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Attività economiche di TERESA PIROVANO MODRONI IN VISCONTI a cassago

Il rastrello costruito nel 1704 da Teresa Pirovano-Modroni all'entrata delle sue proprietà a Cassago

Il rastrello costruito nel 1704

 

 

ATTIVITA' ECONOMICHE DI TERESA PIROVANO MODRONI IN VISCONTI A CASSAGO

di Luigi Beretta

 

 

Nel 1689, quando è già sposata con il conte Nicolò Maria Visconti, acquista da Marcellino Masnaga una pezza di vigna detta il Vignè al prezzo di 1200 lire con patto di grazia. La stessa vigna fu affittata al Masnaga per 9 anni. Fra il 1689 e il 1705 Teresa Pirovano Modroni procede ad alteriori acquisti, che vengono sempre condotti dal marito Nicolò in qualità di suo procuratore. Nel 1689 acquista i dazi nuovi del pane, del vino e del bollaro di Cassago e di Pandino da Carl'Antonio Citterio che agiva anome del marchese Francesco Maria Balbi.

Il conte Nicolò acquista il tutto con in denari della moglie al prezzo complessivo di 5221 lire. Nel 1699 acquista un terreno di 20 pertiche coltivato a vigna detto il Vigné al prezzo di 1200 lire. Nel 1701 il conte Nicolò acquista dai fratelli Rovelli una porzione di casa detta De Roselli al prezzo di 325 lire. Altre acquisizioni sono fatte anche a Zoccolino.

Al 1689 risale anche la soluzione di un vecchio debito che gli eredi Nava avevano con la casa Pirovano. Giovanni Nava aveva anni prima definito un accordo con mons. Filippo Pirovano marchese di Cassino e Referendario di Sua Santità in base al quale poteva disporre dei frutti e dei fitti dei beni Pirovano in Cassago dietro pagamento di una specie di rendita. Giovanni Nava onorò i suoi impegni per diversi anni, ma già nel 1678 rimaneva debitore di 525 lire, che nel 1689, da calcoli fatti dai "Protectores" Aloisum Meltium e Camillum Figinum, già ammontavano a 2174 lire.

Poiché in realtà erano già stati versati alcuni acconti nel 1680 il debito residuo si riduceva a 1101 lire. Angelo Nava, figlio di Giovanni, che non era a conoscenza del debito, si premurò di liquidarlo e consegnò al conte Nicolò della legna per un valore di 50 lire, una casa con piano terreno e superiore, una colombara, un giardino con diversi moroni di circa una pertica, per il prezzo di lire 400, infine saldò in contanti le rimanenti 651 lire. La casa in questione era confinante da due parti con altre proprietà della contessa Teresa e dalle altre due con la strada. Fu sottoscritto un patto di grazia di tre anni, ma il diritto di redenzione non fu mai esercitato.

E' molto probabile che questa casa corrisponda alle odierne proprietà di Peppino Giussani, che conservano ancora la bella torre colombaia, e dove passava la vecchia strada medioevale che portava al castro e alla chiesa. Da lì la strada poi proseguiva per Cremella. La chiesa parrocchiale di Cassago si incuneava fra le proprietà Pirovano e Nava definendo il perimetro di quello che fu nel medioevo l'antico abitato del paese. Nicolò Visconti e Angelo Nava nel 1689 diedero al parroco una fetta di terra dove fu costruita una mura che isolava la chiesa e il cimitero annesso da tutte le altre proprietà private circostanti. Il permesso della costruzione fu rilasciato a dicembre 1689 dal Protonario Apostolico e tesoriere della cattedrale di Cremona il reverendo Aloysius Lantius, che era anche Vicario della Diocesi milanese. Una buona fonte di reddito di Teresa era costituito dai vari affitti dei possessi cassaghesi, che però non sempre erano puntualmente pagati.

Nel 1691 il conte Nicolò fa un esposto ai Sindaci Generali del Ducato perché la Comunità di Cassago paghi i suoi debiti che aveva accumulato dal 1689 e che ammontavano ormai a 374 lire imperiali. Al 1691 risale un contratto di locazione che dà un'idea del valori e delle modalità dei fitti di quell'epoca: il conte Nicolò concesse in affitto ad Antonio e Carlo Corneo, figlio e padre, una casa con annesso giardino, adibita ad osteria o albergo, con il diritto di vendita del pane e del vino, il tutto per 262 lire ogni anno per sei anni da pagarsi nel giorno di san Martino. Oltre ai soldi in contanti, i due erano tenuti a consegnare al conte tre capponi, due pollastri, quarantotto uova di gallina e un moggio di crusca. Nei patti era prevista la restituzione dei mobili e della utensileria in dotazione della casa ...

