Percorso : HOME > Scriptorium > Lettera pastorale 2003-2004

renato corti: lettera pastorale 2003-2004 "un giovane diventa cristiano"

 sant'Agostino consegna la regola ai suoi monaci

Agostino consegna la sua Regola ai monaci (XV sec.)

 

 

 

IL NOSTRO CAMMINO PASTORALE

Indicazioni pratiche per il prossimo anno

 

 

Sostenuti dalla testimonianza di Agostino potremo tenere in particolare evidenza, come obiettivo concreto, quello di arrivare a una assemblea pastorale che raccolga i frutti del lavoro di questo biennio e indichi pochi, ma qualificanti impegni da affrontare nel prossimo futuro per i giovani e con i giovani da parte della nostra Chiesa. Vorrei che fosse un'assemblea di giovani e di adulti. Sarebbe oltremodo significativo che tutte le parrocchie fossero rappresentate. Ci dovremo arrivare ben preparati. Proprio in questo lavoro di preparazione potrebbe consistere, in modo speciale, l'impegno specifico a cui dedicarci nelle nostre comunità dall'autunno di quest'anno fino all'estate del prossimo anno.

Come garantire questa seria preparazione? E come articolarla?

 

 

1. IN COMPAGNIA DI AGOSTINO

 

La meditazione sul cammino di Agostino ci potrebbe accompagnare con facilità e frutto. Invito a una meditazione personale e ritengo sicuramente feconda anche una meditazione comunitaria. Si potrebbero valorizzare, in modo speciale, i tempi forti dell'anno liturgico (avvento e quaresima). La traccia agostiniana potrebbe anche diventare guida per gli Esercizi Spirituali nelle parrocchie.

Aggiungo qualche ulteriore precisazione.

 

a) Adulti

Tutto il racconto de Le Confessioni mette in evidenza l'importanza molto grande delle persone adulte che Agostino ha avuto l'occasione di incontrare. Sarebbe bene che, durante questo anno, gli adulti, in riferimento alla loro specifica responsabilità familiare, professionale e sociale, si domandassero come dare luminosità e forza, freschezza e continuità alla loro testimonianza.

 

b) Adolescenti, giovani e "giovani-adulti"

Quanto Agostino ha ricevuto da ragazzo è sempre stato da lui considerato qualcosa di importante e delicato, profondo e bello, al punto di avere poi potuto scrivere che il nome di Gesù è rimasto un riferimento importante e amato, pur negli anni della lontananza da lui.

La sua vita giovanile è stata caratterizza dalla ricerca: ricerca della sapienza, ricerca della verità, ascolto di persone stimate. Queste ultime potevano dirgli parole di saggezza, favorevoli per giungere a valide conclusioni circa il senso della vita; utili anche per maturare decisioni che toccavano la sua vita morale (soprattutto sul fronte degli affetti) e per intraprendere coraggiosamente, anche a questo riguardo, la sequela di Gesù.

La sua adesione piena a Cristo, con la fede e il battesimo, è avvenuta quando ormai era un "giovane-adulto". Anche per questo la conversione di Agostino ci appare un avvenimento di grande significato: ricco della consapevolezza che egli ne aveva e del coraggio che lo conduceva a prendere posizione, da cristiano, nei confronti del mondo e a proposito delle più rilevanti scelte di vita.

Lo stesso momento di grazia è diventato anche quello nel quale ha cominciato ad emergere il tema della vocazione. Essa indicava per lui il sentiero concreto capace di esprimere la sua modalità personale di vivere l'esperienza di fede.

Per adolescenti, giovani e "giovani-adulti", il racconto di Agostino risulta dunque illuminante da vari punti di vista. E poiché esso è ricchissimo di riferimenti biblici, potrebbe essere utilmente ripreso anche in alcuni incontri di lectio divina.

 

c) Sacerdoti

Essi possono, in particolare, riflettere sul compito dell'"accompagnamento spirituale". Potrà essere ripensato sia a proposito di colloqui personali con giovani (o anche con adulti), sia nell'esercizio molteplice della responsabilità pastorale.

