Antonio de Camòs y Requesens, nato a Barcellona da nobile famiglia. Da giovane si sposò ed ebbe figli. Datosi alla carriera militare, fece in essa tanti progressi da diventare capitano di cavalleria, fino a quando, nel 1581, divenne Governatore dell'isola di Sardegna. Nel frattempo gli morirono moglie e figli e decise di diventare religioso agostiniano. Iniziò allora lo studio delle discipline teologiche ed ebbe come guida e maestro un frate del convento di Sassari, uno degli elementi più validi della provincia. Una volta conclusa la sua preparazione filosofico-teologica, rinunciò al governatorato, si recò a Roma per non subire il fastidio di parenti ed amici, ed emise la professione religiosa nelle mani del P. Generale nel 1583, all'età di 38 anni.

Continuò poi i suoi studi nella provincia d'Aragona, dove spesso ricoprì incarichi di responsabilità. Lo ritroviamo a Napoli intorno al 1605 al servizio del nuovo viceré, allorché venne preconizzato vescovo di Trani da Filippo III di Spagna; ma non fece in tempo ad accettare la nomina perché morì prima, il 3 marzo 1606. Venne sepolto a Napoli, nella chiesa di Nostra Signora della Speranza degli Spagnoli. Sulla sua tomba venne posto il seguente epitaffio: D.O.M. / Patri Marco Antonio ex nobilissi / ma et antiquissima familia de Camòs / et Requesens Barcino. Equiti. Eccle / siae aliarumque Sardiniae Urbium, / cum bellica potestate Praefecto. Hic / deinde 38 annum agens, uxore de / mortua mundi fragilitatem inspiciens / familiae D. Augustini Ordinis Here / mitarum nomen dedit. Brevi sacrae / Theologiae Dr. et Magister divinique / verbi concionator non vulgaris, Mi / crocosmian aliosque libros insignes / edidit. Praeter horas necessarias, nun / quam otio vacavit. Archiepiscopus / tranensis a Rege Philippo III aus / triaco Ill.mo et Exc.mo Comite de / Benavente hujus Regni Prorege in / tercedente creatus dum se profectioni / parat Romae sancte sicut vixit obiit / in hoc Coenobio V Nonas Martii anno / 1606 aetatis suae ann. LXIII. Mens. IV. / D. vn. Fr. Fulgentius de Alegria Can / taber ejusd. ord. ac voti socius cum la / crimis P.

Oltre ad essere valente poeta, come ricorda il Jordàn, P. Camòs scrisse anche un testo sull'arte di governare, dal titolo: Microcosmia y govierno universal del hombre christiano ..., edito in Barcellona nel 1592.

 

 

 

Note

 

(1) - G. SORGIA, Gli Agostiniani in Sardegna in epoca moderna, in "Studi Sardi", vol. XXIX, Ed. Gallizza, (1990-1991), Sassari, p. 526.

(2) - Juan José POLO RUBIO, Fray Andrés Aznar Naves (1612-1682), Obispo de Alguer, Jaca y Teruel, Ed. Revista Agustiniana, Madrid 1996, p. 11.

(3) - J. JORDÀN, cit., p. 35.

(4) - Dionigi SCANO, Codice delle relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e la Sardegna, vol. II, Arti Grafiche, B.C.T., Cagliari 1941, Cod. CDXCIX, p. 337.

(5) - G. SORGIA, Gli Agostiniani in Sardegna, cit., pp. 526-527.

(6) - AGA, Dd. 34, c. 150.

(7) - AGA, Dd. 36, c. 44v.

(8) - D. SCANO, Codice diplomatico, cit., p. 371.

(9) - AGA, Dd. 36, c. 56v.

(10) - D. FILIA, La Sardegna cristiana, Tip. U. Satta, Sassari 1909, vol. II, p. 260.

(11) - AGA, Dd. 36, cc. 56v. e 81v.

(12) - AGA, Dd. 36, c. 144v.

(13) - AGA, Dd. 36, c. 159v.

(14) - E. COSTA, Sassari, cit., p. 388.

(15) - G. DE SANTIAGO VELA, Biblioteca Ibero-Americana, cit., pp. 551-556.