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CICLo AGOSTINIANo di Bartolomè Esteban Murillo a Siviglia

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine al Prado di Madrid

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

BARTOLOME' ESTEBAN MURILLO

1678

Le Tavole di Murillo per il convento di San Leandro a Siviglia

Museo del Prado a Madrid

 

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questo immenso quadro (3,90 x 2,25 m) riproduce una allegoria piuttosto contestabile che si trova in alcune incisioni e cicli (Quito, Augsbourg, Weyarn, Indersdorf, Baumburg ). Uno spruzzo di sangue che sgorga dal costato di Cristo Crocifisso e un getto di latte che esce dal seno della Vergine confluiscono verso Agostino. Per la seconda volta Murillo imita l'estasi di Van Dick, tavola copiata anche a Quito e Bruges. Ma il suo talento è tale da dare personalità al quadro soprattutto nella espressione del viso di Agostino. La mitra e i libri sono ai suoi piedi: non hanno più valore di fronte a Dio. Questa allegoria era così popolare nel Seicento che non c'era neppure bisogno di spiegarla.

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.