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Madonna della Cintura fra musici
MUSICI AGOSTINIANI: GLI STORICI DELLA MUSICA
anteriori al secolo XIX
di Stefano Luigi Astengo
LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA 1929
P. GIACOMO ALBERICI
Da Sarnico (Bergamo) nella punta meridionale del lago d'Iseo. Al secolo Gerolamo, prese il nome di Giacomo (ch'era quello di suo padre) quando nel 1570 vestì l'abito agostiniano nel convento di S. Agostino in Bergamo. "Negli studi di logica, filosofia e teologia riuscì eccellentissimo. Applicatosi al predicare, fece pomposa mostra dei più pregiati talenti che possano sagro dicitore arricchire. Ebbe in maestro il dottissimo Lodovico Barili; [1] ma nel dispensare la divina parola solo lo Spirito santo li fu direttore". Insegnò con lode filosofia, e predicò con plauso. "Per la sua congregazione - oltre il governo di più monasteri [2] in vari tempi alla sua cura addossati - esercitò in Roma la rilevante carica di Procuratore generale (1600), fu più volte definitore e anche vicario generale (1601) della sua congregazione". Nel 1601, nel capitolo di Mantova, fu eletto Vicario Generale della Congregazione di Lombardia e confermato a Modena il 1607. Morì il 26 aprile del 1610 a Roma, priore di S. Maria del popolo, ove ebbe onorata sepoltura. Ippolito Maracci nella sua Biblioteca Mariana chiama l'Alberici "vir scientiae et vitae probitate insignis, et ob id inter viros illustres sui ordinis relatus". E Aurelio Corbellini da S. Germano nelle sue Rime, alludendo ai libri del N., cantava: Verga con dotto et honorato stile / Alberico le carte; / ogni detto ch' ei forma alto e sottile / e vaga tesse e si leggiadra historia / ch' eterna rende la di lui memoria / u' glorioso ne va da Battro a Tile. [3]. Il P. Marco Cazzuli da Crema, [4] della Congregazione di Lombardia, dice all'Alberici: o saggio e dotto Alberico mio, / tema più non v'è ch'entri in oblio. Gabriele Mattuetto di Saluzzo, chiama in un sonetto l'A.: dei tempi nostri honor, e la sua opera: di saggio scrittor i dotti inchiostri / in puro stil. Poesie, queste, che, con altre due del P. Paolino Betti di Lucca e una del P. Agostino Morandi ferrarese e un sonetto del P. Girolamo Capucci di Imola - tutti della stessa Congregazione - seguono alla prefazione del Catalogo breve ecc. del nostro Alberici, il quale scrisse le seguenti opere:
1) Historiarum Santissimae Virginis Deiparae de Populo Compendium (Roma 1599), che traduce in italiano ad istanza di Flaminio Aldobrandini, nipote di Clemente VIII.
2) Ampliò e illustrò, pulcherrimis iconibus, la Vita di S. Nicola di Ambrogio Frigerio.
3) Fece ristampare il Quaresimale ambrogiano del suo M.o Barili.
4) Vita della B. Chiara di Moltefalco.
5) Catalogo breve degli illustri et famosi scrittori Venetiani (Bologna, Rossi 1605).
Questo Catalogo, per il quale l'Alberici è annoverato fra gli storici della musica - perchè vi elenca, insieme ad undici agostiniani, quattordici musici veneziani - è dedicato al doge Marino Grimani, e la dedica del 3 giugno 1605 è datata da Bologna, ove l'A. era priore alla Misericordia fuori porta Castiglione. Dopo la prefazione vi à una poesia-dedica di undici versi, attribuiti all'autore. Era, dunque, anche poeta l'Alberici? Lo parrebbe da questo verso del Betti, che dice all'A.: (corri) tu in Elicona per lo sacro alloro; ma non ò trovato altre prove.
M. PIETRO DI BRETAGNA
Nacque a Senna nel 1666, e studiò a Dijon e Parigi, ove ottenne un posto di segretario alla cancelleria dello Stato. Fu in seguito dottore alla Sorbona. Predicatore di fama, confessore di Massimiliano II elettore di Baviera per 15 anni, dopo i quali - morto Massimiliano - lasciò Monaco per ritornare in patria. Nel 1707 pubblicò anonimo un "bon ouvrage" dal titolo: "De excellentia musicae antiquae hebraeorum et eorum instrumentis musicis: Tractatus ex S. Scriptura, SS. Patribus et antiquis auctoribus". Quest'opera, illustrata, fu ristampata a Monaco dal Remy nel 1718; prova indubbia del conto in cui fu tenuta. Scrisse pure una Vita di S. Nicola da Tolentino (Monaco, Ried 1718) e Clavis davidica, seu apparatus ad SS. Scripturam (Ibid). P.
