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UN LEGGENDARIO DEI PRIMI SANTI AGOSTINIANI (1326-1342)

Sant'Agostino: miniatura da un codice fiorentino

 

Sant'Agostino: miniatura da un codice fiorentino

 

 

DE FRATRE VITO (H)UNGARICO

 

 

 

(Fol. 48r) De civitate Strigonii [1] provincie (H)ungarie fuit vere ex nominis proprietate nomen trahens vite laudabilis frater Vitus. Qui in spirituali zelo atque virtutis fervore excreverat multorumque animas ad deum producere satagebat. Cui dominus tantam gratiam verbo predicationis contulit, ut ultra decem milia C(h)umanorum ad fidem Christi convertit (sic) et suis propriis manibus in sacro fonte baptizavit (sic); ubi dies suos sancte vivendo, verbo et exemplo docendo, Christi virtutibus ornatus, in pace quievit. Sed quia quam plurimi servi dei exixtunt velut thesaurus a(b)sconditus in agro ecclesie, non sic deus de suo servo, isto fratre Vito, evenire instituit, quoniam tempus adfuit quod virtus thesauri, que prius erat in nubilo, resplenduit. Fratres namque licet ut venerandum fratrem honorifice sepulture dedissent, ignorantes tamen dei virtutem non ut congruum erat fecerunt.

Deus vero ostendere volens mirabilia sua fratribus fodientibuus ecclesie loci fundamentum, corpus sancti Viti, quod XIII annis sub terra steterat, tam recens et integrum invenerunt ac si illis diebus in domino quievisset. Quod cernentibus multis, "sanctus est, sanctus est!" clamaverunt. Ad cuius gaudium et novitatem quidam, cuius filius tunc mortuus fuerat, ipsum ad corpus sancti Viti adduxit et facta reverentia cum devotione defunctum adductum (et) sancti corpori adiunctum ad vitam pristinam reviviscit (sic). Et sic servo dei Vito (fol. 48v) sicut sancto Heliseo prophete, (ut) legitur (4 Reg. 13.21), evenit. Hoc audiens quidam clericus maioris ecclesie totaliter virtute oculorum privatus ad corpus sancti cum devotione venit et visum integre ac perfecte recepit; qui in sequenti ad sancti honorem trecentos laudabiles versus composuit.

Vestimenta quoque sua in hodiernum usque diem a quocumque febricitante tangantur, statim liberatur (sic). Cecorum autem et claudorum universarum infirmitatum (sic), qui eius meritis sanati sunt et sanantur, non est quasi numerus, sicut in dicto loco et civitate, ubi est corpus reverendum, clare habetur. Vito è per la prima volta menzionato nel breve elenco di santi agostiniani che Enrico di Friemar aggiunse al suo Tractatus de origine et progressu ordinis fratrum heremitarum [2].

 

 

Apparentemente Enrico non aveva informazioni dettagliate sulla vita e la personalità del frate Ungherese. Infatti mentre aggiunge una breve nota al nome di ognuno dei quattro altri santi del suo elenco, nel caso di Vito egli dice semplicemente: "Secundus fuit frater Vitus de Hungaria". Giordano di Sassonia, ovviamente impossibilitato ad avere informazioni attendibili, non lo menziona affatto. Ambrogio da Cori [3], come Enrico di Friemar, si accontenta di dire il nome e il paese di origine di Vito: "Quintus fuit beatus Vitus de Ungaria, vir quidem sanctissimus". Storici dell'Ordine più recenti - come J. Panfilo, N. Crusenio, L. Torelli - aggiungono pochi ulteriori dettagli. I loro resoconti concordano generalmente con una tradizione ungherese [4], che può essere riassunta come segue: Vito nacque a Nagyvárad, una città della Transilvania [5], e nella sua gioventù entrò nell'Ordine degli Eremiti Agostiniani. Per la sua santità fu tenuto in grande stima dalla popolazione. Morì verso la fine del XIII secolo [6]. In Ungheria egli era considerato un protettore contro la peste. La stessa tradizione ha anche conservato una versione della prima delle due storie miracolose raccontate dal nostro Anonimo Fiorentino. Fino a che punto questi storici agostiniani abbiano seguito questa tradizione, usando fonti intermedie, lo si può vedere dai testi riportati qui sotto.