Sarà inoltre importante che riflettano sul fatto che Agostino, nella sua vita, ha fatto esperienza reale di conversione. Quello che egli vivrà dopo la conversione, risentirà moltissimo di questo avvenimento. Senza di esso forse non avremmo avuto per nulla, nella storia della Chiesa, il grande Agostino. Il suo diventare anzitutto monaco e poi, su richiesta della Chiesa stessa, presbitero e vescovo, si colloca dentro un quadro che tocca le profondità della sua persona, le scelte più difficili e, alla fine, più qualificanti della sua esistenza. Il ministero ecclesiale e la vita personale hanno costituito un binomio dinamico sempre operante nel senso dell'autenticità, della serietà, della semplicità, dell'unità interiore. Anche Agostino ha dovuto affrontare problemi e incombenze di vario genere, ma per lui erano vere le parole di Ambrogio: "Tutto è Cristo per noi". Ancor prima era stimolante l'esempio dell'apostolo Paolo. Per lui l'incontro con Cristo era il centro della vita e la missione ricevuta era l'unica sua contabilità.

 

d) Vita Consacrata

Di fronte al racconto di Ponticiano, Agostino ha dovuto ammettere che, di tutto quello che gli veniva detto, non sapeva nulla. Il racconto è diventato una scoperta. Non è da escludere che anche oggi la vita consacrata e il suo significato forte per la vita della Chiesa sia sostanzialmente ignorato. Perciò sarebbe bene che si trovassero occasioni o si valorizzassero quelle già esistenti. Penso alle iniziative del Centro Diocesano Vocazioni (per esempio, a quella del "Sicomoro"), a quelle promosse da Congregazioni e Istituti religiosi, alle proposte emergenti dalle singole parrocchie per illuminare i giovani sul dono della dedicazione totale della vita al Regno di Dio e al suo annuncio.

Suggerirei inoltre di ricordare che la tradizione cristiana riconosce nella Regola [1] di sant'Agostino un riferimento utile per tutte le forme di vita consacrata. Come altri testi fondamentali della storia della spiritualità (penso, ad esempio, alla Regola di san Benedetto), mette in evidenza alcune scelte qualificanti che Agostino ha cercato di vivere per primo con la piccola comunità da lui stesso costituita. Sarebbe bello che, avendo nella nostra diocesi il dono di alcune comunità religiose di ispirazione agostiniana (mi riferisco, in particolare, alle monache di Miasino e ai padri Premonstratensi), lungo l'anno si potesse, insieme con loro, vivere qualche incontro per lasciarsi guidare dalla grande ricchezza di Agostino.

 

 

2. IL SECONDO ANNO DEL BIENNIO DEDICATO AGLI ADOLESCENTI E AI GIOVANI

 

a) Che ne pensa il Signore di quanto stiamo facendo?

Con l'aiuto di Agostino andrà tenuta molto viva soprattutto una domanda che ho già posto alle nostre parrocchie lo scorso anno e che, forse, fin qui non è stata tenuta in primo piano: che ne pensa il Signore di quanto stiamo portando avanti, in termini di pastorale giovanile, nelle nostre parrocchie? Va tutto bene? C'è qualcosa da cambiare? Vi è qualche nuovo sentiero sul quale inoltrarci?

E ancor prima: come intendiamo la pastorale giovanile? La intendiamo come l'esprimersi concreto della responsabilità della Chiesa di comunicare la fede in Gesù Cristo a tutti i giovani, anche a quelli che hanno perso i contatti con la Chiesa, o sono caduti nell'indifferenza religiosa, o hanno dimenticato il loro battesimo? Abbiamo il coraggio di andare, come Paolo, all'areopago di Atene? Non siamo vittime di qualche paura nei confronti dei giovani, mettendoci in atteggiamento di autodifesa, invece che di reale attesa di un incontro e di un cammino con loro? È una pastorale che possa dirsi missionaria?

Ritengo fondamentale che ci mettiamo in discussione. Naturalmente lo si deve fare senza pessimismi o inutili autoflagellazioni, ma anche con umiltà e verità. E lo dobbiamo fare tutti: genitori e figli, adulti e giovani, sacerdoti, religiosi/e e laici impegnati nel lavoro educativo.

 

b) Rileggere il "vissuto" giovanile

Nei prossimi mesi dovrebbe giungere a conclusione la ricerca compiuta da alcuni gruppi di lavoro. Essi hanno a lungo ascoltato i giovani nei mesi scorsi e hanno poi riletto quel "vissuto" giovanile ponendosi di fronte al Signore Gesù. In questo modo hanno compiuto un discernimento e compreso quale giudizio e proposta ci giunge da Lui. Sarebbe molto ragionevole dedicare il secondo anno di questo biennio a consegnare a tutte le nostre comunità il frutto di tale lavoro, che ha visto l'encomiabile impegno di molte persone.

Sarebbe bello che i singoli Vicariati offrissero qualche opportunità per prendere in considerazione tale ricerca. Rimane naturalmente possibile e lodevole che un approfondimento di questo genere avvenga anche nelle singole parrocchie, specialmente in quelle più popolose.

