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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Cinquecento > LeclercCICLo AGOSTINIANo di leclerc a Parigi
La scena del giardino a Milano: Tolle lege
JEAN DE LE CLERC
1580-1586
Cabinet des estampes della Biblioteca Nazionale di Parigi, al dossier Rd2 Augustin éveque
La scena del giardino a Milano: Tolle lege
La leggenda spiega: Quam diu, quam diu cras et cras, quare non modo, quare non hac hora finis turpitudinis mee ? La scena raffigura il momento della conversione di Agostino come richiama la scritta in alto Tolle Lege Tolle Lege. Si vedono Agostino ed Alipio entrambi seduti in un giardino rinascimentale. Entrambi hanno la barba e i capelli corti. Agostino, a destra, sta sotto un fico ed è avvolto da un ampio mantello. Ha le mani giunte sul ginocchio e il suo viso esprime sconcerto. Alipio è in una posa meno drammatica e meno espressiva.
E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.
Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.
AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29