PANFILO fol. 34r: Vitus Pannonius vir sanctus, sicut in testamento veteri Eliseus, mortuus iam, mortuum suscitavit.

CRUSENIO p. 141: Vivere desiit hoc anno (1297) B. Vitus Pannonius Eremit. August. qui inter cetera miracula instar Elisei mortuus mortuum suscitavit totamque Pannoniam morbo contagioso non semel liberavit.

TORELLI 5.190 f.: Questo gran servo di Dio, benchè comunemente venghi chiamato dal regno nel quale nacque, il Beato Vito d'Ungheria, però, per quanto si cava dall'antiche scritture, nella forte città di Varadino [7] nacque ... Una sola mi pare però molto degna e singolare (cosa) referiscono gli autori essere accaduta doppo la morte fortunata di questo servo di Dio, ed è, che essendo stato seppellito il suo corpo, indi ad alcun poco tempo, volendo seppellire in quell'istesso sepolcro un altro morto, appena venne questo per un poco à toccare il cadavere del Beato Vito, che subitamente, alla maniera di quell'altro, che toccò il corpo del morto Eliseo, tornò ben tosto in vita.

X. SCHIER, Memoria provinciae Hungaricae Augustinianae antiquae, ed. da M. Rosnak, Graz 1778, p. 10ss., MCCXCVII: Evolat ad superos B. Vitus Panonius, qui Varadini e Regio sanguine natus vitam duxit in omni virtutum exercitio religiosam, claruitque miraculis a morte, et in vita. Ad confirmandam eius sanctitatem Deus renovavit prodigium, quod fecerat cum Elisaeo; dum enim homo tumulandus demitteretur in terram, ubi cadaver Viti attigit, repente est a mortuis suscitatus. Colebatur quondam inter Patronos contra pestem in Hungaria. Tornando alla narrazione del nostro Anonimo Fiorentino, troviamo in essa alcuni dettagli ulteriori che sembrano meritare un esame più profondo. Secono questi, Vito fu un membro del monastero agostiniano di Esztergom (Gran) sul Danubio. La storia di questo monastero, il più importante dell'Ordine in Ungheria, non offre difficoltà cronologiche per quanto riguarda questa affermazione. I suoi inizi si possono far risalire almeno all'anno 1262. La munificenza del re e le generose donazioni di privati contribuirono alla rapida crescita di questa fondazione. Nel 1290, Re Andrea III colpito dallo zelo religioso dei suoi membri, fece di questo convento un centro educativo, nel quale dovevano essere insegnate le arti e la teologia [8]. Oltre a ciò il nostro autore racconta che, animato da zelo apostolico, Vito dedicò la sua vita alla predicazione del Vangelo ai Cumani, convertendone e battezzandone molte migliaia.

Queste notizie concordano con gli eventi storici per quanto riguarda un gruppo di Cumani che, fuggendo davanti agli attacchi dei Mongoli, si rifugiarono in Ungheria nel 1239, promettendo di adottare il cristianesimo in cambio della protezione, e si stabilirono definitivamente tra i fiumi Danubio e Theiss. La maggioranza di loro però rimase pagana e la loro conversione non fu completata prima della metà del XIV secolo. Deve essere stato in questo gruppo che Vito raccolse abbondanti frutti spirituali durante la seconda metà del XIII secolo. Vito doveva aver goduto di qualche forma non ufficiale di venerazione nell'Ordine, perché Herrera [9] riferisce di aver visto il suo ritratto in una pittura con la quale, nel 1466, un artista aveva adornato l'altare di S. Nicola da Tolentino nella chiesa agostiniana, conosciuta come S. Maria de Cellis, a San Pier d'Arena fuori Genova.

