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CICLo AGOSTINIANo di leclerc a Parigi

Agostino rivolge a Dio le sue Confessioni, da una stampa di Leclerc alla Biblioteca Nazionale di Parigi

Agostino rivolge a Dio le sue Confessioni

 

 

JEAN DE LE CLERC

1580-1586

Cabinet des estampes della Biblioteca Nazionale di Parigi, al dossier Rd2 Augustin éveque

 

Agostino rivolge a Dio le sue Confessioni

 

 

 

Fra l'estasi di Ostia e la seguente illustrazione si intercala questa raffigurazione che illustra un passaggio del libro X delle Confessioni: tacet strepitu, clamat affectu e ancora: cum inhesero tibi ex omni me, nusquam erit mihi dolor et labor, et viva erit vita mea tota plena te. Nunc autem quoniam quem tu imples, sublevas eum, quoniam tui plenus non sum, oneri mihi sum. Nessun artista aveva finora proposto questo soggetto. Agostino è vestito da Canonico, il suo viso è maturo e sofferente: porta le mani sul petto e guarda verso l'alto. Un nimbo gli circonda il capo in una stanza spoglia.

 

 

Agostino nelle Confessioni racconta la sua vita, le tappe dell'evoluzione spirituale e le tappe di quando la sua fede è rinata.

"Ma a chi racconto queste cose? Non certo a te, mio Dio, ma dinanzi a te io racconto ai miei simili, al genere umano, per quanto pochi possano essere coloro che avranno modo di conoscere questo scritto. E a quale scopo lo faccio? Evidentemente perché io e chiunque mi leggerà possiamo considerare da quale abisso dobbiamo levare a te il nostro grido. E cosa c'è di più vicino alle tue orecchie di un cuore che si confessa a te e di una vita che vive di fede?"

AGOSTINO, Confessioni, 3, 5

 

Le Confessioni di Agostino, come recita il titolo del libro più famoso da lui redatto (la sua autobiografia religiosa) mostrano in effetti una tale immediatezza nella descrizione delle sue esperienze interiori e umane, che non si può affatto dubitare di trovarsi di fronte a un'autentica reviviscenza religiosa della verità del messaggio cristiano. In questo testo celeberrimo incontriamo anche un capitolo ... di natura del tutto originale. Vi si ritrova, certo, la stessa retorica appassionata, il medesimo acume argomentativo, e tuttavia viene affrontato un tema che già presso gli scettici aveva da sempre conosciuto una certa notorietà. Se si considera, infatti, il messaggio cristiano e la sua origine ebraica nell'Antico Testamento, ci si imbatte sempre in un enigma che attanaglia l'umanità: "Che cosa ci fu, in principio?" - o, più efficacemente - "Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?"...

 

«In suis Confessionum libris de se ipso, qualis ante perceptam gratiam fuerit, qualisque iam sumpta viveret designavit. »

« Nelle sue Confessioni racconta di se stesso, quale fu prima di ricevere la grazia e come visse dopo averla ottenuta. »

POSSIDIO, vescovo di Calama, Vita di Agostino

 

Del resto che segreti avrei per te, Signore, che coi tuoi occhi denudi l'abisso della coscienza umana, anche se non volessi confessarmi a te? Nasconderei te a me, non viceversa. Ora poi che il mio pianto testimonia il fastidio che provo per me stesso, sei tu la luce e il termine del desiderio, del piacere, dell'amore, fino a farmi arrossire di me stesso, a fuggire da me per abbracciare te, a non voler piacere né a me né a te se non per quello che ho da te. Sono tutto davanti a te, Signore, comunque io sia. E con che frutto io mi confessi a te, l'ho detto. Non con parole che hanno corpo e suono, ma con parole dell'anima e grida del pensiero, che il tuo orecchio conosce. Se sono malvagio confessarmi a te altro non è che dispiacermi; se devoto, altro non è che rendertene merito, perché tu, Signore, benedici il giusto, ma prima, quando ancora è empio, lo giustifichi. Perciò la mia confessione al tuo cospetto, Dio mio, si fa in silenzio e non si fa in silenzio. Tace la voce, grida il sentimento.

AGOSTINO, Confessioni, 10, 2, 2