Percorso : HOME > Cassago > Nobili > Pirovano-Modroni > Asse ereditario

L'asse ereditario dei Pirovano-Visconti

Il porticato seicentesco del Palazzo Pirovano-Visconti prima dei restauri

Il porticato seicentesco del Palazzo Pirovano-Visconti prima dei restauri

 

 

L'asse ereditario dei Pirovano-Visconti

di Luigi Beretta

 

 

La sequenza della trasmissione dell'asse ereditario cassaghese della famiglia Pirovano ai Modroni è ben espresso da un appunto che fu probabilmente steso durante una delle tante controversie che afflissero gli eredi verso la fine del Seicento quando andò perdendosi la linea ereditaria diretta.

Il testo ricorda che "Nel 1585 morse Francesco Pirouano e lasciò erede li suoi figli Gaspare, Filippo Maria, Giulio Dominico, Bartolomeo e Gio: Battista, e

... morendo uno, ò più de' detti miei figli in tal caso le portioni pervenghino negli altri lor fratelli, e figliuoli miei sopraviventi egual portione e non essendoli essi nelli suoi figli maschi per stirpe, e non per testa

... morsero Giulio Domenico e Bartolomeo, de' quali s'è divisa l'heredità egualmente con Filippo, Gasparo e Gio:Battista. Morse Gasparo, che nel Testamento lasciò Carlo suo figlio, di poi chiamò li nipoti, come qui sotto si dirà. Morse Filippo Maria decano della Ruota di Roma, che istituì herede Gio:Battista suo fratello e i suoi figli. Carlo figlio di Gasparo, che all'hora ancora era vivo, pretese che nelli beni dell'Avo non habbia potuto privarlo. Morse Gio:Batta con i suoi figli Filippo e Francesco, mancò Carlo con le figlie maritate viventi contro delle quali Francesco pretese la primogenitura di Gasparo Triulzio istituita nel 1569 ed il fideicommisso di Gasparo lo riconvennero, dimandando la portione de' beni acquistati per l'heredità di mons. Filippo et altri beni verso del Padre. Sopra le reciproche pretensioni si venne ad un compromesso negli Avvocati Parasaco e Stampa, e transattione nel 1659 rogata da Carlo Bernascone dove in particolare Francesco prese sopra di se il godimento de' beni di Cassino, con assegnar fitto di Cassei, qual'assegno non hebbe effetto e restò ancora debitore per conti fatti di L. 15672 e promise di pagare gli interessi a ragione di cinque per cento, concedendogli per il fideicomisso di Gasparo pro sua persona tantum L. 9000 in circa. Morse Francesco, di cui fu herede Filippo suo fratello, col beneficio della legge, che pretese non voler continuare nel godimento de' beni di Cassino, e di non esser lui tenuto a quel residuo, supponendo venuto il caso a suo favore di conseguire tutto il fideicomisso di Gasparo, e perciò dedotta quella partita, si dovesse rilasciargli il rimanente de beni da loro posseduti, come heredi di Carlo

... Morto Carlo senza figli maschi con due femmine solamente, li figli di Giuoanni di lui fratello pretendono che sij purificato il fideicomisso a loro favore. Vi si aggiunge che già nella transattione si sono contentate concederne al fu Marchese Francesco la nona parte pro sua persona tantum, oltre la reconventione si sono allegate altre ragioni che dall'eccetioni al libello

... Pretende la signora Marchesa di Berné dal signor Filippo suo fratello il legato fattovi dal marchese padre comune nella somma de scuti numero 50 l'anno, come dal testamento che si esibisce , et questo con decorsi dal giorno del detto testamento in avanti, come pure pretende un assegno per la più facile essatione nell'avvenire. Pretende anche esser reintegrata delle gioie ch'essa signora Marchesa diede per cautione del credito, che aveva la signora Clemenza Peltina Pirovana contro li beni del fu Marchese Francesco, et quando il signor Marchese voglia esimersi da questa obbligatione, con dire di non essere herede, douerà avvertire che essendo stata necessitata minuire la sua dote per compensare le dette Gioie alla sue figlie nella somma de scuti due milla, entra la regola del statuto di Milano addotta giudizialmente dallo stesso signor Marchese Filippo, che il fratello sia tenuto ridonare la sorella, quando rimanghi indotata, et la stessa regola che milita a favore della dotatione in tutto, milita in favore della medesima parte. Pretende più scuti numero 100 che restano nelle mani del signor Marchese Filippo dovutili dal signor Conte Angelo Carpano. Offerendo essa signora Marchesa di ricompensare il pane, et il vino che ha consumato in 20 mesi di soggiorno da lei fatto a Cassago ..."

L'ultimo testatore della linea Pirovano fu mons. Filippo, figlio del Capitano e Questore Giovanni Battista. Nel 1662, prevedendo la delicata situazione che si sarebbe creata alla sua morte attorno all'asse ereditario poiché non esistevano eredi maschi nella linea familiare diretta, mons. Filippo aveva delegato l'amministrazione dei suoi beni al Collegio del SS. ri S. C. Eredi. Nello stesso tempo dispose che la linea ereditaria fosse affidata alle femmine per essere trasmessa poi ai maschi primogeniti.

Alla morte di mons. Filippo Pirovano, che avvenne nel 1673, l'eredità avrebbe dovuto passare alla marchesa Giovanna, figlia del Questore Giovanni Battista e sorella di Filippo e Carlo Francesco, che non avevano avuto discendenti maschi in linea diretta, il primo perchè consacrato alla vita religiosa, il secondo perché non ebbe prole. L'eredità, attraverso Giovanna, avrebbe dovuto passare ai suoi figli maschi, che però non ebbe, dato che al marito, il conte Antonio Modrone, diede due figlie, Joanna Antonia e Teresa. L'imprevisto diede origine a un contenzioso circa l'usufrutto dei beni tra il Collegio Eredi e Giovanna che si protrasse dal 1673 al 1683. Per evitare nuove questioni nel 1684 fu redatta una prima scrittura in occasione delle nozze di Teresa Pirovano Modrone, figlia di Giovanna, e il conte Nicolò Visconti. In forza di questo dispositivo fu stabilito che sarebbe stato comunque un maschio ad avere l'eredità. Fu il conte Carlo il primo a usufruire di questa clausola.