Oltre a Vito, la pittura mostrava diversi altri frati dell'Ordine famosi per la santità della loro vita, come Simone da Cascia, Giovanni da Rieti, Girolamo da Recanati, Simone da Todi, Guglielmo da Cremona, Agostino di Roma, Lanfranco da Milano, Giovanni Bono, Clemente da Osimo e Tommaso da Rimini, tutti con l’aureola e, per identificarli, le figure erano contrassegnate con il loro nome [10].

 

 

Note

 

(1) - Strigonium è il nome latino di Esztergom (Gran), una volta capitale dell'Ungheria e famosa per essere il luogo nativo di S. Stefano, il primo "re apostolo" d’Ungheria. Nel 1385, il monastero di Esztergom ospitò il capitolo generale dell'Ordine (vedi gli atti del capitolo in AA 5.51-56).

(2) - FRIEMAR p. 119. Fra Vito è menzionato anche da Enrico in uno dei sermoni de Sanctis dove elenca allo stesso modo cinque frati che si distinsero per la loro santa vita. Sermones de Sanctis, sermo 158 (De translatione santi Augustini sermo tertius), Hagenau 1513: "Et quia secundum apostolum si radix sacra, et rami: ideo virtute talium patrum, qui fuerunt nostri ordinis primarii fundatores, super eorum posteros dei gratia largiente sanctitas copiosa descendit: ut patet evidenter in sancto Joanne Bono, in sancto Vito, in fratre Nicolao de Tolentino, in fratre Clemente, in fratre Augustino de Tarano (Iterano ed.), qui ambo fuerunt generales in ordine, et pluribus aliis sanctis patribus, qui in diversis provinciis ordinis evidentissimis miraculis claruerunt, et hodie clarent, quos non est dubium esse tanti meriti apud deum sicut multi alii sancti per ecclesiam canonizati."

(3) - CORIOLANO fol. 113v.

(4) - Secondo questa tradizione, vedi F. FALLENBÜCHL e G. RING, Die Augustiner in Ungarn vor der Niederlage von Mohács 1526, in Augustiniana 15 (1965) 138.

(5) - La città appartiene oggi alla Romania. E' chiamata in romeno Oradea Mare, Gran Varadino in italiano e Grosszardein in tedesco. Il nome ufficiale della diocesi di Nagyvárad era "diocesis Magnovaradinensis Latinorum."

(6) - Nel 1278, un certo Frate Vid (Vitus), assieme ad alcuni altri agostiniani, accompagnò Re Ladislao IV nella sua vittoriosa campagna contro Re Ottokar di Boemia (vedi F. FALLENBÜCHL e RING, Die Augustiner in Ungarn, o. c., p. 137). Non siamo però in grado di stabilire se questo frate Vid è lo stesso nostro Frate Vitus. Allo stesso modo non possiamo dire se é vera la tradizione che fa di Vito un principe di sangue reale. Al tempo in cui ogni santo era dotato di ogni virtù al più alto grado e quando la nascita in una nobile famiglia aggiungeva molto ai meriti di una persona, non è sorprendente che ad alcuni santi dopo la morte si attribuisse un nobile lignaggio.

(7) - Vedi nota 62.

(8) - Per una testimonianza documentaria sulla storia degli inizi del monastero, vedi F. FALLENBÜCHL e RING, Die Augustiner in Ungarn, o. c., pp. 150-156. Vedi anche HERRERA 2.413ss; TORELLI, 5.104.

(9) - Th. Herrera, o. c., I. 318ss; I. 492ss.

(10) - Torelli, riferendosi ad Herrera, menziona questa pittura nel "Brevissimo Saggio della Vita e Morte del B. Vito d'Ungheria", inserita in Secoli Agostiniani (5.191).