Da Bergamo. Filosofo, teologo, storico, poeta; nacque il dì 11 novembre 1613. Benchè cagionevole di salute, lesse filosofia e teologia a più di 500 scolari, per più di 20 anni, e predicò su molti pulpiti d'Italia. Al che allude una delle poesie premesse alla sua Scena letteraria, nella quale si leggono questi versi: del tuo gran Calvi honore / dei giorni nostri l'armonioso suono / che di ricca facondia è tutto asperso. Fu priore del suo convento di Bergamo, consultore e vicario del s. Ufficio, provinciale e nel 1661 Vicario Generale della Congregazione dell'Osservanza di Lombardia. Vice-principe dell'accademia degli Eccitati, prese il nome di Ansioso e per impresa un merlo che vola sotto le prime luci dell'alba in compagnia di tordi; ma questi si levano a volo, mentre il merlo - quasi radendo la terra - si sforza invano di seguirli. Di qui il motto del suo stemma: anxius urget.
L'accademia degli Eccitati, nata nel 1642 e solennemente inaugurata nel 1647, ebbe la sua sede nel nostro convento di Bergamo (il che fa supporre che il Calvi non fosse estraneo alla sua costituzione) e per patrono S. Agostino. Sua impresa: un alba che sorge. Suo motto:
iacentes excitat: E già richiama il bel nascente raggio / a l'opre ogni mortal, ch'in terra alberga. (Tasso)
(Memorie autobiografiche della Scena Letteraria, P. II: pag. 25). Il p. Calvi lasciò otto MS. e diede alle stampe venti opere di vario genere: storiche, letterarie, artistiche, sacre e poemata varia. Degno di menzione il "Proprinomio evangelico, ovvero evangeliche resolutioni", libro denso di cultura e di erudizione storico-patristica; la fortuna del quale è provata dal fatto che nel 1731 se ne faceva la sesta ristampa presso l'editore Zatta di Venezia [5].
Ma l'opera per la quale il Calvi trova posto nella storia della musica è la Scena letteraria degli scrittori bergamaschi (Bergamo, Rossi 1664; in IV, pag. 578, con ritratti) nella prima parte della quale parla di cinque musici, e nella seconda di due, specialmente della celebre cantante e compositrice Suor Maria Caterina (al secolo Cornelia) Calegari. In faccia al frontespizio di quest'opera è un ritratto del Calvi, sotto il quale si legge questo distico, che risente del gusto dell'epoca: Calvus hic est; fallor potius crinitus Apollo / Lumina qui patriae luce carere vetat.
P. GIUSEPPE MARIA DOMENICO ENGRAMELLE
Nacque il 24 marzo 1727 a Nedonchal nell'Artois, e visse a Parigi nel monastero della regina Margherita. Sin dai più teneri anni studiò con passione le scienze, e sopratutto la meccanica e la musica. Come frutto dei suoi studi, nel 1775 pubblicò in Parigi: Tonotecnia, ou l'art de noter les cylindres, in VIII. Quest'opera, nuova nel suo genere, è la prima che sia stata scritta sopra queste materie, "i fabbricanti avendo sempre fatto mistero dell'arte loro".
"Il P. Engramelle nell'assemblea delle B. Arti del 22-VI-1799 illustrò un istrumento di sua invenzione, il quale darebbe la divisione geometrica dei suoni per la più perfetta maniera di accordare gli istrumenti". Comunque debba giudicarsi questo tentativo - che da alcuni si giudica inattuabile - non deve però meno lodarsi il suo amore per le arti". Il P. Engramelle morì nel 1781.
P. ANGELO ROCCA (1545-1620)
Vescovo titolare di Tagaste e Sacrista dei Palazzi Apostolici, nel 1612 pubblicò un Commentarius de Campanis in IV, pagg. 166, con tavole (Edit. Facciotti, Roma).
Note
(1) - P. Lodovico Barile da Bergamo, agostiniano, (1532-1595) uno dei migliori teologi e canonisti del suo tempo
(2) - Fra gli altri S. M. Incoronata di Milano, S. M. della Misericordia di Bologna (1604-05) e S. M. del Popolo in Roma (1610).
(3) - Cfr. CALVI DONATO: Scena letteraria degli scrittori bergamaschi (Bergamo, Rossi 1664). Lo STESSO: Memorie istoriche della Congregazione di Lombardia (Milano, Vigone 1669).
(4) - Scrive due quartine, una sestina e due tetrasticon.
(5) - In questa opera, nella quale recensisce 17 figure di agostiniani, il Calvi è detto: prelato, vicegerente, definitore perpetuo della Congregazione di Lombardia.