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renato corti: lettera pastorale 2003-2004 "un giovane diventa cristiano"

 sant'Agostino con la madre Monica

Agostino e Monica

 

 

 

MONICA

Il nome di Cristo Salvatore pregustato con il latte materno

 

 

 

Un secondo volto da ricordare è noto ad Agostino fin dalla nascita: quello di sua madre. Si chiamava Monica. Era cristiana autentica e da sempre. Diede al mondo Agostino quando aveva ventitré anni. Ebbe altri due figli. Il marito si chiamava Patrizio. Non era cristiano, e tuttavia era «tollerante e aperto all'educazione cristiana dei figli». [1] Diventerà cristiano al termine della sua vita. Agostino attribuisce alla madre anche il percorso personale verso la fede da parte del marito: «Alla fine - scrive - riuscì a guadagnare a te anche il marito, giunto ormai al termine della sua vita terrena, e non dovette più deplorare in lui, che era entrato nella pienezza della fede, ciò che aveva sopportato quando ancora non lo era». [2]

Quando Agostino lascia l'Africa e va a Roma per intraprendere gli studi e giungere all'insegnamento, la madre lo vorrebbe accompagnare. Lo raggiungerà più tardi, prima a Roma e poi a Milano. [3] Qui Agostino rimarrà per quattro anni (384-388). Diventato ormai cristiano, si metterà in viaggio per il ritorno in Africa, la madre morirà a Ostia. Aveva cinquantasei anni e Agostino trentatré. Disse al figlio di non preoccuparsi del luogo della sua sepoltura: «Niente è lontano da Dio, e non c'è da temere che alla fine del mondo egli non sappia riconoscere il luogo dove risuscitarmi». [4]

 

 

1. UN RAPPORTO SINGOLARE TRA MADRE E FIGLIO

 

Il rapporto tra Agostino e la madre è piuttosto singolare. Nel libro de Le Confessioni diverse pagine sono a lei dedicate. Quelle relative alla malattia e alla morte sono particolarmente commoventi per la loro profondità e finezza.

 

Il latte materno e il nome di Cristo

Se mi domando in quale modo questa donna semplice abbia potuto aiutare l'intellettuale Agostino a diventare cristiano, raccolgo da lui stesso qualche risposta. Prima di tutto, gli ha fatto «pregustare con il latte materno» il nome di Cristo. [5] Un'immagine bella e forte. Una gioia per una madre credente. Una fortuna per un bambino. Sempre a questo riguardo, Agostino afferma - e l'osservazione sorprende - che il suo cuore «ha poi sempre custodito nell'intimo» quel nome, e si intende il nome di Cristo, [6] anche se tutto, nella condotta degli anni giovanili, pareva dire il contrario e far pensare a una lontananza o negazione del Signore. In realtà, sotto la cenere c'era un fuoco ancora acceso. Quanto al rapporto con il cristianesimo, Agostino non era dunque tabula rasa. In un certo senso, è sempre stato catecumeno: «Avevo già sentito parlare, quand'ero ancora bambino, della vita eterna che ci è promessa grazie all'umiltà del Signore nostro Dio [...]; portavo già il segno della sua croce e mi era stato cosparso il suo sale al momento di uscire dal grembo di mia madre che aveva riposto grandi speranze in te». [7]

 

Il battesimo mancato

Come mai però - ci si può chiedere - Agostino non ha ricevuto il battesimo? Bisogna anzitutto ricordare che «il differimento del battesimo a un'età più matura era piuttosto frequente a quei tempi, e a Monica una tale decisione era stata probabilmente dettata dalla situazione familiare, in cui la presenza di un padre ancora pagano e di costumi morali non irreprensibili la induceva, forse, a ritenere ancora troppo incerta, o troppo poco efficace per il figlio l'adesione a un sacramento così impegnativo per la vita di fede». [8] Agostino non mancherà, più tardi, di manifestare il suo rammarico per non aver ricevuto il battesimo. Egli ebbe un momento di grave malattia: «fui improvvisamente assalito dalla febbre e stavo per morire. [...] Sollecitai dalla pietà di mia madre e della madre di tutti noi, la tua Chiesa, il battesimo del tuo Cristo. [...] La madre stava già provvedendo in tutta fretta a che fossi iniziato ai sacramenti della salvezza [...], quando d'improvviso tornai alla vita. Così la mia purificazione fu rimandata, come se fosse stato inevitabile che mi sarei macchiato ancora nel corso della vita, e certo, dopo quel lavacro sacro, la colpa sarebbe stata più grave e pericolosa se fossi caduto nel fango del peccato». [9]

A proposito del battesimo, Agostino in futuro sosterrà che è una grazia da non rimandare. C'era nell'aria, ai suoi tempi, questo modo di pensare, a proposito dei ragazzi: «Lascialo fare, tanto non è ancora battezzato». Ma egli aggiunge: «Quando però si tratta della salute del corpo, non diciamo: lascia che continui a farsi male, tanto non è ancora guarito. Quanto, dunque, sarebbe stato meglio per me guarire in fretta e assicurarmi, con ogni premura da parte mia e dei miei, che la salvezza della mia anima, una volta ricevuta, fosse posta sotto la protezione tua, che l'avresti data». [10]

