Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'ordine > Brettinesi > Eremiti

I FRATI EREMITI DI BRETTINO

Convento agostiniano di Tolentino

 

Convento di Tolentino

 

 

I FRATI EREMITI DI BRETTINO

di B. Van Luijk

 

 

 

L'Ordine dei Brettinesi non risale ad un unico fondatore, individuabile in modo chiaro, dal quale possa aver ricevuto la sua impronta e il suo scopo. Esso deve piuttosto la sua esistenza ad un gruppo di credenti rimasti sconosciuti, forse originari di Fano, che all'inizio del XIII secolo si riunirono per condurre motu proprio una nuova forma di vita religiosa a Brettino, località situata a nord-ovest di quella città. La loro comunità, che Gregorio IX l'8 dicembre 1228 nella Bolla Cum olim definì "Ordine religioso", non rimase limitata a Brettino (Gregorio IX, 8.12.1228, EMPOLI, pag. 123; POTT. nr. 8288).

Alla loro prima fondazione, l'Eremo di S. Biagio di Brettino (Eremus S.Blasii de Brictinis) [1], che Gregorio IX il 26 novembre 1227 nella Bolla Sacrosancta Romana aveva preso sotto la protezione papale, si erano uniti nel 1228 dei frati (Fratres) che erano soggetti al priore della casa madre [2]. Nel medesimo anno la nuova comunità chiese alla Curia l'approvazione delle sue norme di vita. Diversamente dai Francescani, essi non riuscirono ad ottenere l'approvazione della loro Observantia. Nello spirito delle decisioni del IV Concilio Lateranense essi furono piuttosto costretti da Gregorio IX ad accettare una delle regole approvate, nel caso specifico la regola agostiniana [3].

Sette anni dopo, il 13 marzo 1235, il Papa, nella Bolla Quae omnium Conditoris, confermò le Costituzioni che in alcuni punti precisavano la regola assunta nel 1228 [4]. Il 3 novembre 1245, quando l'Ordine contava circa dieci conventi [5] situati soprattutto nella marca di Ancona, Innocenzo IV, attraverso il privilegio Religiosam vitam eligentibus portò la sua costituzione giuridica ad un certo compimento [6] dopo aver conferito, già il 24 settembre [7]) e l'1 ottobre 1243 [8] nelle Bolle Vota devotorum e Quotiens a nobis, importanti singoli privilegi confermati ancora una volta nel citato privilegio collettivo. A partire dalle fonti disponibili, ossia dai privilegi papali citati, è possibile ricostruire relativamente bene i primi stadi dell'organizzazione giuridica dell'Ordine dei Brettinesi. Altri fatti, come ad esempio l'origine, la posizione sociale e le intenzioni, indispensabili per conoscere la particolarità dell'Ordine, soprattutto la sua spiritualità, non vengono menzionati in tali documenti [9]. Soltanto la Bolla Quae omnium Conditoris fa un'eccezione e può essere considerata perciò come il più importante documento della protostoria dei Brettinesi. In una frase precedente alle Costituzioni transumate [10], si dice occasionalmente che fosse intenzione dei Brettinesi cancellare i vitia carnis ed ottenere con la grazia divina e con il proprio sforzo la perennis vitae bravium [11].

