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CICLo AGOSTINIANo a Rabastens

Il sogno di Sigisberto

Il sogno di Sigisberto

 

 

MAESTRO FRESCANTE DI RABASTENS

1318 ca.

Chiesa di Notre Dame du Bourg a Rabastens

 

Il sogno di Sigisberto

 

 

 

Troviamo qui la prima rappresentazione ispirata a un testo leggendario, che conobbe molta fortuna nel XIV e XV secolo. Il vescovo Sigisberto dorme seduto su una sedia, con la testa appoggiata a una mano. Alla sua destra sta arrivando un angelo con una aureola che racchiude il cuore di Agostino da cui fuoriescono delle fiamme. Questo cuore fiammante è il simbolo dell'amore per Dio che brucia come un fuoco e diventerà in seguito un tradizionale attributo agostiniano.

C'è da aggiungere che nella leggenda originaria non si parla di fiamme: è probabile che la loro presenza sia una reinterpretazione del pittore restauratore.

 

Giordano di Sassonia (1300-1380), riferendosi a questo episodio, scrive:

"Si dice che alla morte di sant'Agostino il suo cuore fu estratto dal petto o da un angelo, o da pii amici del vescovo. Nei rivolgimenti dei tempi questo cuore disparve. Sigisberto, vescovo di Lione, nel 960, caldo ammiratore di Agostino, miracolosamente ritrovò questo cuore. Sigisberto aveva sovente chiesto a Dio la grazia d'accordargli qualche reliquia del santo vescovo di Ippona, in premio del particolare culto alla memoria di lui.

Nelle sue orazioni esprimeva spesso questo suo desiderio, o piuttosto, questo desiderio era diventato la sua solita preghiera. In questa preghiera un giorno lo sorprese il sonno: ed ecco che un angelo gli apparve un attimo, con in mano un piccol vaso di cristallo di mirabil fattura, cerchiato d'oro e d'oro finissimo ne era il piede. La scatola che lo conteneva risplendeva di perle. Tu dormi o Sigisberto, gli disse l'angelo, e svegliati. "Chi siete ? " risponde il vescovo di Lione. "Io sono l'angelo custode del grande Agostino, custode ora del cuore suo; Dio l'ha voluto, perchè questo cuore non perisse, questo cuore che arse di tanto amore verso di lui e che tanto sublimemente discorse della santissima Trinità. Levati e prendi il dono prezioso che Dio m'ingiunse di portarti a consolazione tua e di tutti gli uomini religiosi."

Ciò detto l'angelo disparve. Il vescovo svegliato trovò il vaso ove l'angelo l'aveva deposto, cioè sull'altare. Il cuore di Agostino era fresco come se fosse allora uscito dal suo corpo. Del qual miracolo si sparse la fama in tutta la diocesi di Lione e si celebrò con solenne festa quel prodigio. Fu cantato il Te Deum e quando risonaron le parole dell'inno di sant'Ambrogio Sanctus sanctus, parve si movesse il cuor d'Agostino e palpitasse d'amore per il Dio vivente. Ogni qualvolta dinanzi la cuore di Agostino veniva pronunziato il nome della S. Trinità o che era letto qualche brano del trattato di lui sulla Trinità, il suo cuore si muoveva."