Il conte Nicolò era figlio della contessa Maddalena Visconti e per la madre nel 1693 fece celebrare delle messe di suffragio nella chiesa di san Damiano ai Milano dei Padri Eremitani Scalzi Agostiniani. Ne fa fede un confesso del sacrestano padre Fulgenzio san Bernardo che attesta di aver fatto celebrare ben 100 messe in suffragio dell'anima della contessa Maddalena secondo la volontà e le intenzioni del conte Nicolò. Nell'occasione furono pagate 100 lire. Sul finire del secolo le condizioni economiche generali peggiorarono e ne abbiamo un sentore in un penoso e drammatico episodio che nell'inverno 1694 ebbe come protagonista un poveraccio sconosciuto.

Il 1 febbraio venne annotata la morte a Cassago di un "pouero mendicante miserabile gelato dal freddo che non puotè mai parlare ... per poterlo assistere, gli fu dato da me Curato di Cassago l'oglio santo cioè l'estrema unzione et la racomandatione del anima et con altro, e fu sepolto il dì primo febraro all'hore vintitre in questa chiesa parochiale di Casago .. et era d'anni quaranta in circa." (Archivio Parrocchiale di Cassago, Registro dei battesimi, morti e matrimoni, 3, 1661-1705) Il disordine politico e i disagi sociali dell'ultimo periodo della dominazione spagnola, causati dai problemi relativi alla successione al trono di Spagna, che provocarono l'arrivo in Lombardia degli austriaci è ben illustrato da un altro drammatico episodio che nel 1696 coinvolge un giovanissimo cassaghese: "il signor Benedetto Nava del luogo di Cizanò di questa cura di Cassago che commilitava sotto lo stendardo di Sua maestà Catolica Felippo Licante Horbizze della Spagna, nella legione di Catalogna del signor Capitanio Alfonso Rodrigo in questo stato di Milano, è morto il di sudetto quindici dicembre alla notte antecedente, essendo stato finito nella gola d'archibugiata con palla andatali nello stomaco di poi tre giorni morì come sopra, hauendo prima ricevuti li SS. Sacramenti della penitenza, S. ma Eucharestia et S. Estrem'onzione, et anche la raccomandazione dell'animo, et fu sepelito il tredici sudeto mese e gli è fatto il officio il dieci sette detto mese et era d'età d'anni diecisette." (Archivio Parrocchiale di Cassago, Registro dei battesimi, morti e matrimoni, 3, 1661-1705)

Il contratto stipulato nel 1691 da Nicolò Visconti con Carlo Corneo e figlio fu efficace per parecchi anni, anche se il Corneo, detto il Berné di Cassago, aveva sempre arretrati da pagare. Un appunto del dicembre 1698 fa il punto della situazione: "Carlo Corneo et Antonio suo figlio devono dare alla Signora Contessa Donna Teresa per resto di fitto dell'Hosteria di Cassago per procura rata dal sig. Bartolomeo Gio: Missaglia circa 10 ottobre 1691. Et per resto di affitto di pertiche 4 campo venduto con patto di grazia, e poi affittatoli per In strumento rogato dal detto giorno 10 ottobre 1691.

Quanto sia da S. Martino 1697 retro

Per ambe parti L. 456:11

E per costa dell'Hostaria come da detto L. 74:17.6

A S. Martino 1698 per Fitto del campo altre L. 12:10

A somma L. 543:18.6 "

Nel 1703 Teresa decise di costruire un nuovo ingresso monumentale alla strada che conduceva al Palazzo di Cassago. Lo fece erigendo un maestoso rastrello, che sostituiva uno precedente, partendo dal fondo dello Stradone che portava a Cassago, dove oggi, dinanzi a Cimitero, si sviluppa il quadrivio che porta anche a Cremella, Oriano e al Baciolago. Venne sviluppato un progetto, che fu poi realizzato nei minimi particolari.

Ne conosciamo la minuta, con le indicazioni tecniche della nuova costruzione:

1703. 19 ottobre in Cassago Per fare li due Pilastri in capo al Stradone si dice da fare due zoccoli alti braza :1 con la cornice di base bastarda conforme l'anesso disegno di serizzo, et due capitelli di serizzo su disegno di questi del giardino col gocciolatoio bene incassato, et poi fare il peduzzo de vasi di serizzo che si alzi bene e mettervi due vasi solj di serizo, che assomigliano a quelli del giardino.

1703. 17 novembre La pianta delli annessi pilastri si vorrebbe riformare di modo, che la lesena dé fianchi sij larga anch'essa braccia 12 il resto di essa pianta va bene. Il vivo di cotto intonacato di calcina greggia le bugne di tufo di quattro pezzi l'una ma che le facciate siino rustiche naturali non lavorate, lavorando solo i fili. Il collarino di serizzo, Il fregio di cotto, La cornice di serizzo almeno di due pezzi e non di più.

