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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'ordine > Storiografi OSA > Giordano di SassoniaLettera a fra Giovanni lettore in Argentina e Proemio
Frontespizio di una stampa (1585)
dell'opera di Giordano da Sassonia
Lettera a fra Giovanni lettore in Argentina
Da ARBESMANN R. - HUMPFNER W., Jordani de Saxonia Liber Vitasfratrum,
New York 1943
Adattamento a cura di p. Mario Mattei O.S.A.
Al vero amator della spiritual bellezza, Frate Giovanni dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, lettore in Argentina, e fratello in Christo, Frate Giordano, minimo fra i lettori del medesimo Ordine, desidera un cuore et un'anima seco in Dio. La virtù della meravigliosa carità, ch'esce dal copioso fonte del petto vostro, ha voluto consigliarsi col picciolo saper mio sopra alcune difficoltà, che già molto tempo vi molestano la conscienza, mentre da santo desiderio inspirato, bramate ansiosamente d'esser vero figliuolo del beatissimo Agostino padre nostro con la perfetta osservanza della sua regolare institutione: Pero; quand'io mi disponeva di rispondere a quello, che mi scriveste; mi sono entrati nel concetto per le dimande vostre alcuni dubbij, la dechiaration de i quali ricercarebbe un più otioso studio, havendo la prudente vostra richiesta svegliato il mio pigro ingegno, et con farmi questa dimanda, aperta la strada alla risolution delle cose dimandate: Onde non potend'io con una picciola, et breve lettera rispondere alla santa vostra proposta, come si conviene alla purità della conscienza vostra, et desiderando non dimeno di satisfare a quello, che mi chiedete, secondo le forze del mio debile intelletto, et levare insieme ogni scropolo di dubitatione da i cori di molti; ho messo mano a questa Operetta, confidato nell'aiuto di Dio, mosso dalle richieste, che mi fate, et aiutato dalle vostre orationi; et l'ho intitolata, DEL VIVER DE I FRATI, così perche si tratta in essa delle Vite de i nostri frati, come anco, perche ogni frate, che la leggerà, possa dalla propria sua vita conoscere, s'egliè vero figliuolo del santissimo padre nostro, AGOSTINO, et degno frate dell'Ordine suo, vedendo, ch'in questo libro si contengono molte opere di sopraerogatione: Et qualunque leggendolo, s'accorgerà di mancare in qualche cosa, si doglia del passato, et viva cautamente per l'avenire, come consiglia l'istesso Padre nella Regola.
Il Proemio
ESSENDO scritto: In memoria æterna erit iustus: cioè. Il giusto sarà in eterna memoria, è certamente cosa molto sconvenevole, che si perda la memoria di quelli, che con opere illustri di bontà, et con fatti veramente degni d'esser ricordati, hanno lasciato qualche esempio di virtù a i posteri. Perchè adunque il sacro Ordine de i Frati Eremiti di S. Agostino è stato per grazia di Dio ne i tempi passati, et è ne i presenti, fra tutti gl'altri Ordini de i Religiosi, ne i campi della santa Chiesa copioso, et fertile ne i suoi figliuoli di semi di virtù, di piante di costumi, di fiori di sapienza, et d'abondanti frutti di santità; accioche i chiari esempij di religione lasciatici da gli'antichi Padri nostri, non restino involti nelle nuvole dell'oblivione, anzi siano eternamente ricordati; mi sono affaticato di raccorre in sieme le vite, i fatti, e i meriti notabili de i padri, et frati singolari di detto Ordine, come ne ho potuto haver notitia; et riferire, (quanto Dio mi concederà,) l'origine, il progresso, et le communi osservanze di esso, sottomettendo totalmente, et con ogni riverenza quanto diro; e specialmente quello, che riguarda lo stato della Religione; alla correttione del venerabil Padre nostro Generale. Ma non pensi pero alcuno, ch'io presuma di voler abbracciar tutti i particolari, che cominciando da i Padri nostri antichi, meritarebbono d'esser raccontati, poi che, (come dice il Savio) Tutto quello, che noi sappiamo, è una minima parte di quello, che non sappiamo. Il che specialmente è vero nelle cose, che consistono in fatto, come son quelle, che si potrebbon saper de i fatti di particolari persone devote, che sono veramente pochi a paragon di quelli, che Dio occultamente opera in tutti gl'huomini santi, li quali il più delle volte per humiltà, et per fuggir l'arroganza, usano non poca diligenza per occultar quello, che s'appartiene alla laude di se medesimi. Alcune poche cose adunque ho scritto, secondo che ne ho havuto notizia; le quali, se ben non paiono tutte miracolose, et stupende, non son pero da esser poco prezzate, non essendo stata mia principale intentione dire citare i miracoli, ma più tosto d'edificare con la narration de i fatti de i passati la posterità: si come non sono anco miracolose tutte quelle, che nel libro suo delle Vite de i Padri narra san Gieronimo; il cui principal fine fu di scriver cose appartenenti alla edificatione, come egli stesso fa fede nel Prologo di quell'opera; dicendo.
