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CICLo AGOSTINIANo di André Joseph-François

L'assedio di Ippona

L'assedio di Ippona

 

 

ANDRE JOSEPH FRANCOIS

1692

Apt, Cappella di santa Caterina

 

L'assedio di Ippona

 

 

 

L'ultima tela della serie dei dipinti di Joseph François André sviluppa una tematica incerta. Potrebbe essere considerata una scena che esalta la gloria di Agostino come Patrono o taumaturgo, tuttavia la scena sullo sfondo, che potrebbe essere la rappresentazione della città di Ippona, di cui Agostino è stato vescovo e dove perirà nel 430, suggerisce che siamo di fronte a una rappresentazione dell'assedio di Ippona da parte dei Vandali nell'anno della morte di Agostino. In tal caso il pittore avrebbe dipinto un Agostino che, in mezzo al suo popolo di fedeli, fornisce sostegno e conforto ai concittadini in un momento così drammatico.

Agostino è al centro della pittura e occupa buona parte dello spazio con la sua figura ingrandita dalle braccia aperte che allargano il piviale sotto cui si vede benissimo la tonaca nera dei monaci agostiniani. Attorno al santo si affollano in due ali, alla sua destra e alla sua sinistra, gruppi di fedeli che lo implorano e chiedono aiuto e conforto.

 

28. 4. Poco tempo dopo, per volontà e disposizione divina avvenne che un grande esercito, armato con armi svariate ed esercitato alla guerra, composto dai crudeli nemici Vandali e Alani, cui s'erano uniti Goti e gente di altra stirpe, con le navi fece irruzione dalle parti trasmarine della Spagna in Africa.

28. 5. Gli invasori attraverso tutta la Mauretania passarono anche nelle altre nostre province e regioni, e imperversando con ogni atrocità e crudeltà saccheggiarono tutto ciò che potettero fra spogliazioni, stragi, svariati tormenti, incendi e altri innumerevoli e nefandi disastri. Non risparmiarono né sesso né età, neppure i sacerdoti e i ministri di Dio, neppure gli ornamenti, le suppellettili e gli edifici delle chiese.

28. 6. Tali crudelissime violenze e devastazioni quell'uomo di Dio vedeva e pensava che esse fossero avvenute ed avvenissero non come pensavano gli altri uomini: ma poiché le considerava in modo più profondo e vi ravvisava soprattutto il pericolo e la morte delle anime (infatti sta scritto: Chi aggiunge scienza aggiunge dolore, e un cuore intelligente è un tarlo per le ossa [Eccli. 1, 18; Prov. 14, 30; 25, 20]), ancor più del solito le lacrime furono il suo pane giorno e notte ed egli ormai nella estrema vecchiaia conduceva e sopportava una vita amara e luttuosa più degli altri.

28. 7. Infatti l'uomo di Dio vedeva le città distrutte, e nelle campagne insieme con gli edifici gli abitanti o uccisi dal ferro nemico o fuggiti e dispersi, le chiese prive di sacerdoti e ministri, le vergini consacrate e i continenti dispersi da ogni parte: di costoro alcuni erano venuti meno fra le torture; altri erano stati uccisi con la spada; altri ridotti in schiavitù, persa ormai l'integrità e la fede dell'anima e del corpo, servivano i nemici con trattamento duro e cattivo.

28. 8. Nelle chiese non si cantavano più inni e lodi a Dio; in molti luoghi le chiese erano state bruciate; erano venuti meno nei luoghi a ciò consacrati i sacrifici solenni dovuti a Dio; i sacramenti divini o non venivano richiesti oppure non potevano essere amministrati a chi li richiedeva, perché non si trovava facilmente il ministro.

POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 4-8

 

28. 10. Di innumerevoli chiese a mala pena solo tre per grazia di Dio non sono state distrutte, quelle di Cartagine, Cirta e Ippona, e restano in piedi le loro città, protette dal presidio divino e umano (ma dopo la morte di Agostino anche Ippona, abbandonata dagli abitanti, fu incendiata dai nemici).

28. 11. E Agostino, in mezzo a tali sciagure, si consolava con la sentenza di un sapiente che dice: « Non sarà grande colui che ritiene gran cosa il fatto che cadono alberi e pietre e muoiono i mortali ».

28. 12. Era molto saggio, e perciò piangeva ogni giorno a calde lacrime tutte queste sciagure. Si aggiunse ai suoi dolori e ai suoi lamenti il fatto che i nemici vennero ad assediare Ippona, che fino allora era rimasta indenne, poiché si era occupato della sua difesa l'allora conte Bonifacio con un esercito di Goti alleati. I nemici l'assediarono strettamente per quasi 14 mesi e le chiusero anche la via del mare.

28. 13. Qui mi ero rifugiato anch'io insieme con altri colleghi d'episcopato e fummo insieme con lui per tutto il tempo dell'assedio. Molto spesso parlavamo fra noi e consideravamo che davanti ai nostri occhi Dio poneva i suoi tremendi giudizi, e dicevamo: Sei giusto, Signore, e retto è il tuo giudizio (Sal. 118, 137). Tutti insieme addolorati, gemendo e piangendo, pregavamo il Padre della misericordia e Dio di ogni consolazione (2 Cor. 1, 3) perché si degnasse confortarci in quella tribolazione.

POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 10-13

 

 

 

André Joseph-François

Nato ad Apt (Vaucluse) il 10 luglio 1669, era il quinto figlio del pittore Jean André, di cui divenne apprendista verso il 1684, e di Lucrèce Laure, figlia del notaio di Castellane Durand Laure. Intorno al 1690 diventa maestro pittore e si sposa nel 1690 a Castellane (Alpi dell'Alta Provenza) con Honorée Long. in questo periodo si stabilì come pittore in questa città, proprio come suo padre Jean André. In un atto del 1692 è citato come "maestro pittore di Castellane", ma nello stesso anno fu attivo anche ad Apt. L'ultimo suo dipinto conosciuto risale al 1697; sembra che abbia concluso rapidamente la sua carriera di pittore per concentrarsi sulle sue attività commerciali. E' noto che era magazziniere a Castellane nel 1698. Nel 1699, morta la prima moglie, si risposa con Thérèse Mérigon. Dal 1700, alla nascita dei figli, fu chiamato il "mercante". Morì a Castellane nel 1707.