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CICLo AGOSTINIANo di Bernardino Ferrari

Pentimento dell'eretico Pelagio dopo la disputa con Agostino

Pentimento dell'eretico Pelagio dopo la disputa con Agostino

 

 

BERNARDINO FERRARI

1508

Vigevano, Cattedrale di sant'Ambrogio cappella di S. Carlo

 

Pentimento dell'eretico Pelagio dopo la disputa con Agostino

 

 

 

La scena del riquadro della predella del polittico raffigura l'episodio del pentimento dell'eretico Pelagio dopo la disputa cha ha avuto con Agostino nella scena precedente. Pelagio è raffigurato da solo in una specie di giardino con qualche sparuto albero davanti ad una casa. Sullo sfondo si vede un gradevole panorama con monti ed un fiume sinuoso che si perde all'orizzonte. Il gusto della composizione è ancora tipicamente tardo quattrocentesca.

Pelagio è in ginocchio quasi a sottolineare la sua contrizione e la confutazione delle sue idee pregresse.

 

Pelagio è un monaco di origine britannica o irlandese, contemporaneo di Agostino. Possiede una solida cultura umanistica e un orientamento morale rigorista. Pelagio predica a Roma nello scorcio finale del quarto secolo e il suo insegnamento morale è ampiamente condiviso dal ceto senatoriale. Nel 410 quando Roma cade in mano dei Goti di Alarico molti aristocratici abbandonano Roma e l'Italia e si rifugiano in Africa. Tra di loro c'è anche Pelagio, che propone la sua eresia alle comunità africane del vescovo Agostino, che reagisce impegnandosi in una lunga battaglia dottrinaria i cui argomenti piaceranno molto ai sostenitori del primato della Grazia e della predestinazione divina. Pelagio appare subito molto pericoloso ad Agostino, per la sua fiducia nelle capacità umane e il suo rigorismo morale, che rendono superflua la Chiesa e riducono la figura di Cristo annullando il suo ruolo di salvatore divino del genere umano. La virtù che Pelagio predica, agli occhi di Agostino, non è altro che l'antica superbia dell'uomo pagano che conta sulle proprie forze. Pelagio paganizza il cristianesimo e Agostino si oppone.

La libertà umana, su cui tanto conta Pelagio, per Agostino è stata compromessa dal peccato di Adamo. Solo la grazia divina può redimere l'uomo e restituirgli la libertà. Ma la grazia è gratuita e non è un diritto dell'uomo: "Operibus enim debitum redditur, gratia gratis datur; unde etiam nuncupatur".

Come attestano gli atti del processo, che venne istruito, Pelagio condannò tutte le tesi senza addurre alcun argomento per difenderle o discuterle minimamente. Agostino, però, non credette a quell'abiura e si convinse che la vera opinione di Pelagio fosse che "l'aiuto della grazia ci venga concesso come un sovrappiù".

Contro Pelagio, Agostino sostiene che, dopo il peccato di Adamo, tutta l'umanità è condannata e si salva solo chi riceve la grazia divina.  Agostino torna su questi argomenti in molte lettere. Anche nella Città di Dio ribadisce la sua posizione.