 

 

"Camminavo nelle tenebre"

Nonostante la sua fede Monica dovrà patire la cocente delusione di vedere il figlio perdersi, negli anni dell'adolescenza e della giovinezza, in una vita dissoluta e dietro a filosofie incompatibili con il cristianesimo. Come dice Agostino di se stesso: «Camminavo nelle tenebre e su strade scivolose; ti cercavo fuori di me e non trovavo il Dio del mio cuore. Avevo ormai toccato il fondo del mare, non avevo più fiducia e perso ogni speranza di trovare la verità». [11] Ma aggiunge: «Già mi aveva raggiunto mia madre che, forte della sua fede, mi aveva seguito per mare e per terra, sicura in te anche in mezzo ai pericoli. Nei momenti difficili della traversata, era lei a far coraggio persino ai marinai [...]. Mi piangeva davanti a te come un morto, ma un morto da resuscitare, e nella sua mente si immaginava di presentarmi a te nella bara, perché tu dicessi al figlio della vedova: giovane, dico a te, alzati, ed egli tornasse alla vita, cominciasse a parlare e tu lo rendessi a sua madre». [12] Di più: «aveva la certezza in Cristo che prima di lasciar questa vita mi avrebbe visto nella fede cattolica. Così disse davanti a me». [13]

 

Preghiere e lacrime

Che cosa fa, questa donna, in presenza della dolorosa situazione del figlio durata oltre dieci anni? Verrebbe da dire: nulla. Che poteva fare? Come aiutare un figlio geloso della sua autonomia e, col passare del tempo, tanto più istruito di lei? Ma quella madre sapeva che qualcosa poteva fare. Precisamente due cose.

Ecco la prima: «Davanti a te, fonte di misericordia, scorrevano preghiere e lacrime sempre più abbondanti perché tu venissi presto a soccorrermi e a illuminare le mie tenebre». [14] È il caso di notare che Monica non predicava nella basilica cristiana, come faceva il vescovo. Ma non tutti devono svolgere quel ministero. Né si sa quale sia, in definitiva, il compito più importante o più decisivo per le persone. Nell'opera che conduce le anime alla fede c'è spazio anche per un lavoro che consiste precisamente nelle preghiere e nelle lacrime. E Agostino, parlando di tutta la sua famiglia, aggiunge che la madre «aveva allevato i suoi figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva deviare da te». [15]

 

Monica e Ambrogio

Ed ecco la seconda. Quelle preghiere e lacrime non le impediscono di percepire che, giungendo a Milano, ha trovato una grande fortuna: quella di incontrare il vescovo Ambrogio. Egli è diventato per lei un vero punto di riferimento e un luogo di costante illuminazione. Ricorda Agostino: «Con più intenso zelo correva in chiesa a pendere dalle labbra di Ambrogio, fonte d'acqua zampillante per la vita eterna. Essa amava quell'uomo come un angelo di Dio, da quando aveva saputo che era stato lui a guidarmi verso quello stato di dubbio problematico; aveva il presentimento certo che quella fase di transizione mi avrebbe condotto dalla malattia alla salute, dopo aver superato uno stadio di pericolo più acuto, una specie di fase critica, come la chiamano i medici». [16]

Perciò Agostino non manca di aggiungere ancora parole molto significative a proposito del rapporto che sua madre aveva con Ambrogio: «A lui andava tutto il suo affetto, per amore della mia salvezza; così come lui amava mia madre per la sua pratica di vita molto pia, per lo zelo ardente con cui compiva le opere buone e frequentava la chiesa: tanto che, quando mi vedeva, usciva spesso fuori in parole di elogio nei suoi confronti, congratulandosi con me perché avevo una simile madre, ignorando invece che razza di figlio lei aveva in me, che dubitavo di tutte queste cose e non credevo assolutamente di poter trovare la via della vita». [17]

 

 

2. IL PRIMO INCONTRO DI AGOSTINO CON LA CHIESA

 

Se la relazione di Agostino con Ambrogio chiama in causa direttamente me stesso, come vescovo, quanto ho ricordato adesso, a proposito del rapporto di Agostino con sua madre, chiama in causa la famiglia.

 

Presenza della madre e assenza del padre

Dalle pagine di Agostino emerge la presenza continua (che talvolta può parere addirittura eccessiva) di una madre e l'assenza sostanzialmente totale del padre, peraltro diventato catecumeno quando Agostino aveva sedici anni e poi morto l'anno seguente. Verrebbe da dire che ci troviamo di fronte a un caso moderno anche da questo punto di vista, senza tuttavia dimenticare che, nel IV secolo, i cristiani erano una minoranza sia in Numidia che a Milano.

