Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Cinquecento > Kartarius

CICLo AGOSTINIANo di Kartarius a Parigi

La stampa di Kartarius alla Biblioteca Nazionale di Parigi

La stampa di Kartarius alla Biblioteca Nazionale

 

 

KARTARIUS MARIO

1570 circa

Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale a Parigi

 

Episodi della vita di Agostino

 

 

 

La stampa, che risale al 1570 circa, è oggi conservata a Parigi, nel Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale. E' firmata da un certo Marius Kartarius o Cartaro, il cui nome tradisce l'origine italiana. Un Kartarius è noto come incisore e proviene da Viterbo. Lavorò anche a Roma fra gli anni 1560 e 1580. Dieci piccole tavole circondano la scena di Agostino in preghiera: l'intera opera sembra esaltare le origini degli eremiti agostiniani dal loro fondatore.

Si tratta di una rappresentazione allegorica che avrà larga diffusione in età barocca. Aspetto eccezionale è costituito dalle scritte esplicative che sono tutte tratte dalle Lettere di san Paolo. Nel cielo nuvoloso si vedono due persone in gloria disegnate in due mandorle a forma di angeli: sono il Cristo in croce e la Vergine con il Bambino.

 

Mario Cartaro o Kartarius

Mario Cartaro, incisore viterbese, il cui nome deriva forse dal suo mestiere e la cui cittadinanza è desumibile da alcuni lavori in cui si firma Marius Cartarus Viterbensis, fiorisce a Roma verso il 1560. Il soprannome Cartaro deriva con ogni probabilità dall'arte esercitata per tutta la vita. Nel 1531 l'incisore viterbese è ancora a Roma, ove è perito nella divisione dei beni ereditari di Antonio Lafrery, e sono ancora datate da Roma le carte dell'Agro Puteolano del 1534 ed una raccolta di disegni del 1586. Dopo aver lavorato come cartografo ed incisore a Roma, nel 1590 è a Napoli, presso la Regia Corte, con l'incarico di «disegnare et ponere in pianta qualsivoglia sito e pianta del Regno».

Nel 1591 è incaricato, insieme con Niccolò Stigliola o Stelliola, di riconoscere la «descrittione del Regno» con un viaggio di due mesi, per il quale riceve una indennità speciale. Nel 1593 è ingegnere della Regia Corte. Nel 1595 Niccolò Stigliola perde il suo ufficio di ingegnere municipale perché accusato di idee eretiche, ma nel 1596 è al servizio del Tribunale delle Fortificazioni.

Con lui è ancora Mario Cartaro che nel 1597 riceve alcuni incarichi insieme con altri, tra i quali Domenico Fontana. Dopo il 1610 il Cartaro non figura più tra gli Ingegneri della Regia Corte.

Dell'attività del Cartaro si hanno circa settanta incisioni, per lo più di argomento sacro e firmate con il monogramma MK o, per esteso Marius Cartarus o Kartarus e diverse carte geografiche. Per le opere di carattere sacro, soprattutto, fu incisore e commerciante, essendo le stampe di invenzione altrui e riproducenti disegni di Michelangelo, di Giulio Romano, di Alberto Durer e di altri artisti.

Le sue produzioni di interesse geografico datano dal 1562, come la «carta dell'isola di Candia». La «carta della Palestina» è dell'anno successivo e la «Pianta di Javarino» (ossia Raab) in «Ongaria» del 1566.

Di grande importanza sono la «Descrizione della città di Roma» del 1575 e le Piante di Roma del 1576 e del 1579. Le prime due fondamentali per lo studio della storia della topografia romana, poiché, la prima mostra la città alla vigilia della grande attività edilizia di Sisto V 16 e l'altra conferma tra l'altro, l'epoca dell'abbattimento del Settizonio ad opera di Sisto V 17. Nel 1577 pubblica un globo terrestre ed uno celeste, nel 1579 una «pianta di Napoli», nel 1580 la «pianta di Lisbona» ed incide la «carta del Perugino» di Egnazio Danti. Del 1585 è la famosa «carta dell'Agro Puteolano».

Diverse incertezze si hanno per gli ultimi anni di vita del Cartaro e per la sua attività durante il soggiorno in Napoli.