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LA PERSONALITA' DI GIORDANO

Frontespizio di una stampa (1585) dell'opera di Giordano da Sassonia

 

Frontespizio di una stampa (1585)

dell'opera di Giordano da Sassonia

 

 

LA PERSONALITA' DI GIORDANO

Da ARBESMANN R. - HUMPFNER W., Jordani de Saxonia Liber Vitasfratrum,

New York 1943

 

Adattamento a cura di p. Mario Mattei O.S.A.

 

 

Giordano fu un uomo eccezionalmente dotato, che sfruttò al massimo i vantaggi che gli venivano dallo studio e dall'ammirazione ed imitazione dei suoi grandi maestri. Il frutto della sua profonda attenzione lo si può chiaramente vedere sia nelle missioni delicate che gli furono affidate, sia nell'importanza delle opere da lui pubblicate. La sua fama come predicatore rimase grande per tutto il Medio Evo; per di più accresciuta dalla popolarità dei libri dei suoi sermoni. Nella Vitasfratrum egli dimostra di avere una buona conoscenza del Diritto Canonico, e in tutti i suoi scritti dimostra di essere un maestro di vita spirituale sia per quanto riguarda il fondamento teologico che l'esperienza pratica. Constatiamo ovunque che si può fare affidamento sulla solidità dei suoi giudizi e dei suoi principi. Ad esempio, ci racconta come fu guarito da una leggera tendenza all'esagerazione nello zelo religioso. Lui solo può essere il "nostro confratello" che "era solito fare molti digiuni per suo conto, oltre quelli comuni dell'Ordine", finché una voce lo consigliò così: "Smetti il tuo digiunare e mangia insieme agli altri". Dopodiché smise il "cattivo individualismo" e comprese la "buona e santa singolarità " [1] e le condizioni che permettono a tutti di "accrescere il rigore dell'Ordine" [2] e il fare penitenza "per quanto la salute lo permetta ", come dice la Regola [3], senza attirare l'attenzione degli altri. Giordano dichiara esplicitamente che, seguendo l'istruzione della voce, "riprovò i digiuni individuali " anche nei confratelli. E' una conseguenza logica di questa sana mentalità il fatto che scriva a questo riguardo : "Perciò chiunque da parte sua può adoperarsi perché l'Ordine sia abbastanza austero e rigido; non c'é bisogno che alcuno lamenti il rilassamento dell'Ordine e per questo voglia passare ad un Ordine più severo, quasi per il vantaggio di una vita migliore, come ho saputo di alcuni, tentati in questo senso da suggestione diabolica. Costoro che non hanno mai osservato i doveri meno gravosi del loro proprio Ordine, pretendevano di voler passare ad un Ordine di più stretta osservanza ". [4] La stessa serenità e maturità di giudizio spicca nelle sue trattazioni delle questioni pratiche riguardanti la vita comune e la povertà nelle parti III e IV della Vitasfratrum. Il fervore del suo sforzo ascetico personale viene rivelato anche nell'esempio [5] di "quel confratello che frequentemente era solito cantare in coro con grande devozione" [28].

In un giorno di festa questi aveva, per così dire, speso tutto il fiato e dato tutta l'anima per cantare e poi, nel riposo del sonno, sentì come se gli venisse reinfuso il fiato e l'anima dal cuore di Dio. Giordano sicuramente ci racconta una sua personale esperienza, ma che essa non sia solo una questione di fervore di ore e di giorni, ma di una vita illuminata dal rapporto con Dio, appare nei suggerimenti pratici che sono nella sua toccante Meditazione sulla Passione di Cristo [6]. Milesio [7] ha ragione nel considerare questo lavoro una prova che Giordano "fu un profondo contemplativo". Ce lo mostrano le sue esperienze che egli racconta per illustrare l'efficacia della preghiera [8]. Giordano sperimentò questa efficacia non solo nelle sue difficoltà : ci racconta una visione in cui sembrò che l'anima di Frate Ulrico di Brunswick fosse liberata dal Purgatorio per intercessione della preghiera. [9] Non c'è dubbio che Giordano stesso fosse il "Provinciale che era tutto assorto nelle sue preghiere" per un confratello defunto che gli era apparso e gli aveva chiesto delle preghiere, perché altrimenti avrebbe sofferto in purgatorio per quindici anni. [10] "E il Provinciale, da padre sincero, il giorno dopo, nella celebrazione della Messa pregò con intensa devozione per l'anima di quel confratello. E, trovandosi di nuovo a pregare da solo nello stesso luogo, mentre gli altri dormivano, gli apparve quel confratello pieno di gioia che diceva di essere stato liberato dal Purgatorio per le sue preghiere". [11]