Io metto mano a quest'opera, non tanto per aquistar laude d'eloquenza, quanto, perch'io spero, che questa narratione debba esser d'edificatione a chi la leggerà, restando ogn'uno infiammato dagl'esempij dell'altrui operationi. Oltra che non tutti i Santi hanno fatto miracoli: ne per questa causa uno è men santo dell'altro inanzi a Dio: anzi; (come scrive sant'Agostino nel libro: De fide ad Petrum, et è registrato nel Decreto I. q. I. cap. Teneamus;) molti miracoli sono stati fatti da huomini cattivi, come si legge de i Magi di Faraone, i quali fecero molto più, che non poterono fare i figliuoli d'Israele; ancor che Moisè facesse poi ogni cosa. Et similmente di Simon mago, ilqual faceva cose; che se ben dapoi furon fatte da S.Pietro, eran pero impossibili a i buoni Christiani, che si rallegravano solamente, ch'i nomi loro fossero scritti in cielo. Onde S.Gregorio nel fin del primo libro de i dialoghi dice, che si trovano molti, che non fanno miracoli, ne percio sono inferiori a quelli, che gli fanno: et lo prova per questo, che S.Pietro camino sopra il mare co i piedi asciutti, e S. Paolo patì pur nel mare tre naufragij, dicendo così: Ecco che non puote S.Paolo far viaggio con la nave per quell'elemento, sopra il qual S.Pietro haveva caminato co i proprij piedi. E adunque cosa manifestissima, che se ben l'uno, et l'altro non eran di pari virtù; quant'a i miracoli; non erano pero dispari in cielo, quanto a i meriti. Sta detto tutto questo a fine, che niuno stimi poco i fatti delle persone venerande, delle quali io son per far mentione in quest'opera, perche non siano confermati con miracoli, essendo per altro tali, che ci possono esser utili, et servire, come esempij di bontà, et di religione. Et perc'ho conosciuto dover giovare a quest'operetta l'auttorità de i Padri antichi; ho voluto inserirvi alcune cose tratte dalle Institutioni, et Collationi loro, pigliando forma la vita de i frati da quella de i padri. Ne si turbi il lettore, se non troverà nella mia narratione essere stato osservato l'ordine de i tempi, parendomi convenirsi alla materia, ch'i fatti nuovi, et moderni siano accompagnati alcuna volta in un medesimo capitolo con gl'antichi.
CAP. I - Di quattro sorti di Communioni, che deveno essere in ogni sacra Religione.
CAP. II - Della prima Communione, che é la cohabitation locale: quad'havesse principio et come la vita cenobitica si cominciasse a metter in uso.
CAP. III - Di tre sorti di Monaci, et d'una quarta aggiunta.
CAP. IV - Che la vita de gl'Anacoreti é più perfetta di quella de i Cenobiti.
CAP. V - Che la vita de i Cenobiti é più sicura di quella de gl'Anacoreti.
CAP. VI - Che la professione dell'una et dell'altra vita, trovandosi in una persona, é perfettissima.
CAP. VII - Di qual forte di monaci siano i frati dell'Ordine di Sant'Agostino; dove si distingue; quanto a gl'Eremiti; fra Cenobiti et Anacoreti, et si mostra che S. Agostino fu Eremita Cenobita.
CAP. VIII - Che gli Eremiti Cenobiti possono passare alla solitudine anacoretica.
CAP. IX - Che gl'Anacoreti posson passare a i Cenobiti.
CAP. X - Che gl'Anacoreti non deveno uscir della solitudine per attendere all'opere della vita attiva.
CAP. XI - Ch'a gl'Anacoreti é lecito uscir della solitudine per esercitar l'opere della vita contemplativa.
CAP. XII - Quando et con quali circostanze i frati debbano uscire di monasterio.
CAP. XIII - Che S. Agostino s'accostò alla vita commune della congregation Cenobitica.
CAP. XIV - Della dispersion de i frati dopo la morte di S. Agostino, et dell'union dell'Ordine.
CAP. XV - Del sacro habito dell'Ordine.
CAP. XVI - Dell'entrata de Frati nelle città.
CAP. XVII - Del Titolo dell'Ordine.
CAP. XVIII - Della riunion del capo alle membra, quando ci fu donato il corpo di S. Agostino, e'l luoco in Pavia.
CAP. XIX - Che la sacrosanta madre Chiesa Romana ha particolarmente instituito et accresciuto quest'Ordine.
CAP. XX - Quanto sia pericolosa cosa a i frati uscir di questa santa communanza.
CAP. XXI - Quali statuti della Regola et delle Constitutioni dell'Ordine si riducano a questa prima Communione.
CAP. I - Che deve esser tra i frati un sol cuore et una sola anima in Dio.
CAP. II - Della vera obedienza de i Frati.
CAP. III - Della virtù, efficacia et frutto della vera et sana obedienza.
CAP. IV - Della benevolenza de i Prelati verso i loro sudditi.
CAP. V - Della scambievol carità de i frati.
CAP. VI - Quanto sia dannosa la discordia tra i frati.
CAP. VII - Dell'humiltà che devono havere i frati.
CAP. VIII - Della patienza, che deveno havere i frati.
CAP. IX - Della superbia spirituale, dalla qual con grandissimo lor danno son combattute, così le persone religiose che vivono nella congregatione, come quelle che stanno nella solitudine.
CAP. X - Della correttion fraterna.
CAP. XI - Della carità che si deve usar co i frati infermi.
CAP. XII - Che gl'infermi deveno haver patienza et render gratie a Dio.
CAP. XIII - Della preparatione de i frati alla morte.
CAP. XIV - Della Regola di S. Agostino, et come fosse data a i nostri frati, et delle Constitutioni dell'Ordine.
CAP. XV - Dell'Officio divino, et del modo di cantare et dire i Salmi.
CAP. XVI - Dell'attentione, che si deve haver nell'Officio divino et nell'altre orationi, et che'l diavolo si sforza d'alienare et turbar la mente di quelli che orano.
CAP. XVII - Come debba prepararsi ogn'uno all'Oratione.
CAP. XVIII - Della particolar preparatione alla messa et alla sacra Communione.
CAP. XIX - Dell'instanza dell'oratione, et ch'essa suole essere esaudita.
CAP. XX - Che vale assai l'intercession di qualche Santo, perche l'oration nostra sia esaudita.
CAP. XXI - D'una molto utile oration di S. Agostino.
CAP. XXII - Della divina lettione et della Sacra Scrittura.
CAP. XXIII - Della scienza spirituale, et come s'acquisti.
CAP. XXIV - Dell'opere manuali.
CAP. XXV - S'alcuno Religioso sia esento dall'opere manuali.
CAP. XXVI - Dell'opere conventuali a i frati di S. Agostino.
CAP. XXVII - Che si deve fuggir l'otio.
CAP. XXVIII - Della Castità et pudicitia de i frati.
CAP. XXIX - Dell'utilità, che si trahe dalla battaglia, della carne con lo spirito.
CAP. XXX - Delle cautele et rimedij che si ricercano per guardar la castità.
CAP. XXXI - Della consumatione della vera et perfetta castità.
CAP. XXXII - Quali statuti della Regola et delle Costitutioni dell'Ordine si riducano a questa seconda Communione.
*Oratione di S. Agostino molto bella et utile.
*Un'altra oratione di S. Agostino.
CAP. I - Della Communione della profession temporale, quando cominciasse, et come si derivi della creatione dell'huomo fino à i tempi di S. Agostino.
CAP. II - Di diversi modi di vivere, osservati, secondo diversi tempi, in questa Comunione, nella qual si tengono tutte le cose communi.
CAP. III - Che S. Agostino fu il primo, che rinovasse la communione Apostolica con la sua Regola.
CAP. IV - Che la Regola di S. Agostino é fondata sopra gl'Atti deg'Apostoli.
CAP. V - Che la Regola di S. Agostino é commune, così à quelli, che tengono i poderi et le possessioni, come a quelli che non le tengono.
CAP. VI - Ch'é più conforme alla Regola di S. Agostino non haver poderi et possessioni, c'haverle.
CAP. VII - Se i Frati Eremiti di S. Agostino possano tener poderi et possessioni.
CAP. VIII - Che non é cosa convenevole, ne utile all'Ordine dei frati Eremiti di S. Agostino tenere in generale poderi et possessioni.
CAP. IX - Se i Frati Eremiti di S. Agostino possano tener le rendite, o i monasterij in commune, o le persone in particolare.
CAP. X - Di che qualità sia la povertà de i frati Eremiti di S. Agostino, secondo lo stato, in che si trovano al presente nella Chiesa d'Iddio.
CAP. XI - Che si deve lasciare ogni cosa, quando s'entra nella Religione.
CAP. XII - Dell'osservanza della vera et santa povertà, et de i frutti della mendicità.
CAP. XIII - Se sia lecito a i Frati dell'Ordine Eremitano di S. Agostino tener cosa alcuna in particolare, et in che modo.
CAP. XIV - Che Iddio medesimo molte volte castiga i Religiosi del peccato della proprietà con cattiva morte, et vi si adducono gl'esempij de gl'antichi.
CAP. XV - Esempij moderni intorno alla proprietà.
CAP. XVI - Per qual cagione Iddio da se stesso castighi questo peccato, et che la Chiesa in ciò é esecutrice del giudicio divino.
CAP. XVII - Quali punti degli statuti della Regola, et delle constitutioni dell'Ordine s'appartengano a questa terza Communione.
CAP. I - Qual sia la Communione della Distribution proportionale, et di che sorte sia.
CAP. II - Come si debba considerare il valor delle persone nella distribution delle cose.
CAP. III - Come la consideration predetta, intorno al valor delle persone sia conforme all'intention della Regola di S. Agostino.
CAP. IV - Intorno a quali cose si faccia questa distributione.
CAP. V - Del viver commune de frati, et che tutti vivan d'una medesima dispensa.
CAP. VI - Che niun frate deve mangiar fuor del convento.
CAP. VII - Che non deve alcun frate pigliar cibo fuor d'hora.
CAP. VIII - Della lettion della mensa et del silentio.
CAP. IX - Del digiuno, dell'astinenza et del mangiar de i frati.
CAP. X - Della buona et santa singolarità de i frati.
CAP. XI - Di tre compagne della buona singolarità.
CAP. XII - Della cattiva singolarità de i frati nel pigliar meno.
CAP. XIII - Della cattiva singolarità de i frati nel pigliar più.
CAP. XIV - Della communion de i vestimenti.
CAP. XV - Quali punti della Regola et delle constitutioni habbian loco in questa quarta Communione, o quarto libro.