La larghezza del vivo da un pilastro all'altro braccia 6. La soglia del rastrello tenerla almeno un oncia più alta della strada di Cremella. Il rastello su i fianchi alto braccia 6 e in mezzo circa braccia 5. Il muro che si attaccare ad un pilastro, et altro dovrà essere in obliquo alto braccia 5. Lire 120 per pilastro et il vivo et 6 sono le due colonne di legno alle quali si trova di presente attaccato il rastello vecchio. Si dice da ritirarsi dal punto di mezzo e all'indietro s§ la linea di mezzo nel stradone braccia 11:6 al punto detto ed ivi mettere una linea a squadra lunga bracia 17 per parte, che riuscira e, d, f, b poi tirarsi indentro dal d al g altri bracia 7, et col punto g far centro e tirare il circolo h, i, l, m.

1704. 26 giugno Si dice di tirarsi in dentro dalle colonne di legno di adesso circa braccia 1:6, e poi misurare dal mezzo a ciascun angolo esteriore circa braccia 7:6 per parte, e dall'istesso mezzo misurare su la linea di mezzo del stradone in dentro circa braccia 10, e da quel punto tirare due linee punteggiate a squadra una per parte di braccia 17:6 in circa e da quel punto a. sino al 6. Si suppone verranno braccia 15 dal punto 6 al punto c. braccia 15. Dal c. al d. braccia 15 di muro. La larghezza da un pilastro all'altro in vivo braccia 6. Il nuovo rastrello venne realizzato completamente nel 1704: ancora oggi alla base di uno due pilastri è scolpito l'anno di costruzione mentre sull'altro la scritta M. T. V. C. sta a ricordare che fu costruito da Maria Teresa Visconti di Modrone.

Nel 1705 Maria Teresa acquistò un altro immobile a Cassago di proprietà dei fratelli Rovelli. Si trattava di una casa che aveva vissuto parecchie vicissitudini nel Seicento: nel 1663 il notaio milanese Antonio Barnaghum Causidico Collegiato aveva stilato uno strumento in cui i fratelli Francesco e Giovanni Rovelli vendevano a Jo:Bapta de Laude questo bene in quanto gli erano debitori di un certo capitale. I due fratelli ottennero il patto di redenzione e successivamente riuscirono a farsi riconoscere l'enfiteusi perpetua con un fitto livellario di 25 lire imperiali, sette solidi e nove denari ogni anno. Alla loro morte subentrarono i figli Bartolomeo e Carlo che dichiararono di essere all'oscuro del fitto livellario e si opposero al pagamento, reclamando anzi i fitti pregressi già pagati.

Fatti i calcoli, Joannes Bapta de Laude investì i due fratelli di una casa a Cassago e di altri beni pari al valore pattuito, con il diritto di redimere tale fitto entro cinque anni ad un prezzo concordato di 754 lire imperiali. I beni furono redenti, per cui nel 1705 i due fratelli Rovelli Bartolomeo e Carlo potettero vendere la loro casa alla contessa Teresa, grazie alla intermediazione del marito Nicolò Visconti. L'atto notarile specifica: "nominative de tota illa portione domus, et locorum ad dictos fratres de Rouellis eius Principales spectanti, et relicta in haereditate dicti nunc quondam Joannis Baptae Rovelli eorum Patris, et in dictos Fratres perenta, non titulo haereditario sed Modijs contractibus ... quae domus seu loca sita sunt in dicto loco Cassaghi plebis Massaliae Ducatus Mediolani ubi dicitur ad sedimen illorum de Redaellis et quae portio consistit in binis locis terraneis, et prout infarto, et cubicolo superiori unum ex dictis locis inferioribus, et prout pariter in facto, portione Curiae, porticus, Viridarij jure utendi putheo, et accessiandi ab ingressi dicti sediminis ad dicta loca cum alijs Iuribus usque ad tectum inclusive, in quo redimine coheret, et possidet alia loca prefata Illustrissima Domina Comitissa, et alia loca possidet Franciscus Caccia, et cui toti sedimini coheret ab una parte strata ab alia Domini Joannis Angeli Navae in parte, et in parte Venerandi Conventus Sancti Francisci Modoetiae, et ab alijs duabus Domini Mathei fratrum de Stampis salvo errore coherentiarum .."

La transazione fu realizzata al prezzo di trecentoventicinque lire imperiali, pagate ai fratelli Beretta, milanesi della parrocchia di S. Tommaso, in qualità di procuratori dei fratelli Rovelli. La Contessa Teresa proseguì per diversi anni con una politica di espansione economica che privilegiava i continui acquisti di beni. Una noterella del 1708 fa ascrivere a ben 278823 lire imperiali in contanti l'impegno finanziario che sostenne in nuove acquisizioni o miglioramenti del suo patrimonio: in questa nota "del contante positivo sborsato dalla Contessa Donna P. Teresa Modrona Pirovana Visconti nell'Acquisto degli infrascritti Beni et Raggioni " si trovano elencati i paesi di Molino Paradiso, le Rottole, Rho, Bareggio, La Maddalena, la Possessione detta Cesarana, Pandino, la Possessione della Falconeria e infine Cassago.

In questo paese la contessa spese 4300 lire per la Casa da nobile con Giardino e pezza di terra ronco, altri 950 furono necessari per comperare il campo detto della Vignazza e altri 3032 servirono per l'acquisizione di beni diversi.