Giordano non manca di aggiungere a questa dichiarazione una ammonizione generale che mostra la sua idea molto alta del rapporto fra superiori e sudditi: "Apprendano i religiosi a confidare ai loro superiori quelle cose che giovano alla loro salvezza. Infatti se questo fratello durante la sua vita fosse stato disobbediente e ribelle al suo superiore, non gli sarebbe stato concesso di far ricorso al suo Provinciale. A loro volta i superiori apprendano ad essere vigilanti nella preghiera per coloro che sono stati loro affidati vivi e defunti. Sono infatti molto accette a Dio le preghiere del superiore caritatevole per quanti sono loro affidati...". La stessa consapevolezza del dovere di servire e di aiutare i suoi sudditi o confratelli, la si trova nell'assistenza spirituale che dà ai confratelli morenti, ad esempio la sua esortazione sul letto di morte del beato Enrico di Friemar. [12]

Il suo tratto si rivela con sicurezza nella sua esortazione all'assistenza dei moribondi con preghiere, specialmente il Credo, contro gli ultimi assalti del diavolo. [13] Giordano godette la fiducia degli insegnanti, dei suoi molti amici, dei superiori e della sua Provincia, che lo elesse più volte Superiore. La ragione è chiara. Giordano parla dell'obbedienza dei sudditi e presenta gli alti motivi dell'obbedienza. [14] Quindi tratta della necessità della benevolenza dei superiori verso i sudditi e della necessità, da parte loro, di servire i loro confratelli con amore. [15] Giordano condanna il "rigore del Superiore duro e aspro" e riferisce di esperienze personali con superiori dell'Ordine, "i quali con la loro inflessibilità indiscreta mandarono via persone buone che avrebbero potuto essere colonne dell'Ordine nella loro Provincia, mentre avrebbero dovuto incoraggiarle con pie esortazioni...". Ed egli era senz'altro tra questi ultimi: "Ho conosciuto alcuni Superiori nell'Ordine, i quali con le loro paterne esortazioni e con tratti di amorevole interessamento riportarono alla pace dello spirito alcuni che cedevano alla disperazione e per questo, con la grazia di Dio, li conservarono in dignità e in una vita santa".

Che Giordano, come Superiore, manifestasse prudenza, fermezza, benevola comprensione e zelo religioso in armonico equilibrio, lo si può chiaramente vedere dagli episodi che ebbe l'opportunità di descrivere nella sua Vitasfratrum. La sua prudenza e fermezza mite e calma nel sostenere la disciplina religiosa appare nella riammissione del "nobile apostata" [16]. Giordano fu capace di risvegliare la coscienza di un religioso troppo accomodante, ma poi di trattare il colpevole con la sicurezza di un medico esperto e la tenerezza di una madre [17]. Per Giordano il Superiore doveva essere "acceso di zelo per la salvezza dei sudditi" e "padre misericordioso" nello stesso tempo. [18] Per lui era naturale che "la discrezione del superiore é un apporto efficace alla serenità del fratello". [19]

Si può concludere che Giordano fosse un uomo di pace per il fatto che, elencando le opere dei confratelli del suo Ordine nella Vitasfratrum [20], non fece menzione di nessuno dei trattati politici di Egidio Romano, Giacomo da Viterbo, Agostino Trionfo e Hermann Schilditz. Perfino quando toccò le questioni riguardanti i Canonici Regolari non solo evitò discussioni, ma le deplorò [21].

 

 

Note

 

(1) - Cfr. Vitasfratrum IV, 12

(2) - Cfr. Vitasfratrum IV, 10.

(3) - Regola 4.

(4) - Cfr. Vitasfratrum IV, 10.

(5) - Cfr. Vitasfratrum II, 15.

(6) - Specialmente ad ogni capitolo aggiunge una spiegazione sul significato e il modo di pregare. Cfr. infra.

(7) - Op. cit., p. 69.

(8) - Cfr. Vitasfratrum II, 20.

(9) - Cfr. Vitasfratrum II, 18.

(10) - Cfr. Vitasfratrum II, 18.

(11) - Cfr. Vitasfratrum II, 18.

(12) - Cfr. Vitasfratrum II, 12.

(13) - Cfr. Vitasfratrum II, 13, in fine.

(14) - Cfr. Vitasfratrum II, 2-3.

(15) - Cfr. Vitasfratrum II, 4.

(16) - Cfr. Vitasfratrum II, 20.

(17) - Cfr. Vitasfratrum II, 18.

(18) - Cfr. Vitasfratrum III, 13.

(19) - Cfr. Vitasfratrum III, 9.

(20) - Cfr. Vitasfratrum II, 22.

(21) - Cfr. Vitasfratrum II, 14.