Se si può considerare l'asserzione riferita nel 1235 come un'espressione dei propositi originari dei Brettinesi, allora per quanto concerne i devoti et humiles filii [12] che si riunirono a Brettino all'inizio del XIII secolo, si tratta non della realizzazione di una nuova ed inconsueta forma di vita, bensì della soddisfazione di esigenze che fin dai tempi antichi furono alla base dell'ascesi cristiana, specialmente di quella monastica: si tratta cioè della "autosantificazione" ascetica. La collocazione e la designazione della prima fondazione, come anche della maggior parte di quelle edificate successivamente, fanno chiaramente riconoscere che l'anacoretismo, quale presupposto per il raggiungimento di un simile scopo, abbia avuto un alto ruolo nella spiritualità di questo gruppo. Le fonti non si esprimono tuttavia sul tipo preciso di ritiro dal mondo. Lo sviluppo dell'Ordine insegna che non può essersi trattato dell'eremitismus purus, escludente secondo natura fondazioni collettive più grandi, se non transitoriamente in statu nascendi. Non si può in ogni caso parlare di un collegamento sistematico di vita eremitica individuale e di vita comunitaria monastica, come quello praticato dagli Ordini eremitani del XII secolo, come ad esempio i Camaldolesi, sebbene singoli membri del primo eremo forse unissero di tanto in tanto particolari esercizi ascetici ed isolamento individuale [13]. Le Costituzioni approvate nel 1235 e probabilmente risalenti nella loro essenza all'Osservanza originaria, confermano queste affermazioni. E' vero che esse contengono una disposizione che deve assicurare una certa clausura, ma non conoscono tuttavia alcuna prescrizione per una vita eremitica nel senso delle possibilità sopra indicate [14].

Il carattere eremitico della condotta di vita, caratterizzata espressamente da Alessandro IV ancora nel 1255 come vita eremitica [15], consisteva piuttosto nell'isolamento della comunità, decisa alla vita ascetica, dai centri d'insediamento - nel caso specifico dalle città della Romagna e della marca di Ancona - cosicché per i Brettinesi si dovrebbe parlare più di una vita communis in eremo, anziché in generale di vita eremitica [16]. Come lo scopo, anche le forme della vita religiosa trascorsa nell'eremo erano di natura convenzionale. Secondo quanto finora sappiamo, esse consistevano fondamentalmente nella preghiera, nel digiuno e nella povertà. Mentre della vita di preghiera si parla solo raramente [17], le Costituzioni, approvate nel 1235, ci informano soprattutto del digiuno. Essi esigevano che si digiunasse non soltanto nei consueti periodi di digiuno della Chiesa, ma anche nell'intero lasso di tempo fra la festa dell'esaltazione della Croce fino alla Pasqua, ad eccezione delle domeniche.

Durante tutto l'anno, erano giorni di digiuno il mercoledì ed il venerdì. Nei rimanenti giorni erano consentiti solamente formaggio e uova, la carne era tuttavia severamente vietata come nei giorni di digiuno. Queste richieste, anche nel XII secolo, nel quale ortodossi ed eretici curavano in maniera particolare il digiuno quale mezzo di salvezza individuale, o quale espressione della (Stoffeindlichkeit) di principio, furono non poco severe. Si deve di conseguenza considerare il digiuno non soltanto per il ruolo che esso occupa nella legislazione dell'Ordine, ma anche a causa del suo effettivo rigorismo, come una caratteristica essenziale della spiritualità brettinese, la quale viene collegata con quella dei precedenti Ordini eremitani [18]. La povertà, seconda caratteristica di questa comunità religiosa, concerneva sia i singoli, che la comunità. Il singolo doveva essere de colore seu valore vestium minime contendens soddisfatto di un habitus paupertatis [19], la comunità doveva rinunciare a qualsiasi proprietà all'infuori dell'eremo e del giardino e del bosco ad esso relativi [20]; redditi derivanti da rendite, decime e simili dovevano quindi essere vietati. E' vero che questa esigenza, che ricordava il principio di povertà degli Ordini eremitani del XII secolo [21], non aveva nulla della durezza di principio con cui la regola francescana prescriveva la totale povertà della comunità, fondò tuttavia una pratica che poteva essersi distinta poco da quella dei frati minori della seconda generazione [22]. La povertà, che negli Statuti veniva considerata come espressione dell'imitazione di Cristo, costringeva i nudi sequentes Christum in altitudinem paupertatis, cosicchè nel 1238 essi furono chiamati dal vescovo di Ascoli con un motto già comune al movimento di povertà più antico [23]: "mendicanti" [24].

I Papi li sostennero a tale proposito attraverso indulti [25] e privilegi di protezione [26], cosicché grazie alle donazioni fu possibile non soltanto erigere l'antico eremo [27], ma anche edificare fino al 1256 circa trenta sedi nel triangolo più o meno delineato da Venezia, Bologna ed Ascoli [28]. Per quanto riguarda la fondazione dei conventi, situati in massima parte al di fuori delle città, si tenne conto del fatto che la proprietà consentita dagli Statuti garantisse superfici utilizzabili dal punto di vista agricolo come giardini, vigneti e boschi [29]. Ciò accadeva per motivi economici, dal momento che accanto alle elemosine l'attività agricola poteva contribuire alla copertura delle esigenze dell'Ordine, che cresceva rapidamente. Non si può però ignorare il fatto che proprietà di questo genere erano il presupposto per il lavoro manuale che fin dai tempi antichi aveva occupato un posto particolare fra i mezzi dell'ascesi monastica ed eremitana. E' quindi probabile che nel programma dei Brettinesi, rivolto alla "autosantificazione" ascetica, il lavoro manuale giocasse un certo ruolo, sebbene ciò non venga riportato direttamente dalle fonti [30]. Non è possibile rispondere con sicurezza alla domanda sulla misura in cui i Brettinesi nel primo periodo dell'Ordine collegassero l'attività apostolica con la loro condotta di vita ascetica. Si deve presumere che essi, nel corso dei viaggi per raccogliere elemosine, viaggi che li misero in contatto soprattutto con i fedeli della marca di Ancona [31], tentassero di svolgere la loro attività pastorale non soltanto con il loro esempio, ma anche con prediche exhortative [32]. Quello che per il primo periodo si può soltanto presumere, si può affermare con sicurezza per gli ultimi decenni della storia dell'Ordine. Il 24 settembre 1243 Innocenzo IV permise a sacerdoti dell'Ordine adatti, di predicare e di raccogliere confessioni con l'approvazione del clero competente [33]. Una settimana più tardi, l'1 ottobre 1243, egli consentì la sepoltura di defunti nella chiesa del convento tenendo conto delle esigenze del clero parrocchiale, il che presupponeva in qualche misura un'attività pastorale [34]. Con ogni probabilità tale attività non apparteneva tuttavia alle intenzioni primarie dei Brettinesi.

I fondatori della prima sede, che si presume fossero dei laici [35], dovevano essere ben lontani dalla cura d'anime - "nociva" alla loro "autosantificazione" ascetica - attraverso la predicazione e l'amministrazione dei sacramenti, a maggior ragione dovevano però esserlo dall'idea dell'esercizio dell'attività pastorale a livello parrocchiale. L'assunzione di istituti monastici bisognosi di una riforma, come nel caso del monastero benedettino di S. Maria Magdalena de Valle Petrae nei pressi di Bologna, incorporato definitivamente nel 1253, corrispondeva maggiormente alla loro visione originaria della vita spirituale [36].

Nelle lunghe e complicate trattative che precedettero l'acquisizione del monastero, i Brettinesi poterono rendere credibile il fatto che il loro modo di vivere si distinguesse da quello che fino ad allora era stato condotto in quel luogo soltanto attraverso una maggiore severità [37] La svolta verso la cura animarum mediante la predicazione ed il sacramento della penitenza, che seguiva la non improbabile libera e non obbligatoria attività di cura d'anime delle origini, è dovuta sicuramente al fatto che nel corso del tempo si unirono alla comunità sempre più sacerdoti [38] che insistevano su un'attività conforme al loro stato. Da tale cambiamento verso la cura d'anime seguì forse il fatto che negli ultimi anni precedenti la dissoluzione dell'Ordine si edificarono sedi in città come Orvieto [39], Rimini [40] e Terni [41], giungendo addirittura a sollecitare la soppressione della casa madre situata in eremo allo scopo di ricostruirla a Fano, il che, tuttavia, fu impedito nel 1253 da Papa Innocenzo IV stesso [42].

