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PITTORI: Giovenone Girolamo

Sant'Agostino

S. Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIOVENONE GIROLAMO

1510-1555

Mercato Antiquario

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto su tavola è uno scomparto che appartiene a un polittico di grandi dimensioni. Il soggetto qui raffigurato è sant'Agostino nelle sue vesti di vescovo  e Dottore della Chiesa. E' comunque interessante notare che Agostino sotto il piviale indossa il saio nero dei monaci agostiniani eremitani. In primo piano si nota anche la cintura di cuoio che richiama a sua volta una leggenda cara all'Ordine che coinvolge anche santa Monica. Il che fa pensare ad una committenza all'interno di questo ordine per qualche convento o chiesa gestita dagli agostiniani. La tavola di questo scomparto misura cm 65,5 in altezza e 45 in larghezza. Qualche critico d'arte ha proposto come diversa attribuzione il pittore Defendente Ferrari. L'opera è stata segnalata sul Mercato antiquario nel 1968.

Il santo, dal viso ancora abbastanza giovanile, ha un'espressione estatica, e con la mano destra sta impartendo una benedizione.

Una folta barba a ricciolo gli copre le gote fino al mento. Con la mano sinistra regge un elegante bastone pastorale, mentre lo sfondo presenta un ricco e prezioso disegno su stoffa.

 

 

Gerolamo Giovenone

Nacque verso il 1490 da una famiglia di artisti che lavoravano il legno, intarsiatori e costruttori di cornici di grandi polittici. Formatosi in età giovanile nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti, seguì, ai propri esordi pittorici, le orme dell'altro allievo e collaboratore dello Spanzotti e cioè Defendente Ferrari. Relativa a questi anni troviamo la Madonna con Bambino e Santi ora nella collezione Johnson a Filadelfia, in cui appare con evidenza l'influsso artistico dei primi maestri. Sempre tra le prime opere (1514) è la Pala Buronzo oggi alla Sabauda di Torino, con le due deliziose figure dei figli della donatrice, l'Adorazione dei Magi dell'Arcivescovado di Vercelli, il Trittico Raspa di Trino Vercellese.

Giovenone cercò di innovare il suo stile ponendosi, più tardi, sulle orme di Gaudenzio Ferrari, quando il pittore valsesiano diventò il nuovo punto di riferimento obbligato della pittura tra Piemonte occidentale e Milano. Mantenne sempre, nei suoi modi figurativi, un linguaggio misurato ed espressivo, anche se privo di grandi invenzioni. Un linguaggio che incontrò il favore della committenza che gli permise di tenere una fiorente bottega a Vercelli. Verso la fine della sua carriera artistica si nota una confluenza di stile con il proprio genero Bernardino Lanino, stimato allievo di Gaudenzio Ferrari. Ricordiamo tra le sue opere la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano all'Accademia Carrara di Bergamo, la Madonna col Bambino di Brera, e il Compianto sul Cristo Morto al Museo del Territorio Biellese. Quella di Giovenone fu, secondo il costume delle botteghe dell'epoca, una famiglia di artisti. Gerolamo non va confuso col fratello Giuseppe, e neppure va confuso con il figlio, pur esso di nome Giuseppe (1524-1589 ca.), né con il nipote Giovanni Battista (1525-1573).