Sarà sicuramente stimolante per tutti mettere in agenda, lungo il prossimo anno, anche qualche momento vicariale di confronto con la società civile. Noi potremo portare la nostra esperienza e le nostre proposte. Saremo disponibili, nel medesimo tempo, a prendere in considerazione riflessioni ed esperienze che ci verranno offerte da persone seriamente impegnate in questo o quell'ambito della vita giovanile e sono desiderose di coltivare un serio dialogo con la Chiesa.

 

c) Aspetti istituzionali della pastorale giovanile

Il biennio dedicato ai giovani è un momento favorevole anche a un ripensamento istituzionale. Intendo dire che può essere una circostanza particolarmente idonea per "fare il quadro", anche diocesano, della pastorale giovanile. Si tratterà di chiarire come le varie mansioni diocesane che, in un modo o in un altro, si occupano dei giovani possano essere vissute in vera sinergia, evitando sovrapposizioni indebite e, ancor prima, un vuoto nella comunicazione vicendevole.

Occorrerà pure chiarire come i responsabili diocesani, e anche quelli vicariali, possano attuare il loro compito intendendolo non come sostitutivo di ciò che viene fatto (e spesso molto bene) nelle parrocchie, quanto come ispirazione, incoraggiamento, luogo fraterno di confronto, valido aiuto per elaborare i necessari sussidi.

Al cuore di questa revisione istituzionale dovrà stare un forte desiderio di comunione e la consapevolezza che nessuno porta avanti la pastorale giovanile come iniziativa privata, essendo noi tutti coinvolti in una responsabilità che riguarda l'intera Chiesa particolare. Lo stile della comunione è estremamente prezioso, assolutamente indispensabile, e ho fiducia che tutti, a cominciare dai sacerdoti, lo vorremo premurosamente coltivare. Sarà perciò da temere la frammentazione del lavoro, perché sarebbe prevedibilmente un impoverimento per tutti. Analogamente andrà vinta ogni tentazione di protagonismo. Essa è fonte di illusioni e poi di delusioni.

 

d) Giovani evangelizzatori sul territorio

La visita pastorale mi richiama con insistenza e urgenza a compiere una scelta che dovrà emergere da questo biennio dedicato agli adolescenti e ai giovani. La questione da prendere in considerazione, e da trattare anche con il massimo di ragionevolezza, è quella di garantire una presenza attiva della pastorale giovanile su tutto il territorio diocesano. Oggi, in diversi casi, ciò non avviene per svariati motivi, anzitutto oggettivi, che investono soprattutto le parrocchie piccole.

Mi piange il cuore quando ho la percezione che, forse, stiamo perdendo ragazzi, adolescenti e giovani non perché essi siano più difficili o meno buoni di altri, quanto semplicemente perché vengono a trovarsi in una condizione concreta che non permette loro di entrare facilmente in un'esperienza viva di oratorio o di gruppo giovanile.

Giunge a me anche una supplica: perché le parrocchie più grandi non danno una mano alle più piccole? Non si potrebbe affidare a qualche giovane sacerdote la cura dei ragazzi e dei giovani in più parrocchie?

Credo che una via d'uscita sia questa: chiedere ai giovani sacerdoti che godono della presenza di ricchi gruppi di adolescenti e giovani di domandarsi se qualcuno di questi ragazzi e ragazze, dai diciotto anni in su, non sia disponibile a maturare la capacità di rendere un servizio apostolico e di evangelizzazione in qualche parrocchia particolarmente bisognosa di sostegno.

Durante i prossimi mesi vorrò approfondire il senso preciso e i pilastri essenziali di un'iniziativa di questo genere. Vorrei farlo insieme con i sacerdoti giovani e con i giovani più sensibili delle loro comunità che hanno attorno a sé. Fatto questo necessario chiarimento, potremo mettere in cantiere almeno un anno di vigorosa formazione spirituale, di vita comunitaria, di esperienza di gratuità, di apprendistato missionario. Dopo di che, si potrà partire. Sarà un modo importante di amare i giovani del nostro tempo. Potrebbe diventare anche la strada favorevole all'emergere di qualche vocazione di totale dedizione all'annuncio del Vangelo.

 

 

[1] «Con questo termine si deve oggi intendere il compendio di principi e norme redatti da Agostino - verosimilmente verso il 397 - per la comunità di fratelli laici del monastero da lui istituito a Ippona nel 391» (G. VIGINI, Introduzione, in La Regola, Rimini 1997, pp. 9-14).