 

 

 

NOTE

 

(1) - Gregorio IX, 26.11.1227, EMPOLI, pag. 122; TORELLI IV, 280; A. C. BILLI, Brettino e Simone Cantarini. Cenni storico-artistici, Fano 1866.

(2) - Gregorio IX, 8.12.1228, EMPOLI, pag. 123; POTT. nr. 8288: "Dilectis filiis fratribus eremi de Brictinis, Fanensis dioecesis, et aliis fratribus eremo ipsi subiectis."

(3) - Gregorio IX, 8.12.1228, EMPOLI, pag. 123; POTT. nr. 8288.

(4) - Gregorio IX, 13.3.1235, EMPOLI, pag. 123-125; POTT. nr. 9856. Confermato da Innocenzo IV, 17.9.1250, EMPOLI, pag. 174-175 (datato 1251); POTT. nr 14059.

(5) - ROTH, in AUG. III (1953), pag. 308-313.

(6) - Innocenzo IV, 3.11.1245, E. BERGER, Les Registres d'Innocent IV, Bibl. Des Ecol. Franç. D'Athène et de Rome, Paris 1884-1921, II, nr. 1603; ders. 30.7.1252, BERGER, III, nr. 5887, Alessandro IV, 10.4.1255, EMPOLI, pag. 6-9; POTT. nr 15792.

(7) - Innocenzo IV, 24.9.1243, Arch. Vat. 21, fol. 21; BERGER, I, 128.

(8) - Innocenzo IV, 1.10.1243, L. TORELLI, Secoli Agostiniani, Bologna 1675, IV, pag. 365-367; BERGER I, nr. 141.

(9) - E' possibile che il priore Andrea, di cui si parla prima del 1240 (Gregorio IX, 21.8.1240, TORELLI, IV, pag. 355), sia appartenuto ai primi brettinesi. Cfr. ROTH, II (1952), pag. 136, Anm. 248.

(10) - Cfr. Anm. 30. Probabilmente gli statuti che hanno avuto applicazione incompleta sono soltanto frammenti dell' "observantia" originaria.

(11) - Gregorio IX, 13.3.1235, EMPOLI, pag. 123-125; POTT., nr. 9856: "Sane praesentata Nobis vestra petitio continebat, quod vos vitia carnis cupientes extinguere, ut succedente virtutem gratia possitis perennis vitae bravium obtinere...".

(12) - Gregorio IX, 26.11.1227, EMPOLI, pag. 122; POTT., nr. 26186.

(13) - Il reperto archeologico reso noto da ROTH, in AUG. II (1952), pag. 135 sembra legittimare questa conclusione, ma non é stato ancora interpretato con la dovuta esattezza.

(14) - Gregorio IX, 13.3.1235: "Item quod nullus in mensa fratrum recipiatur, nisi religiosus extiterit vel constitutus in aliqua praelatura" (Anm. 37).

(15) - Alessandro IV, 10.4.1255, EMPOLI, pag. 6-9; POTT., nr 15792: "Statuentes, ut ordo canonicus, qui secundum Deum et b. Augustini regulam atque institutionem eremiticae vitae fratrum Brictinensium in domibus ipsis institutus esse dignoscitur, perpetuis ibidem temporibus inviolabiliter observetur".

(16) - HUMBERT VON ROMANS intende forse questo genere di vita eremitica, frequente nella protostoria dell'Ordine francescano, quando contrappone, in modo non del tutto fondato sul fatto storico, gli anacoreti del primo monachesimo, i quali probabilmente vivevano solo "singulariter", alle piccole comunità eremitiche del suo tempo. (De eruditione praedicatorum, Maxima Bibliotheca veterum Patrum, XXV, Lyon 1677, pag. 465). P. DOYERE, Complexité de L'Erémittisme, "La vie spirituelle", LXXXVII (1952), pag. 243-254, le caratterizza come forma dell'eremitismo del XIII e XIV secolo, tipica degli italiani e degli spagnoli.

