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IL LIBRO VITASFRATRUM: presentazione

Frontespizio di una stampa (1585) dell'opera di Giordano da Sassonia

 

Frontespizio di una stampa (1585)

dell'opera di Giordano da Sassonia

 

 

IL LIBRO VITASFRATRUM: presentazione

Da ARBESMANN R. - HUMPFNER W., Jordani de Saxonia Liber Vitasfratrum,

New York 1943

 

Adattamento a cura di p. Mario Mattei O.S.A.

 

 

Il libro che presentiamo é la prima edizione a stampa, tradotta in italiano. Fu edita nel 1585 da fra Agostino da Fivizzano [1]. Questi nel 1563-1564 era Vicario Generale dell'Ordine agostiniano e aveva visto per la prima volta l'opera di Giordano in occasione di una visita al convento di S. Agostino di Bagnoregio. L'opera gli piacque subito. Avrebbe voluto pubblicarne una edizione critica, ma trovò solo tre manoscritti [2] e tutti e tre dello stesso gruppo.

Quindi si dovette accontentare di seguire come testo base il manoscritto di Ambrogio Friciero e completare le omissioni con gli altri due, annotandole a margine. Oltre alla dedica al Papa, aggiunse una lettera "ai Molto Reverendi Padri et Fratelli in Christo Amatissimi, i Frati Eremiti di Santo Agostino" che, a mo' di prefazione, stabiliva i motivi a cui era dovuta quella pubblicazione, e dava un resoconto dei suoi sforzi per fissare il testo originale di Giordano. E apprendiamo che, con le Costituzioni del 1571, la lettura della Vitasfratrum era diventata obbligatoria nell'Ordine "ad coenam", anche prima che apparisse la pubblicazione di fra Agostino da Fivizzano. L'opera di Giordano é di grandissima importanza come fonte per la storia dell'Ordine Agostiniano del primo secolo (1250-1350).

Anche se ci dobbiamo rammaricare, come già fece lo storico fra Luigi Torelli nel XVII secolo, per la mancanza di dati cronologici, tuttavia lo scritto di Giordano, anche se avvolto in una "strana atemporalità ", é ricco di fatti e di abitudini che non avremmo altrimenti mai conosciuto. Questa "atemporalità" é dovuta al fatto che Giordano usa i fatti riportati come illustrazioni del suo trattato di ascetica. Tenendo conto del modo usato di scrivere la storia al suo tempo, non si può negare a Giordano senso critico, sforzo sincero di riferire solo fatti accertati, sforzo di capire gli antefatti e le relazioni tra loro. La sua apertura mentale e la sua franchezza nel riferire le proprie esperienze vanno ammirate, così come la sua coscienziosità nel raccontare ciò che era riferito ad altri. Egli investigò ovunque e fin dove gli fu possibile.

Ad esempio, nel parlare del presunto soggiorno di tre anni fatto da S. Agostino presso gli eremiti sul Mons Pisanus e a Centocelle, Giordano sviluppò una cronologia, basandosi sulle opere di S. Agostino e la biografia di Possidio, alla luce delle quali rifiutò questo resoconto e restrinse la presenza di S. Agostino a una breve visita. Per le stesse ragioni omise completamente le leggende secondo le quali S. Agostino aveva dato in origine la sua Regola a quegli eremiti mentre si trovava con loro e l'apparizione di un bambino sulla riva del mare che gli aveva ricordato il mistero della SS. ma Trinità.

Giordano citò sempre i documenti papali come testimonianze incontestabili ed evidenziò il fatto di averli esaminati personalmente. Non rigettò le tradizioni locali di cui aveva una conoscenza chiara e precisa, ma non volle argomentare sulle basi di tradizioni che non era riuscito a verificare. Sono infine estremamente interessanti le notizie su molti membri dell'Ordine eminenti per fama o per santità, come S. Nicola da Tolentino, beato Agostino Novello, beato Simone da Todi, fra Agostino d'Ancona, fra Alberto da Padova, fra Agostino da Vicenza, fra Alessandro da S. Elpidio, fra Bartolomeo da Urbino, fra Bonsembiante e fra Bonaventura da Padova, fra Tommaso da Rimini, fra Clemente da Osimo, fra Giovanni Bono, fra Egidio Romano, fra Franceschino da Ravenna, fra Giacomo da Viterbo, fra Giovanni Lana da Bologna, fra Giovanni da Viterbo, fra Giovanni da Rieti, fra Gregorio da Rimini, fra Guglielmo da Cremona, fra Prospero da Reggio, fra Pietro di Camerata, fra Tommaso d'Argentina, fra Ugolino da Orvieto, ecc.

 

 

Note

 

(1) - Era stato Provinciale della Provincia romana e confessore di Papa Gregorio XIII, che lo fece Sacrista Pontificio nel 1574. Morì nel 1596.

(2) - Manoscritti che sono rimasti insieme nella Biblioteca Angelica del convento di S. Agostino di Roma e che corrispondono ai nn. 9, 11,13.