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Lettera del Parroco Giuseppe Beretta alla Casa Visconti

Vecchie abitazioni medioevali in cima al colle di Cassago

Vecchie abitazioni medioevali in cima al colle di Cassago

 

 

Lettera del Parroco Giuseppe Beretta alla Casa Visconti

di Luigi Beretta

 

 

Il parroco Giuseppe Beretta a causa dell'annata misera chiede un aiuto alla Casa Visconti perché tenga conto delle difficoltà dei contadini che lavorano le terre di sua proprietà. E' un appello accorato che ricorda i benefici passati e cerca di far leva sui sentimenti e sul senso di pietà, di generosità e della nobiltà d'animo della Casa ducale. Ne conosciamo una minuta scritta a mano dal parroco il 18 marzo 1729 (Archivio Parrocchiale di Cassago, cartella 1):

 

"L'annata corrente scarsa, i pochi scarsi lavorerj portarono la penuria e la fame.

Molti de' miei parrocchiani, e fra questi alcuni cronici e povere vedove mi si presentano cercandomi sussidio per non avere pane. Io che non ho un soldo di patrimonio, che la mia prebenda parrocchiale é tenuissima, che il mio presente stato é veramente ristrettissimo per cui ho bisogno anch'io di soccorso, mi trovo nella trista situazione di non potere sollevare questi indigenti.

Mi rivolgo alla conosciuta bontà delle LL. Eccellenze, come a quelle persone, che fornite di molteplici e luminose doti, e della migliore indole avranno tutta la compassione e contemplazione per questi bisognosi.

Eccomi pertanto umile ai piedi delle LL. Ecc. pieno della più ferma fiducia nell'ottimo more di Loro. Non mi estendo a scrivere delle commoventi espressioni supplichevoli: ad un animo ben fatto, com'é il loro, non si richieggono molte parole di priego, quando il bisogno é evidente ed assoluto, la pietà, la religione, la magnanimità di loro bastano per se stesse, perché si abbia a sperare tutto specialmente trattandosi dei bisognosi di Cassago, quel Cassago, che fu tanto caro a questa potentissima casa, dalla quale tanto il Parroco quanto gli altri furono sempre beneficati.

Quelle virtù in grado eminente delle LL. Ecc., le quali mi fan nascere fu petto la più solida speranza, mi fanno altresì attendere da Loro un benigno perdono, se mi sono avvanzato.

Coi sensi più veraci d'un cuore, che le preggia senza adulazione,

e con profondissimo ossequio mi umilio."