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CICLo AGOSTINIANo di Alhandra

Agostino in estasi davanti alla Trinità

Agostino in estasi davanti alla Trinità

 

 

BENTO COELHO DA SILVEIRA

1706

Alhandra, chiesa di S. João Baptista

 

Agostino in estasi davanti alla Trinità

 

 

 

La tela presenta un tema caro all'ordine agostiniano, che in questo modo celebra uno degli argomenti che più hanno affascinato Agostino.

E' il tema della Trinità, che il pittore ha realizzato presentando una visione del santo, dove appare in tutta la sua gloria la Santissima Trinità.

Agostino è seduto in una stanza spoglia, dove si nota una sedia e un tavolo di lavoro, dove sopra una tovaglia è disposto un libro aperto. da una grande finestra si scorge un panorama lontano con boschi, campagne e monti. Il santo, che indossa la tunica nera dei monaci agostiniani allarga le braccia devotamente quasi volesse accogliere la visione che gli para davanti. Il suo volto giovanile rivela una grande attenzione e disponibilità d'animo.

In alto a sinistra in una grande e luminosa nuvola appaiono ai suoi occhi le figure, accompagnate da angeli, del Cristo, di Iddio Padre e dello Spirito Santo sotto forma di colomba.

 

[...] Inoltre, partendo dalla creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l'intelligenza, per quanto era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio, per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria, intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre potenze, in virtù di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la memoria, la contempla con l'intelligenza, l'abbraccia con l'amore, certamente vi scopre l'immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa tenue somiglianza.

AGOSTINO, De Trinitate, XV, 39

 

 

 

Bento Coelho da Silveira

Bento Coelho da Silveira nacque a Lisbona probabilmente nel 1617, secondo quanto afferma in un suo manoscritto Caetano Alberto da Silva. Fu discepolo di Marcos da Cruz, pittore di una certa fama, e come altri conterranei deve essere stato in Spagna, dove avrebbe conosciuto Peter Paul Rubens e la sua arte. Di Bento si parla in un documento del 1648, dove compare come membro del consiglio della Confraternita di san Luca, di cui fu più volte giudice e dove prestò servizio fino al 1701. Nel 1678 fu nominato pittore reale con lettera del reggente D. Pedro in sostituzione di Domingos Vieira. Verso il 1650 acquistò case in Calçada de Paio de Novais nel Chiado, dove aprì la sua prima bottega. Probabilmente morì nel 1708, quando Lourenço da Silva Paz gli succedette come Pittore Regio.

Lavorò per la Corona, per la nobiltà portoghese e per gli Ordini Religiosi, fra cui Gesuiti, Carmelitani Scalzi, Domenicani, Agostiniani, Francescani, Clarisse, Cistercensi e varie Confraternite. Dipinse tele per i Conventi di Cardais, di San Pietro de Alcântara, per le chiese di san Cristoforo, della Madre ddi Dio, di Nossa Senhora de Jesus, dell'Incarnazione, dei Conventi di Carmo, di Santa Marta, di Nossa Senhora do Bom Sucesso, di Santo Alberto,di Nossa Senhora da Conceição de Marvila. Altre sue opere furono realizzate per la Chiesa del Convento dos Paulistas, di Castelo, di san Rocco, di Nossa Senhora da Quietação, di san Michele, di Ameixoeira, di Sant'Antonio a Évora, di Santa Maria in Loures, della Madre di Santiago a Sesimbra, di san Michele a Castelo Branco, di san Sebastiano a Cernache do Bonjardim, di Santa Maria de Salzedas a Tarouca, di Santa Maria de Almacave a Lamego. La maggior parte delle chiese di Lisbona distrutte dal terremoto del 1755 avevano opere dell'artista.

Ad oggi gli sono state attribuite più di 200 opere, che dipinse fino alla morte.