(17) - Il vescovo Matteo da Ascoli, 1238, TH. HERRERA, Alphabetum Augustinianum..., Madrid 1643-44, I, pag. 167: "in qua (domus eorum) iuxta eorum votum suorum offere possint Jesu Christi hostias labiorum": Innocenzo IV, 4.7.1248; EMPOLI, pag. 171; POTT., nr. 12975: "Fratres Eremitarum de Brictinis ord. S. Augustini, qui divinis obsequiis insistentes non habeant unde valeant sustentari".

(18) - Gregorio IX, 13.3.1235, EMPOLI, pag. 123; POTT., nr. 8288

(19) - Gregorio IX, 13.3.1235: "Ceterum humiliter attendentes quod regnum Dei non in pretiosa veste consistit et quod induit paupertatis habitum conditor singulorum, laudabiliter statuistis, ut fratres vestri ordinis de colore seu valore vestium minime contendentes semper in eis vilitatem observent..."; Innocenzo IV, 3.11.1245, BERGER, II, nr., 1603.

(20) - Gregorio IX, 13.3.1235: "nec extra eremum possessiones, praeter hortum et silvam, habere praesumant". Un po' più preciso, ma sostanzialmente dello stesso tenore: Gregorio IX, 1.10.1243, TORELLI, IV, pag. 365-367; BERGER I, nr., 141. "Hortus", "silva" und "quaecumque bona" in Innocenzo IV, 3.11.1245, BERGER I, nr., 1603 e Innocenzo IV, 30.7.1252, BERGER II, nr., 5887.

(21) - Cfr. anche B. BLIGNY, Les premiers Chartreux et la pauvreté, in "Le Moyen Age", LVII (1951), pag. 44; A DE MEYER-J. DE SMET, Guigo's "Consuetudines" van de eerste Kartuizers, Mededelingen van de Kon. Vlaamse Acad. voor Wetenschappen. Letteren en Schone Kumsten van België. Klasse der Letteren XIII, 6, Brüssel 1951, pag. 38-51; J. BECQUET, Les Institutions de l'Ordre de Grandmont au Moyen-Age, in "Revue Mabillon", XLI (1951), pag. 34; J. B. MAHN, L'Ordre cistercien et son gouvernement des origines au milieu du XIII siècle, Paris 1951. Analoghe disposizioni di Gregorio IX per i Carmelitani: S. ZUK, De capacitate possidendi in communi in ordine Carmelitano saeculo XIII, in Analecta Ordinis Carmelitarum, X (1938-1940), pag. 17-20.

(22) - Il fatto che i Brettinesi disponessero di proprietà utilizzabili solo nell'ambito agricolo, comportava naturalmente una pratica della povertà diversa da quella degli altri Ordini, i quali godevano di relativa autonomia sulla base del lavoro agricolo e dell'allevamento del bestiame. La questua era una conseguenza necessaria della rinuncia ad ogni possesso che valicasse i confini del romitorio, ma poteva anche derivare da altre fonti spirituali.

(23) - Il vescovo Matteo da Ascoli, 1238, TH. HERRERA, I, pag. 167. Sulla storia dell'espressione, ricca di riferimenti, cfr. tra gli altri H. GRUNDMANN, Religiöse Bewegungen im Mittelal [Movimenti religiosi nel Medioevo], Darmstadt 1961, pag. 13ss; A. MENS, Oorsprong en Betekenis van de Nederlandse Begijn en Begardenbewegung, Antwerpen 1947, pag. 17, 254; L. SPÄLTING, De Apostolicis Pseudoapostolicis, Apostolinis, München 1947, pag. 47; E. WERNER, Pauperes Christi, Leipzig 19.. , pag. 19-20.

(24) - Innocenzo IV, 27.9.1247, EMPOLI, pag. 171; POTT., nr. 12697; Innocenzo IV, 4.7.12, EMPOLI, pag. 172; POTT., nr. 12975: "nec permittatis super elemosynis colligendis ad stentationem ipsorum ab aliquibus inferri molestiam aliquam vel gravamen".

