Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Monaco

CICLo AGOSTINIANo a Monaco

Agostino insegna retorica

 

 

MAESTRO DI NARNI

1409

Monaco, Alte Pinakothek

 

Agostino insegna retorica

 

 

 

Delle quattro tavolette, questa è l'unica relativa a un episodio della vita del santo precedente alla conversione. La struttura della scena non permette di individuare dove si svolga la lezione, se a Cartagine, Roma o Milano. Agostino a sinistra è seduto su una alta cattedra di legno intagliato con un libro aperto e altri tre sovrapposti. Sullo schienale si legge Augustinus. Il santo porta un vestito col collo d'ermellino e il cappello del professore, con una cuffia che gli raccoglie i capelli. Con ampi gesti delle mani fa delle dimostrazioni alle persone che gli stanno davanti in più file. Si possono riconoscere oltre venti personaggi che leggono, prendono appunti, parlano fra loro o seguono con attenzione il discorso di Agostino.

E' possibile distinguere giovani studenti, ma anche persone mature con la barba bianca: un simbolismo per dire che l'insegnamento di Agostino è valido per tutti. Il giovane più vicino ad Agostino, vestito con un abito rosso e che volge lo sguardo verso i presenti è probabilmente identificabile con Alipio, studente e amico di Agostino. Alipio seguirà il maestro in Italia, a Roma Milano e Cassiciaco.

L'insegnamento della retorica era l'attività principale di Agostino prima della conversione. Questa scena avrà molta fortuna nella iconografia agostiniana.

 

Perciò quando il prefetto di Roma ricevette da Milano la richiesta per quella città di un maestro di retorica, con l'offerta anche del viaggio sulle vetture di Stato, proprio io brigai ... perchè Simmaco m'inviasse a Milano.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

Agisti dunque su di me fino a farmi maturare la decisione di partire alla volta di Roma, per insegnare là invece che a Cartagine la mia disciplina. Come poi venni a questa convinzione io non te lo voglio tacere, dato che anche in questi fatti bisogna riconoscere e celebrare le tue profondità segrete e la tua attenzione costante e tenerissima per noi. Non volevo andare a Roma per le prospettive di maggiori guadagni e maggior prestigio con cui gli amici volevano allettarmi - benché anche queste cose allora avessero peso sulle mie decisioni. Ma la ragione prima e forse unica era la fama che gli studenti di là avevano d'essere più tranquilli, e disciplinati da un ordinamento più rigoroso: e non avevano l'abitudine di irrompere alla spicciolata e alla rinfusa in una scuola se non erano allievi di quel maestro, anzi non vi erano affatto ammessi senza il suo permesso. A Cartagine invece l'indisciplina degli studenti è vergognosa e sfrenata: hanno l'impudenza di cacciarsi dove vogliono, sono come furie che turbano l'ordine istituito per il profitto degli allievi. Commettono ogni sorta di insolenze di una scempiaggine incredibile, che le leggi dovrebbero punire, se l'usanza non li proteggesse. E si rivelano tanto più miserabili, in quanto agiscono come se ciò che fanno fosse lecito, mentre per la tua legge non lo sarà mai; e credono di passare impuniti quando è la stessa cecità del loro agire la pena, e soffrono cose incomparabilmente peggiori di quelle che fanno. E io che da studente m'ero sempre rifiutato di indulgere a quegli usi, adesso da professore ero costretto a sopportarli da parte altrui: per questo aspiravo ad andarmene dove questo, stando a chi ne era informato, non sarebbe accaduto.

AGOSTINO, Confessioni 5, 12, 22

 

Agostino insegnò la retorica per diversi anni a Cartagine, poi, all'insaputa della madre si recò a Roma dove aprì una scuola.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea