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PITTORI: Antonio Vilca

Agostino apprende da sua madre il nome di Gesù

Agostino apprende da sua madre il nome di Gesù

 

 

ANTONIO VILCA

1748-1764

Cuzco, chiesa de la Merced

 

Agostino apprende da sua madre il nome di Gesù

 

 

 

L'episodio descritto da Vilca prende spunto da un passo della Confessioni, dove Monica insegna al piccolo Agostino il nome di Gesù.

L'influsso che la madre Monica esercitò sul piccolo Agostino istillandogli, fin dalla più tenera infanzia, l'amore per Gesù, lasciò nel cuore del bambino una traccia che non si cancellerà per tutta la vita. "Quel nome del Salvatore mio, del Figlio tuo Gesù Cristo lo avevo succhiato dal latte di mia madre e lo conservavo dentro di me. Così qualsiasi opera ne mancasse, fosse pure dotta elegante e piena di verità, non poteva conquistarmi totalmente" (Conf. III, 8).

Da buona madre Monica diede a tutti i suoi figli con efficacia, una profonda educazione cristiana: testimonia Agostino che egli bevve il nome di Gesù con il latte materno. Il bambino appena nato fu iscritto fra i catecumeni, anche se secondo l'usanza del tempo non fu battezzato, in attesa di un'età più adulta; crebbe con l'insegnamento materno della religione cristiana, i cui principi saranno impressi nel suo animo, anche quando era in preda all'errore.

La scena dipinta da Vilca si svolge in un locale adibito a biblioteca. Monica è seduta e parla ad Agostino bambino alla cui spalle sono posti vari libri tutti aperti con le pagine pronte ad essere lette. Con l'indice della mano sinistra Monica sembra proprio indicare questi libri da leggere. Con l'indice della mano destra invece punta verso l'alto, dove assiso su una nube in campagnia di alcuni angeli, appare la figura coronata di Cristo.

La scena accompagna, nello stesso quadro, l'episodio della morte di Patrizio, il padre di Agostino.

 

All'età di diciannove anni Agostino leggeva un'opera di Cicerone, ove si dice che l'uomo deve disprezzare il mondo e seguire la filosofia, ma fu molto dolente non avervi trovato il nome di Gesù di cui sua madre gli aveva parlato.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Che incendio, mio Dio, che incendio questo in cui mi struggevo di levarmi in volo per ritornare a te, via dalle cose terrene, e non sapevo cosa volevi far di me! Sta presso di te la Sapienza. Ma l'amore della sapienza ha il nome greco di filosofia, e per quel nome mi accendevo, leggendo. Si può sedurre, con la filosofia: c'è gente che usa il suo grande nome affascinante e nobile per imbellettare e mascherare i propri errori, e quasi tutti quelli di questa razza, contemporanei o precedenti all'autore, sono segnalati e bollati in quel libro.

Là si mostra salutare il consiglio donato dal tuo spirito per bocca del tuo buon servo devoto: Badate che nessuno vi inganni con la filosofia e la vana seduzione conforme alla tradizione umana, conforme agli elementi di questo mondo e non conforme a Cristo, perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. A quel tempo, lo sai, lume del mio cuore, ancora non conoscevo queste parole dell'Apostolo: ma in quell'esortazione bastava ad avvincermi l'invito, che il discorso mi faceva, ad amare non questa o quella setta ma la sapienza stessa, dovunque fosse: e a cercarla, conseguirla, possederla e stringerla a sé con forza. Quel discorso mi accendeva e mi faceva ardere, e in tanto fuoco una cosa sola mi raffreddava, che non vi comparisse il nome di Cristo, perché questo nome - secondo la tua bontà, Signore - questo nome del mio Salvatore, tuo figlio, il mio cuore ancora intatto l'aveva fiduciosamente succhiato col latte materno e lo conservava nel profondo. E senza questo nome qualunque opera, per quanto dotta e raffinata e veridica, non mi conquistava del tutto.

AGOSTINO, Confessioni, 3, 4, 8

 

 

Vilca Antonio

Nato a Cuzco in Perù, questo pittore fu attivo nella sua città natale tra il 1778 e il 1803. Figura tra i più notevoli insegnanti della scuola di Cuzco all'epoca della fine del Vicereame. Da un punto di vista artistico, egli segue lo stile di Marcos Zapata, di cui ha ribadito i tipi umani idealizzati, insieme ad una predilezione per le vivide tonalità del rosso e del blu. I suoi soggetti, come Zapata, prediligono l'iconografia mariana tuttavia usano modelli più avanzati. Per questo motivo Vilca può essere considerato uno degli artefici della introduzione della decorazione tedesca settecentesca e della decorazione rococò nell'arte del sud andino. È autore di alcune opere nelle chiese di Zurite e Pujiura, i cui soggetti si sono ispirati alle stampe dei fratelli Klauber. Fra le sue opere di maggior pregio ricordiamo la Virgen de la Candelaria nella chiesa di Pujiura a Cuzco (1778), la Serie delle litanie Lauretane sempre nella chiesa di Pujiura(1778) e la Serie delle Litanie Lauretane nella chiesa di Zurite a Cuzco (1803).