(25) - Numerose lettere sulle indulgenze per le diverse case in un 'Vidimus' dal 1310 al 1317 in TORELLI IV, pag. 407-408; ROTH in AUG. III (1953), pag. 308; AA. IV (1911-1912), pag. 4.

(26) - Innocenzo IV, 4.7.1248, EMPOLI, pag. 172; POTT., nr. 12975.

(27) - Innocenzo IV, 27.9.1247, EMPOLI, pag. 171; POTT., nr. 12697. Sulle ulteriori vicende di questa casa cfr. Anm. 68.

(28) - ROTH in AUG. III (1953), pag. 308-313.

(29) - Cfr. ad esempio Innocenzo IV, 6.10.1250, BERGER II, nr. 4856; donazioni per Valmane 1238: AA. III (1909-1910), pag. 428.

(30) - Quanto alla sua dimensione, essa non era certo paragonabile con quella dei Cistercensi. Vedi anche Anm. 48.

(31) - Gregorio IX, 13.3.1235, EMPOLI, pag. 123-125; POTT., nr. 9856; Gregorio IX, 18.8.12, TORELLI, IV, pag. 353; POTT., nr. 10932; Innocenzo IV, 4.7.1248, EMPOLI, pag. 171; POTT., nr. 12975.

(32) - Se la conversione di Nicola da Tolentino, che il suo biografo Pietro da Monte Rubiano (AA.SS. Sept. III, pag. 644-664) non lascia passare in secondo piano come esempio di mortificazione, rinuncia e umile modestia rispetto a S. Francesco d'Assisi, fosse stata realmente promossa da un brettinese, come per lo più si ritiene (ad esempio B. N. CONCETTI, Vita di S. Nicola da Tolentino, Tolentino 1932), allora l'apparizione di questo "predicatore ambulante", il quale predicava sulle strade e sulle piazze delle città della Marca di Ancona, sarebbe una testimonianza tardiva (1255-1256) del fatto che questa forma di attività apostolica, non rara all'inizio del sec. XIII, era praticata anche dai Brettinesi.

(33) - Innocenzo IV, 24.9.1243, Archivio Vat. Reg. 21, fol. 21; BERGER, I, nr. 128.

(34) - Innocenzo IV, 1.10.1243, TORELLI, IV, pag. 365-367; BERGER, I, nr. 141.

(35) - B. VAN LUIJK, Het Kruisheren-Ideaal en de intensivering van de Volkszielzorg in de dertiende Eeuw, "Het Oude Land van Loon", XVI (1961), pag. 146, Anm. 21.

(36) - Sulle trattative cfr.: Innocenzo IV, 17.7.1247, EMPOLI, pag. 170; ders., 7.12.1249, EMPOLI, pag. 172-173; ders., 2.12.1253, BERGER, III, nr. 7097.

(37) - Innocenzo IV, 7.12.1249, EMPOLI, pag. 173.

(38) - Innocenzo IV, 1.10.1243, TORELLI IV, pag. 365-367; ders., 24.9.1243, BERGER, I, nr. 128; Archivio Vat. Reg. 21, fol. 21.

(39) - Innocenzo IV, 1.10.1251, AA., I (1905-1906), pag. 426; ROTH, in AUG., III (1953), pag. 311.

(40) - Innocenzo IV, 1.9.1247, AA., V (1913-1914), pag. 426; ROTH, in AUG., III (1953), pag. 312.

(41) - Innocenzo IV, 27.1.1252, AA., V (1913-1914), pag. 466; AA., VIII (1953), pag. 212-216.

(42) - P. M. Amiani, Memorie istoriche della Città di Fano, Fano 1751, pag. 211-212; Innocenzo IV, 1.7.1253, EMPOLI, pag. 184-185; POTT., nr. 15039.