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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Cinquecento > KartariusCICLo AGOSTINIANo di Kartarius a Parigi
Agostino schiaccia l'eresia dei Manichei
KARTARIUS MARIO
1570 circa
Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale a Parigi
Agostino schiaccia l'eresia dei Manichei
La scena raffigurata è forse la meglio riuscita. il testo indica un testo di san Paolo: Hereticum post unam et secundam correptionem devita. Ad Ti. III Il libro aperto sul tavolo è più esplicito: Reddite reationem presumptionis vestrae. Contra manicheos. Agostino abbatte ai suoi piedi gli eretici manichei. Seduto sulla sua poltrona, addita il suo libro con una espressione compiaciuta. Gli eretici giacciono ai suoi piedi nudi sopra i loro stessi scritti. Kartarius riprende, forse senza accorgersi, una delle più antiche scene della iconografia agostiniana: il vescovo di Ippona che abbatte ai suoi piedi un eretico.
Il Manicheismo fu la religione fondata dal partico Mani nella seconda metà del III secolo d. C. frutto di una rivelazione ricevuta dal suo fondatore da parte dello Spirito della luce che si presentò a lui come suo "gemello" spirituale. Il Manicheismo si basava sulla netta divisione della realtà in due principi opposti in lotta tra loro: il Bene ed il Male, o meglio, la Luce e le Tenebre. All'origine dei tempi il Regno delle tenebre, dominato dall'aggressività e dalla ottusità, invase il Regno della luce e, dalla loro commistione, ebbero origine il Mondo e gli uomini. Qualche volta è stato affermato che alcuni collegamenti con il cristianesimo furono introdotti quando il manicheismo iniziò a rapportarsi con l'Occidente, in realtà essi furono intessuti fin dall'inizio dallo stesso Mani, poiché il cristianesimo era, probabilmente, la religione più diffusa in tutta la Mesopotamia.
Ad occidente il manicheismo si diffuse nell'Africa Proconsolare, dove sembra abbia avuto un secondo apostolo inferiore solo a Mani, un'ulteriore incarnazione del Paraclito, Adimantus. Prima del 296 il Proconsole Giuliano aveva scritto all'imperatore che i manichei minavano la pace della popolazione e provocavano danni alle città. Diocleziano rispose con un editto di persecuzione e non se ne seppe più nulla fino ai tempi di Agostino, che aderì alla setta per ben nove anni prima di convertirsi al cristianesimo. Comunque, l'esponente più famoso del manicheismo africano fu Fausto di Mileve, che Agostino confutò in un'opera di 33 libri.
Agostino nel 376, decise di lasciare il piccolo paese di Tagaste e ritornare a Cartagine e sempre con l’aiuto dell’amico Romaniano, che egli aveva convertito al manicheismo, aprì anche qui una scuola, dove insegnò per sette anni, purtroppo con alunni poco disciplinati. Agostino però tra i manichei non trovò mai la risposta certa al suo desiderio di verità e dopo un incontro con un loro vescovo, Fausto, avvenuto nel 382 a Cartagine, che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio, ne uscì non convinto e quindi prese ad allontanarsi dal manicheismo. Dopo la conversione al cristianesimo Agostino si incamminò in molte dispute contro i suoi ex correligionari e diede vita a numerose opere rivolte contro la dottrina dualista, tra di esse si possono ad esempio citare: Contro la Lettera di Mani detta del Fondamento, La natura del bene, Contro Fausto Manicheo. E’ impossibile analizzare tutti i punti toccati dalla polemica di Agostino contro i manichei; tuttavia le opere di Agostino hanno avuto grande influenza all’interno della Chiesa Cattolica, soprattutto per quanto riguarda l’approccio al problema del male. Agostino vuole elaborare una teoria del male alternativa all’eresia dualista.
Il 28 e 29 agosto 392, Sant'Agostino confutò anche un certo Fortunato in una discussione pubblica tenuta nei Bagni di Sossio. Successivamente, il 7 dicembre 404, Sant'Agostino disputò con Felice, un presbyterus manicheo. Lo convinse dell'errore della sua via e gli fece scagliare l'Anatema su Mani. Negli ultimi 25 anni della sua vita Agostino non scrisse contro il manicheismo, per questo si pensa che in quel periodo l'importanza della setta decrebbe in una certa misura.