Mi pare pregevole che un padre pagano non si opponesse all'educazione cristiana dei figli. E non mi sembra senza significato che, sia pure alla fine della vita, quest'uomo divenga anch'egli cristiano. Mi sembra soprattutto eloquente la convinzione granitica di Monica di poter contribuire, nonostante il contesto familiare non del tutto favorevole, all'introduzione dei figli alla vita cristiana.

 

Incisività dei fondamenti dati durante l'infanzia

Vorrei però tornare, in particolare, sul cenno fatto al latte materno. In certo senso, come ho già detto, il cristianesimo è stato "donato" ad Agostino già da quando ha cominciato a succhiare quel latte.

Lo dico più volte ai genitori, soprattutto in occasione della visita pastorale: con i bambini e i ragazzi voi avete ancora enormi possibilità di introdurre nella vita cristiana. Più avanti, quando giungerà l'adolescenza, certamente occorreranno anche altri contesti, oltre a quello familiare, per sostenere un'adesione matura dei figli alla fede. Intanto, però, non bisognerebbe perdere l'occasione.

Anche se Monica non conosceva i moderni studi di psicologia infantile, soprattutto per quanto dicono circa l'incisività dei fondamenti dati in famiglia durante l'infanzia, di fatto ha tenuto conto di questo principio di saggezza. Non ne vorremo tenere conto noi? Occorre forse stare attenti a un rischio. Con il pretesto che “dopo” (cioè quando i figli diventano grandicelli) tutto il lavoro compiuto dalla famiglia verrà inesorabilmente travolto, si potrebbe lasciare cadere l'impegno a fare quello che non solo è possibile, ma persino determinante per tutte le stagioni future della vita.

 

Prima scoperta della Chiesa "madre"

Ancor più mi preme dare evidenza a un'affermazione di Romano Guardini, che ha scritto un'opera sulla conversione di Agostino. «Monica - egli afferma - sembra essere stata, nell'esistenza di Agostino, la guida, la viva personificazione della Chiesa». [18]

Si può dire che, senza saperlo, egli aveva incontrato la Chiesa già da piccolo. E anzi, dalla Chiesa, attraverso sua madre, non sarebbe mai stato abbandonato. È infatti questo accompagnamento lungo tutto il suo cammino quello che Monica esprime e garantisce. Attraverso la sua persona avviene il miracolo della comunicazione del Vangelo e dell'introduzione alla conoscenza di Cristo.

 

Tale dono ha significato per lui cose estremamente importanti. Agostino si è trovato dinanzi non semplicemente a opinioni religiose, ma a una concreta esistenza che dava visibilità e coerenza a qualcosa che lo precedeva. Sua madre incarnava una tradizione vivente, quella appunto della Chiesa. Consegnava al figlio quanto lei stessa dalla Chiesa aveva ricevuto e, soprattutto, fatto diventare vita della sua vita.

In questo senso Monica è stata madre di Agostino due volte: mettendolo al mondo e dandogli la testimonianza vivente di che cosa significhi essere cristiani. Anche se egli lo comprenderà molto più tardi, la madre Monica è diventata per lui la madre Chiesa. Non mancherà infatti di riflettere su questa esperienza. Giungerà anche a insegnare con ampiezza e profondità che tutto è grazia, anzi grazia "preveniente", e cioè che ci precede.

In questo contesto le preghiere e le lacrime di Monica non sono gesti disprezzabili di una persona di poco conto. Esprimono invece un amore misericordioso, forte, paziente, perseverante: quello che Dio ha per noi; quello che la Chiesa "madre" è chiamata a donare perché anche i cuori più induriti si aprano alla voce di Dio, la intendano e l'accolgano. [19]

 

 

[1] G. VIGINI, Agostino di Ippona. L'avventura della grazia e della carità, Cinisello Balsamo (Milano) 1988 (Tempi e figure, 9), p. 14.

[2] Conf., IX, 9.22.

[3] Cfr. Conf., VI, 1.1.

[4] Conf., IX, 11.28.

[5] Cfr. Conf., III, 4,8.

[6] Conf., III, 4,8.

[7] Conf., I, 11.17; cfr. R. GUARDINI, La conversione di sant'Agostino, Brescia 1957, pp. 159-169.

[8] VIGINI, Agostino di Ippona, p. 15.

[9]  Conf., I, 11.17.

[10] Conf., I, 11.18.

[11] Conf., VI, 1,1.

[12] Conf., VI, 1,1.

[13] Conf., VI, 1,1.

[14] Conf., VI, 1,1.

[15] Conf.,IX, 9.22.

[16] Conf., VI, 1.1.

[17] Conf., VI, 2.2.

[18] R. GUARDINI, La conversione di sant'Agostino, p. 177.

[19] Cfr. A. CAPRIOLI, La conversione (un ritorno ad Agostino), Milano 1987, pp. 38-45.