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TERESA PIROVANO MODRONI IN VISCONTI ACQUISTA LA CASA DA NOBILE NAVA

Cortile interno con torre-colombara della casa da nobile Nava

Cortile interno con torre-colombara della casa da nobile Nava

 

 

TERESA PIROVANO MODRONI IN VISCONTI ACQUISTA LA CASA DA NOBILE NAVA

di Luigi Beretta

 

 

Nel maggio 1687 il conte Nicola per conto della moglie Teresa acquisisce i diritti di acquisto della casa da nobile Nava che appartenevano a un certo Jo:Battista Bonacina. Costui l'aveva acquistata nel 1631 grazie alla procura, in qualità di tutore, del reverendo Marco Antonio Origo per tre mila lire imperiali, con patto di redenzione per nove anni.

Questo edificio definito "sedimen a Nobili situm in loco Cassaghi consistens in diversis locis Inferioribus et Superioribus cum locis a Pensionantibus, torculari et viridario annexis, cum alijs sui Juribus quibus coheret ... " corrisponde a un insieme di edifici adiacenti alla chiesa parrocchiale. Fra questi oggi si possono riconoscere la vecchia canonica parrocchiale, gli alloggi dei signori Galonna e le proprietà Giussani.

Di questa proprietà del reverendo Gabriele Nava si conoscono due relazioni datate 1688: la prima fornisce un accurato elenco della sua struttura mentre la seconda è una perizia del suo valore commerciale.

E' in data 28 marzo che viene stilata una "Notta distinta fatta da mastro Carlo Donato per la misura di lunghezza, larghezza et altezza locho per locho, cioè della Casa che era del quondam Reverendo Prete Gabriele nava, che si ritrova nel loco di Cassago Monte di Brianza.

In primis la Salla è longa braza 14, larga braza 9, alta braza 9

La Camera anessa è longa braza 7, larga braza 5, alta braza 9.

Il Portico anesso alla salla e longo braza 11, largo braza 9, alto braza 7.

La Cusina e longa braza 9, larga braza 7, alta braza 7.

La Saletta e longa braza 10, larga braza 7 e alta braza 7.

Due dispense per ciascheduna sono longhe braza 4, larghe braza 4 et alte braza 3

La Cantina sotto la saletta e larga braza 10, larga braza 9, con la sua scalla di pietre lavorata

Il Prestino è longo braza 6, larga braza 5, alto braza 5

Un locho dove si pongono le tinne è longo braza 13, largo braza 8 alto braza 8

Una Salla annesso a detto loco è longa braza 12, larga braza 10, alta braza 6.

La stalla e longa braza 10, larga braza 9, alta braza 5.

Un Portico dirimpetto e longo braza 23, largo braza 6 e mezo, alto braza 5

Una Corte granda e longa braza 28, larga braza 20

La Cantina sotto la Salla è longa braza 11 larga braza 8 con la sua scalla di pietre vive lavorate.

Un giardino tutto circondato di muraglia dirimpetto a detta Casa il quale sarà una perticha in circa.

Un Torchio è longo braza 26, largo braza 8 con la sua corte dirimpetto con due porte.

Una Cusina vicino al torchio e longa braza 8, larga braza 4 e mezo et alta braza 6.

Un loco anesso alla cusina e largo braza 7, longo braza 7, et alto braza 6

La Bottega è longa braza 10, larga braza 7 e mezo

Un loco annesso alla bottega e longo braza 10, largo braza 4 e questi lochi sono tutti da basso con doi Pozzi divisorij.

Qui si comincia i luochi di sopra in primis

Una camera supra al locho vicino alla bottega e longa braza 10, larga braza 4 conforma il loco di sotto.

Una Camera sopra il Portico e longa braza 13, larga braza 10 alta braza 6.

Una Camera sopra la Cusina e longa braza 9, larga braza 7, alta braza 6.

Una Camera sopra le due Dispense e longa braza 8, larga braza 7 alta braza 6, con una lobia dirimpetto da braza 14.

Una camera sopra la porta e longa braza 6 larga braza 6.

Un Granaro sopra la Salla e longo braza 14, largo braza 10, alto braza 5

Il Colombaro e longo braza 8, largo braza 5, alto braza 6.

Una Lobia anesa alla Camera sopra la porta e longa braza 6, larga braza 4.

La Cassina e longa braza 12, larga braza 9."

