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CICLo AGOSTINIANo di André Joseph-François

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

ANDRE JOSEPH FRANCOIS

1692

Apt, Cappella di santa Caterina

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Sulla parete destra si trova il santo protagonista di una leggenda medioevale sul tema della Trinità, dove incontra in riva al mare un angelo con la conchiglia. Agostino è ritto in piedi a destra e osserva stupito quanto sta facendo il bambino alato ai suoi piedi con una conchiglia. Il santo indossa un piviale rosso, sotto il quale si nota la tunica nera propria dei monaci agostiniani che seguono la sua regola. In testa porta la mitra, di colore rosso, mentre alza la mano destra e con la sinistra regge un libro che ha chiuso. Il bambino sembra rivolgergli la parola forse in risposta ad una domanda del santo.

In alto, entro una nuvola luminosa, attorniata da teste di angioletti compare la Trinità, al cui mistero sta pensando Agostino. Un mare tumultuoso e scuro fa da sfondo alla scena, che dona un senso di pace all'orizzonte con un cielo luminoso pur tra nuvole grigie.

L'episodio descritto si riferisce ad una leggenda che si è sviluppata nel tardo medioevo che riguarda Agostino e il suo desiderio di conoscere il mistero della Trinità.

Nel corso di questo episodio Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno lungo una spiaggia incontrò un bambino-angelo prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

 

 

André Joseph-François

Nato ad Apt (Vaucluse) il 10 luglio 1669, era il quinto figlio del pittore Jean André, di cui divenne apprendista verso il 1684, e di Lucrèce Laure, figlia del notaio di Castellane Durand Laure. Intorno al 1690 diventa maestro pittore e si sposa nel 1690 a Castellane (Alpi dell'Alta Provenza) con Honorée Long. in questo periodo si stabilì come pittore in questa città, proprio come suo padre Jean André. In un atto del 1692 è citato come "maestro pittore di Castellane", ma nello stesso anno fu attivo anche ad Apt. L'ultimo suo dipinto conosciuto risale al 1697; sembra che abbia concluso rapidamente la sua carriera di pittore per concentrarsi sulle sue attività commerciali. E' noto che era magazziniere a Castellane nel 1698. Nel 1699, morta la prima moglie, si risposa con Thérèse Mérigon. Dal 1700, alla nascita dei figli, fu chiamato il "mercante". Morì a Castellane nel 1707.