Il 1 aprile a Monza lo stesso Carlo Donato sottoscrive una perizia che quantifica il valore della Casa: "Faccio ampla et indubitata fede io infrascritto Carlo Donato mastro di muro in Monza anche con il suo giuramento, qualmente essendomi portato in prova con il Molto reverendo padre Francesco Brambilla al loco di Casagho Monte di Brianza pieve di Vimercate, o come in fatti per visitare et estimare la casa del quondam Rev. Prete Gabriele Nava posta in detto loco, et hauendola visitata, et visto che contiene trenta lochi compreso torchio, et due cantine Sotterranee, come pure vi è un giardino di una pertica in circa tutto murato, faccio dico fede qualmente detta Casa almeno è di valore de lire novemilla Imperiali non essendo detta casa stata fabbricata con lire trenta milla, et in fede per non saper io scrivere ho pregato l'infrascritto mio figlio che firmi la presente in mio nome." L'atto fu certificato dal notaio Angelo Maria Usmatus del Collegio dei Notai milanesi. Nell'aprile del 1688 la contessa Teresa riuscì finalmente ad acquistare questa Casa da Nobile, che nel Seicento aveva conosciuto una storia piuttosto movimentata: nel 1631 era stata venduta da Joannes Paolo Nava e da suo figlio Jacobus Antonio a Battista Bonacina per 3 mila lire con patto di redenzione. Nel 1641 era morto Paolo Nava e nella suddivisione dell'eredità il diritto di redenzione era passato a un altro figlio, il reverendo Gabrio Nava. A questo punto, oltre alle tre mila lire, Gabrio, per riavere la Casa, avrebbe dovuto sborsare altre 569 lire per i fitti decorsi dal 1631. Nel 1642 l'altro fratello Alessandro Nava vende altri beni al rev. Antonio Maria Nava dei frati del monastero di S. Francesco di Monza per un valore di 1000 lire, sempre con patto di redenzione e affitta il bene a 50 lire annuali facendo una fideiussione sui beni di Gabrio Nava.

Nel 1647 costui vende a suo fratello Jacobo Antonio e ad Alessandro il diritto di redenzione della Casa da Nobile oltre a una pezza di vigna detta la Vignola per un importo di mille lire. Nel 1662 è il figlio di Jacobo Antonio, don Giovanni Nava a restituire 2 mila lire a Gio:Battista Bonacina. Senonchè le inadempienze dello zio Alessandro verso i Padri del Monastero di S. Francesco di Monza, che reclamavano 1100 lire per gli affitti, inducono costoro a pignorare e ipotecare la proprietà della Casa da Nobile. Ma la stessa casa viene reclamata dalla moglie di Giovanni Nava, la nobildonna Clementia Carcana, come garanzia della sua dote, in base al contratto di matrimonio accordato nel 1653.

Una sentenza del 1679 del Collegio dei Notai di Milano accolse le richieste della Carcana escludendo il pignoramento richiesto dal Monastero di S. Francesco. A questo punto Giovanni Battista Bonacina d'accordo con i consorti Nava decisero, su suggerimento del conte Nicolò Visconti, di mettere alle grida provvisionali i loro diritti e l'intera Casa da Nobile. Così nel 1687 tutti gli interessati alla vicenda e cioè il conte Nicolò Visconti, i Padri del convento di S. Francesco, Clementia Carcana Nava e i suoi figli Cristoforo, Carlo e Francesco, nonché le sorelle e lo zio Alessandro concordarono di eleggere un curatore dell'eredità Nava nella persona di Domenico Balzarino di Porta san Lorenzo a Milano. L'opera del curatore fu difficile anche perchè alcuni ricorsi furono presentati dalla nobildonna Finotta, moglie di Alessandro Nava e dai frati francescani del convento di Monza.

Tuttavia, rigettati i ricorsi, grazie alla efficace azione del Balzarino, Nicolò Visconti figlio del conte Antonio della parrocchia di san Pietro in Caminadella di Milano e marito di Donna Teresa Modrona, Donna Clementia Carcana vedova di Giovanni Nava e figlia di Cristoforo della parrocchia di san Eusebio a Milano, e il reverendo padre Bacalarius Francesco Antonio Perego, residente nel monastero di S. Francesco dei Minori Conventuali di Milano in qualità di Procuratore del monastero di S. Francesco di Monza raggiunsero un accordo definitivo in base al quale la Casa da Nobile doveva essere venduta a Nicolò Visconti, che l'avrebbe comprata a nome della moglie Teresa Pirovano Modrona.

Costo della Casa: 3000 lire, di cui 2000 da pagare alla signora Carcana in qualità di creditrice della dote e 1000 ai Padri francescani di Monza. I padri francescani tuttavia non si accontentarono e fecero un altro ricorso: infine ad aprile del 1689 ci fu l'accordo definitivo che ratificava sostanzialmente quanto già stabilito nel 1688.